05. monache e coro(UMWEB) Norcia. Giovedì 17 gennaio 2019 l’arcivescovo Renato Boccardo ha celebrato la Messa per la festa di S. Antonio a Norcia, nel centro pastorale “Papa Francesco” alla Madonna delle Grazie. Col Presule hanno concelebrato il parroco don Marco Rufini e don Dario Dell’Orso.

C’erano anche alcuni monaci benedetti col priore padre Benedetto Nivakoff e le benedettine guidate da madre Caterina Corona. Presente il vice sindaco Pierluigi Altavilla, il comandante della Compagnia Carabinieri di Norcia, diversi pastori della zona. Nella città di S. Benedetto questa ricorrenza è molto sentita: al Santo è infatti intitolata una chiesa nella zona di Capolaterra e l’annesso Monastero delle benedettine. Entrambi gli edifici sono stati gravemente danneggiati dai terremoti del 2016 e le monache hanno trovato accoglienza presso le consorelle di Trevi. La grande novità della festa di S. Antonio di quest’anno è stato l’annuncio dato al termine della Messa: le benedettine torneranno a vivere a Norcia, in un modulo abitativo posizionato nel giardino della struttura ex Santa Pace (di proprietà sempre delle religiose, vicino al monastero terremotato) a partire da domenica 10 febbraio, festa di Santa Scolastica. Quel giorno alle 10.30 mons. Boccardo presiederà la Messa nel centro di comunità alla Madonna delle Grazie. Poi, Arcivescovo, sacerdoti, monache e fedeli si ritroveranno fuori Porta Palatina per avviare la processione fino alla “nuova residenza” delle claustrali.

«È un momento atteso e importante», afferma mons. Boccardo. «Le monache stavano facendo il conto alla rovescia per tornare e finalmente saranno di nuovo nella loro terra, condivideranno con la gente la precarietà e le difficoltà della ricostruzione post sismica. Sarà una presenza ulteriore, silenziosa, discreta e soprattutto orante della Chiesa tra i terremotati». Chiaramente soddisfatta madre Caterina Corona: «Siamo contente di tornare a Norcia e poterci riorganizzare come comunità, anche se nella provvisorietà: siamo nate lì, e lì è la nostra vita. Torniamo per dare un segno di speranza alla gente che è molto provata, ma soprattutto per pregare per loro. È questo quello che possiamo fare».


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