(UNWEB) Perugia. Da oggi lo spazio immediatamente fuori Porta Sant’Antonio, in cima a corso Bersaglieri e in prossimità dell’incrocio tra viale Sant’Antonio, via San Giuseppe e via Cialdini, ha un nome: Largo del Cassero di Sant’Antonio Abate. Lo segnala una targa scoperta questa mattina alla presenza dell’assessore ai servizi civici e presidente della Commissione Toponomastica del Comune di Perugia, Edi Cicchi, di numerosi residenti di borgo Sant’Antonio ed esponenti dell’omonima associazione, tra cui il presidente Francesco Pinelli e il coordinatore Nicola Tassini. Hanno partecipato anche la Fanfara regionale dell’Umbria dei Bersaglieri, sezioni locali dell’Associazione nazionale Bersaglieri, rappresentanti dell’associazione Piume al vento di Umbertide.
La cerimonia era inserita nelle celebrazioni per il XIV Settembre 1860 che oggi si concludono proprio nel borgo perugino. Prima della intitolazione è stata inaugurata anche la Galleria di via del Pasticcio, che, grazie a un cofinanziamento comunale, ospita tre bacheche dedicate alla storia dell’antica Fortezza di Porta Sole.
La richiesta di intitolazione era stata presentata al Comune dall’Aps Porta Pesa-Borgo Sant’Antonio in occasione del rifacimento del manto stradale di corso Bersaglieri. Visto l’intervento finalizzato a migliorare il decoro della zona, l’associazione aveva proposto di intitolare lo slargo in prossimità della chiesa di Sant’Antonio abate “Piazzetta del porcellino”, così come conosciuta dagli abitanti della zona (l’intitolazione è avvenuta nel gennaio 2023), e di attribuire, invece, al largo fuori Porta Sant’Antonio un nome che ricordasse la Fortezza di Porta Sole, una delle opere militari più ardite del medioevo.
“Si compie un’altra tappa del percorso di scoperta e valorizzazione della storia del nostro borgo e della nostra città”, ha detto Pinelli. “Oggi – ha continuato – ricordiamo l’eroismo di chi ha combattuto il 20 giugno 1859 e il 14 settembre 1860 per liberare Perugia dal giogo pontificio, ma ricordiamo anche fatti avvenuti ben prima, al tempo del Papa Gregorio XI che tentò di piegare la città attraverso il legato Gérard du Puy, abate del monastero maggiore di Cluny, detto appunto l’Abate di Monmaggiore. Sotto il suo governo – ha ancora spiegato Pinelli – fu accelerata la costruzione di due fortezze, tra loro collegate da un lungo corridoio coperto e da cunicoli sotterranei, realizzate in circa tre anni e mezzo (1371-1375) da Matteo Gattapone di Gubbio. La prima fortificazione si ergeva sul punto più alto della città, il colle di Porta Sole; l’altra, in Borgo di Sant’Antonio. Porta Sant’Antonio, da porta di uscita dalla città divenne porta di accesso al Cassero di Sant’Antonio. Non appena finite queste costruzioni, i perugini però le assaltarono, provocando la fuga dell’Abate, e alla fine le distrussero completamente. Oggi ci riappropriamo, dunque, anche di questo momento di storia che parla, ancora una volta, di lotta per l’indipendenza di Perugia”.
Pinelli ha concluso ringraziando sia il Comune, per avere recepito l’istanza, sia la Fanfara umbra, “nata nel 1989, vanto della città e legata alla memoria di Renato Salucci, che fu residente del borgo”.
Cicchi, a nome del sindaco Andrea Romizi e dell’amministrazione, a sua volta ha ringraziato l’associazione “sempre impegnata nel valorizzare frammenti storici utili a comporre il puzzle della nostra città”. “Riscoprire le radici – ha proseguito l’assessore – significa avere a cuore il luogo in cui si vive, è un modo per prendersene cura. Siamo qui perché abbiamo una storia importante, ma anche perché questa zona offre la testimonianza di una comunità coesa, vero presupposto per proiettarci nel futuro oltre che per riscoprire il passato. Qui ci sono persone che danno l’esempio perché sanno lavorare insieme per rendere i luoghi più belli e capaci di curare l’anima. Associazioni come quella di Borgo Sant’Antonio per l’amministrazione restano uno stimolo fondamentale ad agire in sintonia con il territorio”.