carcere1(UNWEB) Perugia. Dopo l’esposto del Garante dei detenuti dell’Umbria alla Procura della Repubblica presentato a seguito di un sopralluogo lo scorso 13 luglio alle strutture sanitarie del carcere di Capanne di Perugia, oggi 24 luglio, la sindaca di Perugia, Vittoria Ferdinandi, si è recata in visita con l’Avv. Giuseppe Caforio presso l’istituto penitenziario.

“Abbiamo preso atto di una situazione molto grave peraltro denunciata la scorsa settimana dal garante – ha dichiarato la sindaca, visibilmente provata dalla visita – “Questo è un posto molto lontano da quella che dovrebbe essere la sua vocazione. Il carcere, infatti, non rappresenta un luogo di fine corsa ma uno spazio di riabilitazione dove le persone possono ripensare, nel momento in cui scontano giustamente le proprie pene, a delle opportunità di vita future. Oggi, invece, questo è un luogo che rimanda ad una gravità di situazioni e diritti negati. C’è da fare un grande lavoro insieme a tutte le istituzioni per garantire ai carcerati ed alle carcerate condizioni di vita umane”.

La sindaca ha poi evidenziato che la situazione del carcere perugino è simile a quella di tante altre strutture a livello nazionale per carenza di condizioni igienico sanitarie, mancanza di personale sanitario che si possa occupare dei bisogni di cura, per il problema del sovraffollamento, per l’assenza di un piano occupazionale delle forze della polizia penitenziaria. La carenza di un sostegno al tema del disagio psichiatrico degli utenti del carcere – afferma la sindaca – rischia di far diventare la struttura un vero ospedale psichiatrico. Inoltre “il piano destinato all’isolamento è un vero e proprio inferno dei viventi” – ha continuato la Sindaca – dove non viene offerta assistenza sanitaria da personale adeguato”. La sindaca ha poi dichiarato che proprio domani incontrerà il procuratore generale Sergio Sottani per affrontare la tematica sanitaria relativa ai soggetti con problemi psichiatrici sottoposti a procedimenti penali: “serve – ha detto – aprire delle strutture pensate per accogliere e curare chi deve scontare una pena e ha un disagio psichico, visto che il personale della penitenziaria non ha la giusta formazione.”

“Noi cercheremo anche di riportare in carcere – ha aggiunto Ferdinandi – le cooperative, il mondo del terzo settore, perché offrire delle progettualità a chi si trova all’interno del carcere significa garantire un’idea di possibilità di reinserimento nella società. Solo un welfare comunitario e strutturato può favorire il reinserimento di un soggetto nella società una volta uscito dal carcere. Il personale sanitario e la polizia penitenziaria che lavorano nel carcere hanno tutta la mia solidarietà. Ho parlato con dipendenti sanitari che lavorano con 40 gradi circondati dal cemento, con agenti di polizia penitenziaria che non sanno come affrontare i detenuti in caso di crisi; queste non sono condizioni lavorative che si possono più accettare. C’è bisogno di strutture adeguate, di formazione, di personale strutturato in grado di prendersi carico delle diverse situazioni umane e risolvere anche le problematiche strutturali e ambientali del carcere stesso.”

Un sentito ringraziamento è pervenuto dal Garante dei detenuti, Antonio Caforio, per la presenza della sindaca Ferdinandi. “Ringrazio la sindaca perché ha voluto vedere e toccare con mano una realtà che tradisce e viola i diritti fondamentali dell’uomo. I tanti casi umani con problemi psichiatrici arrivati dalla vicina Toscana – ha dichiarato Caforio – (Perugia non ha più una Direzione di Dipartimento perché inviata a Firenze) hanno bisogno della massima attenzione delle Istituzioni. Il Comune ha acceso un faro, mi auguro che anche le altre istituzioni lo facciano; qui c’è una grave condizione di disumanità che non può continuare. Sono certo che la sensibilità del Comune di Perugia riuscirà a coinvolgere anche le altre istituzioni e si possa così invertire la rotta al più presto”.

Sul posto sono anche intervenuti l’avvocato Luca Gentili, presidente della Camera penale di Perugia insieme al suo predecessore Vincenzo Bochicchio.


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