card. bassetti intervento conclusivo tre-giorni laboratorio cei in preparazione del convegno ecclesiale nazionale firenze 2015 in preparazione al V Convegno ecclesiale nazionale di Firenze 2015

Il cardinale Gualtiero Bassetti: «al centro deve essere sempre messo l'uomo creato

per essere in comunione... Con il creato e con gli altri... Così soltanto può incontrare Dio, vero fine di tutta l'umanità, non cedendo alla tentazione idolatrica...»

(ASI) Perugia. E' terminata la "tre-giorni" di Perugia (7/9 maggio) del Laboratorio in preparazione al V Convegno ecclesiale nazionale di Firenze (9-13 novembre 2015) dedicato al tema "Dalla solidarietà alla fraternità: identità, estraneità e relazioni per un nuovo umanesimo", al quale hanno partecipato oltre 400 persone provenienti da tutt'Italia. Il laboratorio perugino, promosso dell'Ufficio nazionale per l'Ecumenismo e il dialogo interreligioso della Cei in collaborazione con la Conferenza episcopale umbra (Ceu), ha prodotto un'ampia riflessione di carattere storico-filosofico e socio-economico dell'umanesimo, integrata dall'aspetto del dialogo interreligioso, aperto anche ai non credenti. Gli "atti" di questo laboratorio saranno a breve pubblicati sul sito www.chiesacattolica.it/ecumenismo e successivamente su quello ufficiale del Convegno nazionale: www.firenze2015.it .

Nell'ultima giornata (sabato 9 maggio) è stato trattato il tema "Dialogo: l'uomo, tra Oriente e Occidente", introdotto e moderato da Simone Morandini, dell'Istituto di Studi Ecumenici "San Bernardino" di Venezia. Relatori sono stati Massimo Raveri, dell'Università Ca' Foscati di Venezia, Svamini Hamsananda Giri, dell'Unione Induista Italiana, Osvaldo Santi, dell'Unione Buddista Italiana, e Ambrogio Pisoni, delegato dell'Arcidiocesi di Milano per il dialogo con le religioni orientali. Le conclusioni generali del laboratorio perugino sono state affidate ad Adriano Fabris, dell'Università di Pisa, e al cardinale arcivescovo Gualtiero Bassetti, presidente della Ceu.

Il prof. Fabris ha focalizzato il «filo conduttore» della "tre-giorni" perugina in preparazione di Firenze 2015, spiegando che «si è trattato di un laboratorio che è una via, un metodo e non un convegno tradizionale. In questo laboratorio sono state seguire due "vie": la prima, quella dell'ascolto delle "discipline laiche" (storia, filosofia, sociologia ed economia) sulla riflessione del pensiero degli esseri umani; la seconda, quella del confronto tra le varie esperienze religiose».

«A cosa hanno portato le due "vie"?», si è interrogato lo stesso Fabris, che ha risposto: «allo stesso risultato: al centro della concezione dell'essere umano c'è la categoria della fraternità come forma di relazioni buone. Il dialogo interreligioso ci ha mostrato che la relazionalità è il carattere proprio dell'essere umano non chiuso con se stesso, ma in relazione con gli altri. Partire da questo può essere una base fondamentale per sviluppare il dialogo con le religioni mondiali».

Ritornando alle due "vie" del laboratorio perugino, Fabris ha sostenuto che «sono una tappa verso Firenze 2015 e dunque "In Gesù Cristo il nuovo umanesimo" ci siamo noi in quanto esseri umani. E la "risposta" che viene da questo laboratorio, è quella che siamo esseri in relazione, e che i cristiani rivendicano "In Gesù Cristo" questo rapporto come figli dello stesso Padre e fratelli con tutti».

Il cardinale Bassetti, nella sua relazione conclusiva (il testo integrale è pubblicato nel "primo piano" del sito: www.chiesainumbria.it), ha esordito dicendo: «Sono riecheggiate in questa sala parole interessanti e suggestive come solidarietà, fraternità, misericordia, carità, dono... Termini cui il mondo di oggi non è molto avvezzo, ma che noi come cristiani abbiamo il dovere di riproporre continuamente ad un contesto sociale abituato a ben altri termini e valori... È difficile rispondere alla domanda che cosa si intende per "nuovo umanesimo", significherebbe proporre subito un modello definito e magari precetti o norme da seguire per corrispondervi e modificare il presente. Abbiamo cercato di mettere a fuoco alcune idee e riflettere sul tema dell'umanesimo o, come abbiamo proposto di chiamarlo, di "nuovo umanesimo", senza pretendere di dare risposte esaustive e compiute».

«Per questo la strada, forse più difficile e certamente non del tutto definita, che abbiamo deciso di intraprendere – ha proseguito il porporato –, è la strada del dialogo, del confronto, la condivisione... È dunque la prospettiva di un umanesimo aperto che incontra anche le esperienze di un umanesimo laico, quello, per esempio, del movimento convivialista... Proposta presentata dal prof. Alain Caillé... Nella quale si inserisce l'idea di fraternità che, per noi cristiani, trova un saldo centro e un rifermento nell'Incarnazione, che ha il suo culmine in un gesto supremo d'amore».

«Con la riflessione di questi giorni – ha evidenziato il cardinale – abbiamo cercato soltanto di individuare e aprire "vie" di nuovo umanesimo, sempre aperte ai vari contributi, in uno spazio di dialogo che non mette limiti all'incontro tra credenti e non credenti e tra persone di diverse convinzioni... La voce degli amici relatori dell''America Latina, ci ha condotto a guardare alla periferia del mondo, dove gli uomini e le donne di oggi consumano la loro esistenza ai margini della società, ricca ed egoista. Bellissima quell'espressione "mistica dagli occhi aperti". Mi sono tornate alla mente figure di pastori che, nella assidua contemplazione del mistero di Dio, non hanno trascurato di "vedere" e soccorrere i poveri a loro affidati: parlo di Mons. Helder Camara, Aloisio Lorscheider, Evaristo Arns, che ho avuto la grazia di conoscere. Penso anche a Mons. Romero, Arcivescovo di San Salvador che sarà beatificato il 23 maggio prossimo. Questi uomini ci hanno insegnato la strada di come passare da una generica solidarietà alla vera fraternità».

«Mi ha fatto piacere che in queste tre giornate il tema del dialogo abbia avuto il suo giusto spazio – ha detto il presule perugino – , sia come riflessione teorica, ma anche come incontro reale tra persone di diverse convinzioni... Ma con una unica certezza: al centro deve essere sempre messo, e oggi in particolare deve tornare ad essere, l'uomo... L'uomo creato per essere in comunione... Con il creato e con gli altri... Così soltanto può incontrare Dio, vero fine di tutta l'umanità, non cedendo alla tentazione idolatrica... Nel nostro sistema capitalistico-speculativo, fondato su consumi e finanza, è diventato quasi impossibile parlare 'bene' oggi di dono, perché lo abbiamo messo in un angolo, e ridotto a ben poca cosa, soprattutto nella sfera pubblica, civile, economica. Lo abbiamo relegato in ambiti molto angusti, pensando che la giustizia fosse veramente essenziale per la costruzione di una buona società, e che, invece, la carità fosse un di più. La nostra società - è stato detto - se vuole tornare a produrre umanesimo integrale, deve togliere il dono dagli spazi angusti nei quali lo ha posto, e metterlo al centro del patto sociale, con tutta la sua carica di vulnerabilità buona, con le sue tipiche ferite e con le sue necessarie benedizioni».

«È tempo credo che i cattolici tornino - in Italia - ad elaborare "pensiero" – ha concluso il presidente della Ceu –, cioè proposte culturali che siano in grado di coinvolgere l'opinione pubblica, offrendo in tal mondo un servizio di "carità culturale" o anche di "carità politica" delle quali il nostro Paese sembra proprio aver bisogno».

Com. stampa a cura di Riccardo Liguori /

Il cammino della Chiesa umbra verso Firenze 2015 prosegue tra maggio e giugno

Dopo la proficua "tre-giorni" del laboratorio perugino (7/9 maggio), la Chiesa umbra proseguirà il suo cammino di preparazione al Convegno ecclesiale nazionale di Firenze 2015 con alcuni significativi eventi di carattere regionale. Il 23 maggio, a Collevalenza di Todi, si ritroveranno a convegno i religiosi e l'11 giugno i sacerdoti delle otto Diocesi umbre: sarà il cardinale Francesco Montenegro a offrire loro una riflessione proprio sul Convegno ecclesiale. Infine, il 27 giugno, sempre a Collevalenza, ci sarà un altro incontro di preparazione con l'intervento di Marco Tarquinio, direttore di Avvenire.


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