Il porporato: ««Il Natale cristiano viene a ricordarci che il nostro Dio è il Dio della vita, non della morte...»
(UMWEB) Perugia. ll vento gelido della Notte di Natale non ha scoraggiato i numerosi fedeli che hanno gremito la cattedrale di San Lorenzo di Perugia per prendere parte alla celebrazione eucaristica presieduta dal cardinale Gualtiero Bassetti. Nella sua omelia, che è anche il suo messaggio augurale natalizio rivolto alla città e alla comunità diocesana, il cardinale si è soffermato sul «mistero dell’incarnazione, che incanta e commuove gli uomini e le donne di ogni tempo e lascia a tutti la consapevolezza che ogni vita è degna di essere vissuta».
Il Bambino di Betlemme e il Crocifisso del Golgota.
«Il bambino è per tutti segno eloquente della semplicità, dell’umiltà, della tenerezza – ha evidenziato il porporato –; è il segno del rovesciamento radicale delle nostre arroganze, presunzioni, volontà di dominio, perché possa nascere un mondo nuovo. Percorrendo questo crinale, si arriva ad un altro versante di comprensione del segno: quello dell’impotenza e della sofferenza, che unisce lungo un’unica direttrice di salvezza il presepio e la croce, il Bambino di Betlemme e il Crocifisso del Golgota. Così fa la tradizione orientale, che nelle icone della natività abbina culla e sepolcro. Scrive don Primo Mazzolari, un prete d’altri tempi, ma il suo messaggio è attuale: “In Lui sofferente come Bambino e come Crocifisso, noi possiamo intravedere gli effetti spaventosi dei nostri peccati. Nel presepio vediamo bambini di tutto il mondo che piangono di fame e d’abbandono, di violenza e sopraffazione. Sulla croce vediamo poi i nostri fratelli disoccupati, taglieggiati, oppressi, vittime delle guerre fratricide, del terrorismo, della mafia, delle lotte per il potere, degli sfruttamenti economici... E tuttavia proprio dal Presepio e dal Calvario comincia la redenzione, giunge la risposta ai nostri interrogativi, s’avanza la Speranza...”».
I giovani interpellano la nostra responsabilità sociale.
Il cardinale Bassetti non ha tralasciato i giovani nel riflettere sull’«anno che stiamo per lasciarci alle spalle – detto – abbiamo sperimentato più volte la consolante presenza del Signore, come nel recente Sinodo, in cui l’amore della Chiesa per i giovani - ci ha ricordato di recente Papa Francesco - si è incrociato con l’entusiasmo dei giovani di tutto il mondo, credenti o meno: essi rappresentano la linfa vitale che attraversa la nostra società, e da essi dipendono le sorti del nostro mondo. Un mondo che oggi ci appare, per tanti aspetti, travagliato e talvolta disumano. In recenti fatti di cronaca, ancora una volta i protagonisti sono i giovani, ma purtroppo in negativo, interpellando la nostra responsabilità sociale. Ragazzi che periscono tragicamente in discoteca, giovani che muoiono per mano di altri giovani, o vittime del terrorismo».
Terremoto Centro Italia e tsunami in Indonesia.
Il pensiero del presule è andato anche alle popolazioni terremotate del Centro Italia e dello tsunami in Indonesia: «Motivo di angustia – ha commentato – sono ancora le precarie situazioni in cui si trovano i fratelli terremotati nelle zone dell’Appennino Umbro-Marchigiano, che attendono con ansia la ricostruzione delle loro case e dei loro paesi e l’inizio di una nuova vita. Accanto a loro anche le vittime e i superstiti del recente tsunami in Indonesia».
Non svendere mai la nostra identità cristiana.
Bassetti ha anche esortato i fedeli a non rinunciare alla propria identità e lo ha fatto con queste parole: «Il Natale cristiano viene a ricordarci che il nostro Dio è il Dio della vita, non della morte; dell’impegno, non della rassegnazione; della pace, non delle tensioni polemiche; della gioia, non dello sconforto senza speranza. Per questo sento di augurare alla comunità cristiana e alla più ampia società civile il coraggio di non arrendersi, di ricominciare ogni giorno con la fatica della ricerca, di affrontare la complessità della vita. Non vergogniamoci mai delle nostre radici umane e di fede. E non svendiamo mai la nostra identità cristiana».
La nostra società sia una frontiera avanzata della pace.
Il cardinale ha concluso rivolgendo il suo «cordiale augurio di buon Natale, in particolare, a tutti coloro che soffrono nelle case, negli ospedali, nelle strutture di accoglienza, nelle carceri; a tutti i bambini, soprattutto quelli sfruttati; alle famiglie provate dal dolore; ai giovani in cerca di lavoro e di speranza; agli immigrati, che vanno considerati con il cuore del samaritano; agli ospiti permanenti e occasionali di questa nostra bella città; a tutti coloro che si trovano in servizio per garantire un decorso sereno della festa. Vada anche a tutte le autorità istituzionali, augurando loro di concorrere con una cordialità non formale alla sempre migliore conduzione del nostro vivere associato. L’umile, ma esigente Bambino di Betlemme, benedica tutti coloro che operano con retta intenzione, perché la nostra società sia una frontiera avanzata della pace: pace, che Dio stesso darà come dono a chi non lo esclude dalla propria vita».