(UNWEB) Perugia. Con la lettura dell’ordinanza istitutiva della “Luminaria” dei Priori del Comune di Perugia dell’anno 1310, alla presenza del sindaco Andrea Romizi e dei rappresentanti delle Istituzioni civili e religiose della città, e con la benedizione del fuoco davanti al Palazzo comunale da parte del vescovo ausiliare mons. Paolo Giulietti, nel pomeriggio del 28 gennaio, le celebrazioni in onore del Santo patrono Costanzo, vescovo e martire, sono entrate nel vivo dopo il triduo di preparazione (25/27 gennaio) dedicato quest’anno al tema: “San Costanzo: radice e modello di vita per i giovani”, tenutosi nella basilica dedicata al Patrono. In questo luogo di culto dove sono conservate le reliquie del Santo si è conclusa la processione con i lumi tenuti tra le mani da centinaia di fedeli, animata dalle rappresentanze dei Figuranti in costume medioevale delle cinque Porte dei Rioni di “Perugia 1416” e dei cortei storici di Assisi e Città della Pieve.
La suggestiva “Luminaria” è stata organizzata dai membri della Confraternita del Sant’Anello della cattedrale di Perugia, che hanno portato in processione il Gonfalone di San Costanzo. Nell’omonima basilica sono stati celebrati i Primi vespri solenni presieduti dal vescovo ausiliare mons. Giulietti e rinnovato il tradizionale rito dell’omaggio votivo al Santo patrono di cinque “simboli”: la corona d’alloro, da parte della polizia municipale (segno di devozione e testimonianza di dedizione al bene comune attraverso l’azione di ordine pubblico, che mira alla pace e alla concordia); il cero, da parte del sindaco (segno della disponibilità degli amministratori pubblici ad essere attenti ai bisogni dei più deboli e indifesi e a promuovere con onestà e saggezza ciò che giova al bene comune); il torcolo (dolce tipico della festa e ricordo simbolico del martirio di Costanzo), da parte degli artigiani e commercianti (segno di quanti si impegnano ogni giorno a migliorare le condizioni dei lavoratori e per tutti coloro che, con il loro lavoro, contribuiscono alla prosperità della comunità); il vinsanto, da parte di due giovani sposi, perché vivendo la fedeltà, la fecondità e l’attenzione ai piccoli e ai poveri, siano segno dell’amore infinito che lega Dio al suo popolo, e la famiglia continui a essere fondamento del vivere sociale; l’incenso, da parte del Consiglio pastorale parrocchiale (segno della forza della fede nell’annuncio del Vangelo sull’esempio del santo martire, perché conceda alla nostra Chiesa diocesana di crescere nella santità, di annunciare Cristo con coerenza, di essere fermento di speranza e di pace).