IMG 8721L’arcivescovo Ivan Maffeis ai tanti fanciulli e alle loro famiglie: «Il cammino dei Magi può davvero rappresentare il cammino di ciascuno di noi alla ricerca del volto di Dio»

(UNWEB) «Oggi è una festa bellissima, l’Epifania, che vuol dire: quello che era nascosto diventa visibile. E nei Magi, che vengono da lontano, siamo rappresentati anche noi con la nostra ricerca di vita, di gioia..., perché ciascuno di noi vive per cercare un po’ di gioia nei rapporti con gli altri. I Magi ci rappresentano perché seguono una stella e le stelle, nella vita, ci sono e hanno il volto di una mamma, di un papà, di un amico, di quello che succede. Seguendo la stella, i Magi, arrivano fino a Gesù con i loro doni. Oggi questi doni li portano anche a noi e li accogliamo con gioia». Così l’arcivescovo Ivan Maffeis rivolgendosi ai tanti fanciulli e alle loro famiglie, nella concattedrale di Città della Pieve dove, nel pomeriggio del 6 gennaio, si è svolta la Sacra rappresentazione dell’arrivo dei Magi animata dai ragazzi e dalle ragazze dell’oratorio parrocchiale, organizzata dall’Ufficio diocesano per la pastorale familiare. Il corteo dei figuranti, con a cavallo i tre Magi, ha percorso via Vannucci, dal vescovado alla concattedrale, dove i tre viaggiatori venuti da Oriente hanno portato i loro doni alla Santa Famiglia di Nazareth. Insieme all’arcivescovo Maffeis c’era il cardinale Gualtiero Bassetti, che vive a Città della Pieve, la patria di Pietro Vannucci, detto il Perugino, di cui quest’anno ricorre il V centenario della morte. In via Vannucci si trova la sagrestia di Santa Maria dei Bianchi, famosa per l’affresco peruginesco dell’Adorazione dei Magi (1504), che ha ispirato l’equipe di Pastorale familiare a tenere l’edizione 2023 della Sacra rappresentazione, itinerante da un po’ di anni nelle parrocchie, a Città della Pieve.

Gesù conosciuto anche ai lontani. È seguita la celebrazione eucaristica presieduta da monsignor Maffeis insieme al parroco don Simone Sorbaioli, neo vicario generale, e a don Lorenzo Marazzini Visconti, direttore dell’Ufficio diocesano per la famiglia insieme ai coniugi Roberta e Luca Convito. L’arcivescovo, all’omelia, ha detto: «La rappresentazione che abbiamo vissuto poco fa, grazie al coro e ai giovani attori che si sono prestati per farci rivivere quello che è successo duemila anni fa, poteva sembrare quasi una commedia, una fiaba a lieto fine. Invece, questa festa ci dice, nella persona dei Magi, che ormai Gesù è conosciuto da tutti, anche dai lontani, anche da queste persone che non appartenevano al popolo di Israele, ma che si erano messi alla ricerca di Qualcuno che desse significato alla loro vita».

I vicini si chiudono nelle paure. «Quello che appare subito strano – ha evidenziato Maffeis – è che i vicini si chiudono e i lontani si mettono in viaggio. Davanti alla ricerca, allo stupore, all’adorazione dei Magi, stonano ancor di più le chiusure. Le chiusure di Erode, preoccupato del suo potere, le chiusure dei sommi sacerdoti..., le chiusure degli abitanti di Gerusalemme avvolti nelle loro paure... Rispetto a tutto questo, il cammino dei Magi può rappresentare il cammino di ciascuno di noi. Siamo qui con la nostra fede, la nostra vita, con la nostra storia, tutte storie diverse eppure accumunate dalla ricerca. Ciascuno di noi è in ricerca, perché non si accontenta di quello che la vita quotidiana può offrire e nessuno di noi è fatto per tirare avanti nella vita, per sbarcare il lunario, per aspettare che venga sera. Siamo qui perché la nostra vita è qualcosa di più importante, è alla ricerca di affetti, di lavoro, di significato, è alla ricerca del volto di Dio anche quando noi non l’abbiamo chiaro. In questa ricerca si gioca la nostra dignità, la nostra bellezza, la nostra importanza di uomini e donne che cercano davvero quello che conta, quello che dà significato a tutto il resto di ciò che siamo».

Una piccola stella anche per altri. «E’ bello essere qui insieme ai bambini, ai genitori, ai nonni per mettersi ciascuno di noi in gioco con la propria passione, disponibilità davanti al Salvatore per offrirgli quello che siamo, il nostro oro, il nostro incenso, la nostra mirra, ossia la nostra preghiera, il nostro stupore, la nostra gioia, la nostra riconoscenza per le tante stelle, come quella dei Magi, che il Signore pone nella nostra vita, quelle stelle che hanno il volto delle persone che ci vogliono bene, di chi si prende cura del bene comune, di chi dedica tempo, energie per gli altri. Chiediamo la grazia al Signore di essere persone che, con umiltà, sanno di essere un segno di luce, una piccola stella anche per altri».

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