Le Università a Expo Osaka(UNWEB) Perugia.  Grande successo per il workshop "Scientific Research for the Enhancement of Local Traditional Products", organizzato nei giorni scorsi all'interno dell'Expo Osaka 2025 presso l'Auditorium del Padiglione Italia, nell'ambito del progetto BioNet – Biodiversity Network for Life, finanziato dal Ministero dell'Università e della Ricerca.

Capofila dell'iniziativa è stata l'Università degli Studi di Urbino "Carlo Bo", affiancata in partenariato dall'Università degli Studi di Perugia, dall'Università di Teramo, dall'Università di Camerino,  dall'Università Politecnica delle Marche, dall'Università degli Studi dell'Aquila, dall'Università degli Studi del Molise, dall'Università degli Studi di Macerata e dal Gran Sasso Science Institute.

Il Rettore dell'Università degli Studi di Urbino, Giorgio Calcagnini, nel suo intervento di apertura, ha sottolineato che: «Questo evento rappresenta un esempio significativo di come la ricerca universitaria possa dialogare con il territorio, le imprese e le istituzioni per promuovere modelli produttivi sostenibili e in grado di generare valore culturale ed economico».

Durante il workshop, il pubblico – composto da ricercatori, giornalisti e numerosi visitatori, non solo giapponesi – ha potuto seguire un ricco programma di contributi scientifici dedicati alla valorizzazione delle produzioni agroalimentari tradizionali attraverso la ricerca.

L'Università degli Studi di Perugia ha proposto un intervento sull'olio extravergine di oliva, evidenziando sia l'importanza della qualità sensoriale e nutrizionale, sia le innovazioni tecnologiche a supporto della sostenibilità olivicola. In chiusura della sessione mattutina, l'Ateneo ha anche curato una degustazione guidata di oli tipici, che ha riscosso grande interesse tra il pubblico.

L'Università Politecnica delle Marche ha portato un contributo rilevante sull'olivicoltura intelligente e sostenibile, mentre l'Università degli Studi di Camerino ha approfondito il potenziale nutraceutico dei legumi e il recupero di sottoprodotti agroindustriali per l'innovazione alimentare.

Con l'Università degli Studi di Teramo, si è discusso del valore dei grani antichi e del legame tra gusto e terroir, ma anche di strategie per potenziare le qualità salutistiche dello zafferano, con attenzione alla standardizzazione dei processi.

L'Università degli Studi di Macerata ha illustrato le prospettive dell'agricoltura urbana come strumento per la tutela della biodiversità e il benessere nelle città, mentre l'Università degli Studi dell'Aquila ha presentato studi su microalghe e microrganismi utili per ridurre l'impatto dei prodotti chimici di sintesi in agricoltura e sulla diversità fungina in ambienti estremi.

L'Università degli Studi di Urbino ha presentato il caso del Distretto Biologico delle Marche anche come strumento per la tutela della biodiversità, mentre l'Università degli Studi del Molise ha messo in luce l'importanza della diversità ambientale e animale nelle aree interne del Centro-Sud Italia.

Il Gran Sasso Science Institute, infine, ha evidenziato l'impatto sociale delle coltivazioni tradizionali per la vitalità delle comunità locali.

Grande protagonista del workshop è stato il tartufo, di cui è stata illustrata l'evoluzione della ricerca scientifica sulla filiera tartufigena.

Il workshop è stato arricchito da una degustazione a cura dell'Accademia del Tartufo nel Mondo, con maccheroncini di Campofilone al tartufo e grana padano, accompagnati da Bianchello del Metauro, e da una degustazione sensoriale di olio extravergine di oliva a cura dell'Università degli Studi di Perugia.

Il workshop ha confermato come la sinergia tra università, territorio e filiere produttive possa costituire un modello virtuoso per promuovere l'identità agroalimentare italiana in chiave sostenibile, scientificamente fondata e proiettata verso l'internazionalizzazione.


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