DSC 9266(UMWEB) Perugia. “La festa di oggi, il 25 Aprile, è innanzitutto la festa della libertà ritrovata, la festa che ricorda la fine della guerra, la festa di un nuovo inizio per l’Italia e per l’Europa. A quella stagione – ed è questo, credo, il senso più importante della celebrazione di oggi – parteciparono donne e uomini di grande tempra; donne e uomini che hanno dato moltissimo alla nostra comunità, cittadina e nazionale, in termini di impegno e di esempio, spendendosi prima per la libertà e poi per la ricostruzione, mettendo in pericolo la loro stessa vita.”


E proprio a quelle donne e a quegli uomini, alcuni giovani e giovanissimi, il Sindaco Romizi ha voluto dedicare le celebrazioni per la festa del 25 aprile, ricordandoli nel suo discorso davanti alla lapide dei caduti al Poligono di Tiro in Borgo XX Giugno. “A loro, -ha detto- che ancora oggi ci sollecitano al valore e alla speranza, la nostra gratitudine e il nostro impegno a tenere vivo il loro esempio di coraggio e umanità!”
Tra loro, Romizi ha ricordato una figura su tutte, quella di Fernanda Maretici Menghini, scomparsa ad oltre 100 anni lo scorso 28 febbraio, per la sua capacità di incarnare, al tempo stesso, la lotta per la libertà e la voglia di ricostruzione.
Sempre ricordando illustri concittadini, il Sindaco ha sottolineato la straordinaria figura di Aldo Capitini, di cui ricorrono proprio quest’anno 50 anni dalla morte.
“Il 2018 è però un anno storicamente speciale, -ha proseguito il Sindaco- poiché cadono gli 80 anni dalle leggi razziali, leggi vergognose ed incomprensibili. Ci fu il male, certo, ma ci fu anche il bene, che va riconosciuto, ricordato e additato come esempio. Ci fu una vera e propria filiera del bene, mossa solo dalla volontà di aiutare il prossimo, senza tornaconto, che si manifestò anche in Umbria e a Perugia. Ci fu una filiera del bene a cui bisogna guardare con gratitudine e speranza. A questa filiera, fattiva e silenziosa, che riuscì a salvare centinaia, forse migliaia di ebrei, parteciparono anche nostri concittadini, oggi riconosciuti come «Giusti fra le nazioni». Fra questi mi piace ricordare in particolar modo don Federico Vincenti (1885-1955), parroco di Porta Santa Susanna, in via della Sposa, che nascose e protesse gli ebrei rifugiati nella zona di Perugia, ricoverandoli nella soffitta della canonica e procurando loro documenti falsi necessari per metterli in salvo.”
“Per comprendere al meglio il senso del 25 Aprile, -ha quindi concluso il Primo cittadino- credo sia necessario rivolgere il nostro pensiero, il nostro sguardo, ai protagonisti di quella stagione, ai protagonisti di gesta eroiche in favore della vita, dell’uomo e della libertà.”
Romizi ha quindi lasciato la parola a due testimoni che quella stagione l’hanno vissuta e hanno lottato in prima persona contro il fascismo, Mirella Alloisio, partigiana combattente, membro del Comitato per la liberazione in Liguria e decorata con la croce al merito di guerra e Francesco Innamorati, che durante la resistenza fu responsabile a Perugia del giornale clandestino “La nostra lotta”, per poi arruolarsi come combattente nella Divisione Cremona, venendo decorato al valore militare.
Una testimonianza decisa e commovente la loro, accolta in più momenti dagli applausi delle istituzioni e del numeroso pubblico presente in Borgo XX Giugno.
“Non siamo qui per celebrare un rito -ha detto la signora Alloisi- ma per rinnovare un impegno per chi ha dato la vita per la libertà e la democrazia. Quegli uomini e donne, che avevano un volto, un nome, speranze e aspirazioni -e ricordo, per tutti, Mario Grecchi- è nel loro nome che oggi vogliamo chiedere con forza che siano finalmente sciolte tutte le organizzazioni fasciste e applicata la norma della nostra Costituzione che vieta la ricostituzione, sotto ogni forma, del partito fascista. Perché -ha aggiunto- il fascismo è violenza e dobbiamo spiegarlo ai nostri giovani, che non lo sanno e non lo studiano come dovrebbero. Oggi, comunque, è il 25 aprile -ha concluso- e mi piace pensare che siamo qui a celebrare quella libertà e democrazia, insieme al nostro Sindaco che di quella libertà e democrazia è espressione.”
Dal canto suo, anche Francesco Innamorati ha tenuto a sottolineare come la lotta di quel periodo non fosse stata solo una lotta armata, ma anche e prima di tutto politica, morale e culturale. “Voglio ricordate -ha aggiunto- il contributo dato alle forze armate per la liberazione del nostro paese, dopo una vittoria fatta di sangue, ma che ci dava la certezza che avevamo riportato l’Italia tra le nazioni democratiche. Io -ha concluso- sono qui oggi con il legittimo orgoglio di chi ha messo a rischio la propria vita per la libertà e la democrazia e auguro a tutti di non subire mai ciò che ha dovuto subire la mia generazione.”
Alla cerimonia di deposizione della corona sulla lapide al Poligono di Tiro, seguita dal discorso del Sindaco e degli ex partigiani, la cui testimonianza è stata resa possibile grazie alla collaborazione con Anpi, hanno partecipato molte associazioni combattentistiche e d’arma, le forze dell’ordine, con il picchetto d’onore, rappresentanti delle istituzioni. Insieme al Sindaco Andrea Romizi, a rendere omaggio ai caduti, sono stati anche il Prefetto di Perugia Raffaele Cannizzaro, l’Assessore regionale Antonio Bartolini, la consigliera Erika Borghesi in rappresentanza della Provincia di Perugia. Erano altresì presenti, il Questore di Perugia, Giuseppe Bisogno, gli onorevoli Ciprini e Gallinella, il Vice Sindaco di Perugia Urbano Barelli, i consiglieri regionali Giacomo Leonelli e Marco Vinicio Guasticchi, e quelli comunali Emanuela Mori, Sarah Bistocchi e Massimo Perari.
Prima di raggiungere Borgo XX Giugno il corteo ha fatto tappa al Cimitero monumentale per la deposizione delle corone sul Sacello dei caduti e sulle tombe delle medaglie d’oro della Resistenza, quindi, subito dopo, ha raggiunto l’Ara Pacis di Via Masi, per la deposizione anche in questo caso di corone d’alloro in memoria di tutti i caduti.

 

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discorso del Sindaco Romizi

25 Aprile 2018

La festa di oggi, il 25 Aprile, è innanzitutto la festa della libertà ritrovata, la festa che ricorda la fine della guerra, la festa di un nuovo inizio per l’Italia e per l’Europa. A quella stagione – ed è questo, credo, il senso più importante della celebrazione di oggi – parteciparono donne e uomini di grande tempra; donne e uomini che hanno dato moltissimo alla nostra comunità, cittadina e nazionale, in termini di impegno e di esempio, spendendosi prima per la libertà e poi per la ricostruzione, mettendo in pericolo la loro stessa vita.
Quest’anno mi piace ricordare una figura su tutte: Fernanda Maretici Menghini, scomparsa ad oltre 100 anni lo scorso 28 febbraio. Perché voglio ricordare Fernanda Maretici? Perché incarnò al tempo stesso la lotta per la libertà e la voglia di ricostruzione. Dopo aver combattuto contro la dittatura, fu, insieme a Elena Binni, la prima donna eletta in Consiglio comunale a Perugia nelle elezioni del 7 aprile 1946. Conseguita la prima elezione, divenne protagonista di quella fase di svolta, di quella stagione in cui Perugia e l’Italia fecero tutti gli sforzi possibili per rialzarsi dalle macerie della guerra. Dal maggio 1952 al novembre 1960 fu assessore del nostro Comune, animando sapientemente il mondo del sociale e della cultura. Fu, più tardi, animatrice del Centro internazionale del libro scolastico (nato nel 1986) e, il 18 marzo 2010, fece dono all’ISUC del suo grande patrimonio librario di oltre 5000 volumi, alcuni dei quali particolarmente preziosi. «Il razzismo vero è la privazione della cultura», sostenne più volte Fernanda Maretici, lasciandoci un insegnamento particolarmente significativo.
Ho avuto il piacere di conoscere Fernanda Maretici, ho avuto il piacere, da Sindaco, di premiarla con il baiocco d’oro. Ho conosciuto una persona che, alla soglia dei 100 anni, ancora trasmetteva eleganza – ci ricevette curata nell’aspetto, assistita dai propri familiari – trasmetteva voglia di fare e amore per la propria città!

Sempre ricordando nostri illustri concittadini, non possiamo non menzionare la straordinaria figura di Aldo Capitini, di cui ricorrono proprio quest’anno 50 anni dalla morte.
Egli, per primo, si pose intimamente il tema del dopo-il-fascismo e di come fosse necessaria una nuova socialità da preparare, costruire e creare a poco a poco. In ciò ponendo come centrale il problema dell’orientamento, mai venendo meno a quella sollecitazione morale e politica compiuta con coraggio anche negli anni della guerra.

Quest’anno, il 2018, è però un anno storicamente speciale, poiché cadono gli 80 anni dalle leggi razziali, leggi vergognose ed incomprensibili. Su quella triste pagina di Storia, come Amministrazione comunale, abbiamo già realizzato alcune iniziative ed altre ne stiamo approntando per il prossimo autunno. Anche oggi però, il 25 Aprile, va ringraziato chi seppe opporsi alle leggi anti-ebraiche, rischiando la propria vita.
Ci fu il male, certo, ma ci fu anche il bene, che va riconosciuto, ricordato e additato come esempio. Ci fu una vera e propria filiera del bene, mossa solo dalla volontà di aiutare il prossimo, senza tornaconto, che si manifestò anche in Umbria e a Perugia. Ci fu una filiera del bene a cui bisogna guardare con gratitudine e speranza.
A questa filiera, fattiva e silenziosa, che riuscì a salvare centinaia, forse migliaia di ebrei, parteciparono anche nostri concittadini, oggi riconosciuti come «Giusti fra le nazioni». Fra questi mi piace ricordare in particolar modo don Federico Vincenti (1885-1955), parroco di Porta Santa Susanna, in via della Sposa, che nascose e protesse gli ebrei rifugiati nella zona di Perugia, ricoverandoli nella soffitta della canonica e procurando loro documenti falsi necessari per metterli in salvo. Don Vincenti, com’è noto, non fu solo. Il suo silenzioso eroismo agì di concerto con quello di Don Aldo Brunacci (sacerdote del duomo assisano di San Rufino), di padre Rufino Niccacci, di Luigi e Trento Brizi (proprietari della piccola tipografia che falsificò documenti e salvò vite), del campione del ciclismo Gino Bartali (1914-2000), del Sindaco santo Giorgio La Pira.
Quella condotta tra l’Umbria e la Toscana fu una vera e propria rete di salvataggio, fu una vasta opera di soccorso, silenziosa e rischiosissima, che produsse frutti di vita e di bene.
Per comprendere al meglio il senso del 25 Aprile, credo sia necessario rivolgere il nostro pensiero, il nostro sguardo, ai protagonisti di quella stagione, ai protagonisti di gesta eroiche in favore della vita, dell’uomo e della libertà. A loro, che ancora oggi ci sollecitano al valore e alla speranza, la nostra gratitudine e il nostro impegno a tenere vivo il loro esempio di coraggio e umanità!
Nella memoria di tutti coloro che in quegli anni si sono spesi per difendere i valori della libertà e della democrazia, anche con il sacrificio estremo - di vite spesso molto giovani -, e che oggi non sono più con noi abbiamo ritenuto importante riservare un momento di testimonianza a chi allora c’era e fu protagonista di quei fatti:
Francesco Innamorati, che durante la resistenza fu responsabile a Perugia del giornale clandestino “La nostra lotta”, per poi arruolarsi come combattente nella Divisione Cremona, venendo decorato al valore militare;
Mirella Alloisio, partigiana combattente, membro del Comitato per la liberazione in Liguria e decorata con la croce al merito di guerra.
Grazie


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