Il presule: «Entriamo nella passione di Gesù per poter fare la nostra Pasqua e risorgere anche noi a vita nuova».
(UMWEB) Perugia. E’ sempre sentita e partecipata a Perugia la celebrazione eucaristica della Domenica delle Palme nella cattedrale di San Lorenzo, presieduta dal cardinale Gualtiero Bassetti, apertasi con la suggestiva processione che fa memoria dell’ingresso di Gesù a Gerusalemme, preceduta dalla preghiera con la benedizione dei ramoscelli d’ulivo davanti all’arcivescovado.
Domenica mattina 14 aprile numerosi fedeli e una nutrita rappresentanza degli ordini cavallereschi di Malta e del Santo Sepolcro di Gerusalemme si sono ritrovati in piazza per poi processionalmente fare ingresso in cattedrale. Con la Domenica delle Palme i cristiani entrano nella Settimana Santa - Passione, Morte e Risurrezione del Signore -. Lo ha ricordato il cardinale all’inizio della sua omelia. In questa settimana, ha detto il presule, «non possiamo restare indifferenti di fronte a ciò che contempleremo: la passione di Gesù e il dolore degli uomini non sono spettacoli da osservare con distacco. Quella di Gesù è una passione d’amore e noi siamo chiamati ad accogliere questo amore».
«Gesù entra in Gerusalemme come un re e la folla lo acclama al grido di “osanna”, ma il suo volto – ha evidenziato Bassetti – non è quello di un potente, ma di un mite ed umile. Passeranno solo sei giorni e il suo volto diventerà quello di un crocifisso. Quei rami di ulivo, che oggi sono il segno della festa, fra qualche giorno, nell’orto dove Gesù era solito ritirarsi in preghiera, vedranno il Figlio di Dio sudare sangue per l’angoscia della morte. Gesù non fugge, prende la sua croce e giunge sul Golgota, dove viene crocifisso. Quella morte, che poté sembrare una sconfitta, fu di fatto la sua vittoria».
Il presule, nel soffermarsi sull’apostolo che per tre volte rinnegò Cristo, ha ricordato che «noi siamo come Pietro. Quando Gesù confidò all’apostolo che sarebbe stato messo a morte, Pietro si adirò perché voleva vincere, non perdere. Per questo non accettava la debolezza di Cristo. Anche noi, spesso, siamo convinti che solo la forza possa risolvere i problemi e, come Pietro, dormiamo quando invece Gesù ci chiede di vegliare, anche soltanto un’ora. Così Pietro non ha saputo pregare e ha lasciato solo Gesù... Poi ha preso in mano la spada, credendo di difendere con la violenza Gesù. Sonno e violenza si alternano in lui, che arriverà a vergognarsi di Gesù, un debole, uno sconfitto. Pietro ha paura e nega l’amicizia e questi, fratelli e sorelle, sono i nostri tradimenti. Ma alla fine l’apostolo piange, rientra in se stesso e si converte. In questa settimana cerchiamo di diventare uomini e donne veri, come Pietro, e piangiamo i nostri peccati. Consideriamo seriamente il dramma di tanti poveri cristi che con la loro croce ci ricordano la sofferenza e la Via crucis di Gesù. Prendiamo in mano il Vangelo e facciamo compagnia a Gesù, pregando con fiducia».
Il cardinale, avviandosi alla conclusione, ha detto: «L’ulivo che abbiamo tra le mani è segno di pace, ci ricorda che il Signore vuole la pace, dona la pace. C’è tanto bisogno di pace a cominciare dalle nostre famiglie, dalla nostra città e dalla nostra regione. Quell’ulivo ci accompagnerà nelle nostre case per ricordarci quanto Cristo ci vuole bene, quanto l’amore vinca il male e quanto la sua passione sia la via della gioia. Entriamo nella passione di Gesù per poter fare la nostra Pasqua e risorgere anche noi a vita nuova».