(UMWEB) Perugia. E' stata presentata questa mattina alla Sala Fiume di Palazzo Donini l'iniziativa promossa da Confagricoltura Donna "Un percorso insolito nell'agricoltura e nell'arte", realizzata in collaborazione con Confagricoltura Umbria, il Servizio Musei, Archivi e Biblioteche della Regione dell’Umbria, la storica dell’arte Francesca Mavilla e Giovanna Giubbini, Direttore Archivio Storico di Venezia e grazie al supporto della BCC Credito Cooperativo Umbria.
Si tratta di 55 opere d’arte di diverso stile, epoca e tipologia, ma tutte accomunate dal tema rappresentato -l’agricoltura e il paesaggio-, che sono state selezionate da esperti per promuovere, attraverso l’arte, un modo nuovo di visita al territorio umbro, attraverso il racconto di tradizioni, storia, paesaggio, agricoltura e cultura della regione.
Alla conferenza stampa hanno preso parte, insieme alla Presidente di Confagricoltura Donna Alessandra Oddi Baglioni, il Presidente di Confagricoltura Umbria Fabio Rossi, l'Assessore all'Agricoltura e Cultura della Regione dell'Umbria Fernanda Cecchini, Giovanna Giubbini, Direttore Archivio Storico di Venezia.
Ad introdurre è stato proprio il Presidente di Confagricoltura, Fabio Rossi, che ha definito l'iniziativa frutto di un'idea originale e innovativa che non poteva che partire dalle donne. Rossi si è, quindi complimentato con le protagoniste di Confagricoltura Donna e le ha ringraziate per l'impegno fattivo all'interno dell'associazione.
"Il percorso che abbiamo individuato -ha specificato Alessandra Oddi Baglioni- non è solo un itinerario ideale che chiunque può fare da solo, a partire dalla mappa che abbiamo messo a disposizione sul sito di Confagricoltura Umbria, ma faremo anche delle visite guidate dalla storica dell'arte Francesca Mavilla, per presentare al meglio queste opere. Abbiamo anche pensato di organizzare, nel corso di queste visite, delle soste enogastronomiche nelle aziende socie, con l'obiettivo di valorizzare anche le nostre eccellenze tipiche e il territorio."
La promozione del territorio a partire dall'arte è stata ribadita anche da Giovanna Giubbini, Direttore dell'Archivio Storico di Venezia, che ha curato insieme a Francesca Mavilla la selezione delle opere e per la quale "il percorso presentato questa mattina è uno strumento di valorizzazione dell'intera cultura della regione."
"Il binomio agricoltura e cultura -ha quindi concluso l'assessore Fernanda Cecchini- è più frequente di quanto si pensi ed è importante perchè, soprattutto in una regione come la nostra, dove l'agricoltura ha da sempre un ruolo fondamentale, è in grado di valorizzare la nostra cultura e la nostra storia al meglio."
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DIDASCALIA OPERE
COLTIVIAMO CAPOLAVORI,
UN PERCORSO INSOLITO NELL’AGRICOLTURA E NELL’ARTE IN UMBRIA
Schede delle opere
AMELIA
Museo civico archeologico e Pinacoteca "Edilberto Rosa", Frammento di bassorilievo con rami d'ulivo
intrecciati di età augustea
La pregevole decorazione del frammento rinvenuto nel 2012 nei pressi di Amelia è significativo di quanto in
età augustea la raffigurazione dell'olivo avesse assunto molteplici significati simbolici. La pianta era infatti
sacra a due divinità care all'imperatore Augusto: Minerva, nome romano di Atena, che secondo il mito
proprio con la nascita di un ulivo si erse a protezione della città di Atene in Grecia, e a Marte, dio della
guerra. Durante il periodo augusteo, tra 31 a.C. -14 d.C., l'ulivo si arricchì di un altro significato e venne
raffigurato anche in riferimento all’eterno rinnovarsi della natura.
MONTEFALCO
Complesso museale di San Francesco, Benozzo Gozzoli, San Francesco predica agli uccelli presso Bevagna
e la Benedizione di Montefalco, particolare delle Storie di san Francesco, 1452
Benozzo Gozzoli ambienta i due episodi narrati in un paesaggio reale, descritto con dovizia di particolari.
Sulla sinistra, la città di Assisi, con la basilica dedicata a San Francesco, si erge arroccata sulla montagna
mentre a destra si riconosce distintamente Montefalco, cinta da possenti mura e animata da torri e campanili.
Se l'episodio della Benedizione, in cui sono probabilmente raffigurati i committenti della decorazione, si
riferisce ad una tradizione locale, la Predica agli uccelli ricorda il miracolo avvenuto tra il 1212 e il 1213
presso Pian d'Arca, località tra Bevagna, raffigurata sotto il braccio del santo, e Cannara.
La natura tutta si volge per ascoltare le parole del santo, gli uccelli, gli alberi e l'intero paesaggio sembrano
fermarsi in una pausa di contemplazione. L'episodio quindi si svolse a pochi chilometri dalla chiesa in cui si
trova l'affresco e, ancora oggi, percorrendo il tratto esterno delle mura di Montefalco e affacciandoci verso la
valle si presenta a noi lo stesso paesaggio, con le colline costellate da ulivi e i campi arati, connotato solo in
parte dalla presenza di edifici moderni.
Complesso museale di San Francesco, Benozzo Gozzoli, San Francesco caccia i diavoli da Arezzo,
particolare delle Storie di san Francesco, 1452
L'episodio della cacciata si svolge alle porte della città toscana di Arezzo ben riconoscibile grazie alla scritta
sulle mura e ai monumenti raffigurati. Sulla sinistra il paesaggio tra Toscana e Umbria fa da quinta scenica
alla narrazione. I campi sono coltivati, separati da siepi campestri e costellati da arbusti, mentre sulle colline
si arrampicano gli ulivi.
CASCIA
Chiesa-museo di Sant'Antonio Abate, Nicola di Ulisse da Siena, Agonia al Getsemani, 1445-1450 ca.
Chiesa-museo di Sant'Antonio Abate, Nicola di Ulisse da Siena, Cattura al Getsemani, 1445-1450 ca.
Nei cicli raffiguranti le Storie della Passione la pianta d'ulivo compare per connotare alcuni dei momenti più
salienti degli ultimi giorni della vita di Cristo. I suoi rami sono sventolati dalla popolazione di Gerusalemme
che lo accoglie in città per tributargli onore. Allo stesso tempo, tra gli ulivi dell'orto del Getsemani il
Vangelo ambienta la straziante preghiera di Gesù cui seguirà, di lì a poco, la cattura causata dal tradimento di
Giuda.
Per lungo tempo la conoscenza dei testi sacri in versione scritta era riservata a pochi e nelle chiese i cicli
decorativi svolgevano la funzione di Biblia pauperum consentendo a chi non sapeva leggere di conoscere la
storia della salvezza. Si deve anche a ciò la necessità degli artisti di ambientare questi episodi così
fondamentali per la cristianità in scenari ben riconoscibili. Nel caso di Cascia, Nicola di Ulisse ambienta la
scena della preghiera e nella cattura in un fitto bosco di ulivi con le chiome argentee.
PACIANO
Chiesa di San Giuseppe, cerchia di Benedetto Bonfigli, Gonfalone della Misericordia, 1470-1480
Ad osservarli oggi entro le cornici sugli altari resta difficile pensare che i gonfaloni fossero oggetti di forte
devozione popolare. Portati in processione per le vie dei borghi umbri, queste rappresentazioni non erano dei
semplici dipinti su tela ma costituivano degli strumenti di fronte ai quali si implorava l'intercessione della
Vergine e dei santi contro le pestilenze. Osservandoli, le popolazioni potevano riconoscere essi stessi o i loro
concittadini nel popolo ai piedi della Vergine e, al contempo, identificavano i monumenti della loro città
raffigurata nella fascia inferiore.
È per rispettare la funzione stessa dei gonfaloni che molti pittori sceglievano di rappresentare nella maniera
più realistica possibile la città per cui si chiedeva la protezione. In questo caso, la Vergine con il suo
mantello aperto e i santi Sebastiano e Nicola da Tolentino sono invocati a protezione del borgo di Paciano,
raffigurato in basso tra le sante Barbara e Monica. Oltre al profilo della città turrita, il pittore ha voluto
rappresentare anche la fascia olivata che circondava le mura, quasi come una seconda cinta muraria che
contraddistingueva allora come oggi i borghi umbri.
CITTÀ DI CASTELLO
Cattedrale dei Santi Florido e Amanzio, decorazione a bassorilievo del portale laterale con tralci di vite
abitati e putti musicanti, seconda metà del XIV secolo
Il portale laterale della cattedrale tifernate conserva ancora oggi la sua finezza decorativa, nonostante sia
stato realizzato in una pietra arenaria, molto sensibile agli agenti atmosferici.
I due pilastri laterali, affiancati da colonnine tortili, mostrano una decorazione a bassorilievo in cui scene
sacre e figure allegoriche si alternano a putti riccioluti intenti a suonare vari strumenti musicali. Veri
protagonisti della scena sono però i tralci di vite, raffigurati con un notevole realismo, che con i loro
abbondanti grappoli che dal basso salgono verso l'alto dei pilastri e a stento trattengono entro i loro rami i
personaggi.
Pinacoteca Comunale, Francesco Tifernate, Annunciazione, particolare della lunetta della Pala d'Ognissanti,
primo decennio del XVI secolo
L'episodio raffigurato nella parte alta della pala realizzata per le terziarie agostiniane si svolge in uno spazio
aperto che affaccia in un paesaggio collinare attraversato da un fiume. Il particolare più originale è però il
ramo di ulivo che l'angelo annunciante regge nella mano sinistra. Questa pianta, simbolo di pace sin
dall'antichità dal Quattrocento fu associato alla figura della Vergine Immacolata, personificazione
dell'avvenuta pacificazione tra Dio e l'uomo dopo il peccato originale, ed è per questo che a volte lo troviamo
raffigurato al posto del giglio.
Palazzina Vitelli a Sant'Egidio, Prospero Fontana e Cesare Baglione, decorazione della volta, 1571-1573
La decorazione della Palazzina Vitelli resta ancora oggi sorprendente per chiunque varchi la soglia della
loggia. Le scene allegoriche, i putti e animali di diverse specie si muovono all'interno di un vasto finto
pergolato di viti che percorre tutta la volta. Da esso pendono grappoli di vitigni diversi, alcuni dei quali come
il moscatello, un'uva particolarmente dolce e saporita, e il curioso pizzutello, riconoscibile per i suoi chicchi
allungati e leggermente appuntiti, sono stati attentamente individuati dalla studiosa Isabella Dalla Ragione.
Di ispirazione per i pittori che lavorarono a questa loggia fu sicuramente il vasto parco della famiglia Vitelli
su cui affaccia la Palazzina, piccolo fabbricato di origine quattrocentesca modificato nel Cinquecento per
farne luogo di svago e di otium in contemplazione della natura.
CITTÀ DELLA PIEVE
Palazzo della Corgna, Niccolò Circignani, Il concerto delle Muse, 1564
La scena sul soffitto rappresenta la glorificazione della famiglia della Corgna, portatrice di prosperità cui
allude la fontana da cui sgorga acqua al centro. Ciò che in particolare qui colpisce è la raffigurazione della
florida vegetazione in cui è ambientato l'episodio del concerto delle Muse alla presenza di Minerva.
L'attenzione minuziosa con cui viene raffigurato il fitto bosco pullulante di uccelli e le corone di ulivo nelle
mani delle Muse evidenziano la vicinanza dell'artista toscano alla pittura fiamminga, testimoniata dal
sodalizio da lui stabilito nello stesso anno con Hendrik van den Broeck soprannominato Arrigo Fiammingo.
In questo caso Circignani recupera il significato antichissimo della pianta di ulivo: simbolo di sapienza e
armonia.
FOLIGNO
Cattedrale di San Feliciano, Rodolfo e Binello, decorazione a bassorilievo del portale laterale, 1201
La facciata laterale della cattedrale di Foligno venne completata nel 1201, come riporta la data incisa in alto
al centro attorno al disco solare. Sia nell'arco interno che in quello esterno si snoda una decorazione a
bassorilievo con racemi di vite che si intrecciano, grappoli d'uva e altri frutti come pesche e pere. Il gusto per
il dato naturale è direttamente connesso all'attenzione degli scultori del Medioevo per la statuaria antica. Allo
stesso tempo non possiamo non pensare che fonte d'ispirazione e oggetto di studio dovettero essere per loro
anche i numerosi vigneti di cui la valle umbra era ricca.
Museo della città di Palazzo Trinci, Niccolò Alunno, Stimmate di San Francesco, seconda metà XV secolo
Per ambientare l'episodio delle stimmate, Niccolò di Liberatore, con la collaborazione del figlio Lattanzio,
decise di non rappresentare le montagne aspre e rocciose della Verna ma di collocare la scena nel contesto
della campagna umbra. Il santo appare in ginocchio accanto ad un maestoso albero simbolo delle coltivazioni
tipiche della regione, un ulivo, le cui foglie argentee risplendono nella notte. Alle sue spalle si allontanano in
prospettiva centuriazioni di campi coltivati delimitati da diverse colture.
La decisione di raffigurare il paesaggio umbro tra valli, colline e borghi fortificati non è affatto casuale: così
facendo l'osservatore che si poneva di fronte a questo dipinto poteva riconoscervi le morfologie della sua
terra e al tempo stesso sentirsi parte dell'evento miracoloso che vedeva protagonista il santo di Assisi.
Museo della città di Palazzo Trinci, Lattanzio di Niccolò, San Michele Arcangelo, ultimo decennio del XV
secolo
Della tela realizzata per la chiesa della Nunziatella di Foligno colpisce la raffigurazione del paesaggio
agricolo alle spalle del san Michele Arcangelo. I campi coltivati suddivisi in maniera ortogonale e delimitati
da arbusti che si perdevano in lontananza, dovevano essere caratteristici della valle umbra allora come oggi
ed erano una preziosa fonte di sostentamento sia per la popolazione rurale che per la città.
TREVI
Raccolta d'arte di San Francesco e Museo della Civiltà dell'olivo, Giovanni di Pietro detto Lo Spagna,
Incoronazione della Vergine, 1522
Dietro alla scena principale di quest'opera, esemplata su quella dipinta dal fiorentino Domenico Ghirlandaio
per San Girolamo a Narni e ora nel museo civico di Palazzo Eroli, Lo Spagna sceglie di eliminare il fondo
oro e di inserire uno sfondo paesaggistico di notevole interesse. Tra le rocce e le montagne della valle di
Trevi spicca sulla destra e alle spalle di san Francesco il maestoso edificio del sacro Convento di Assisi. La
raffigurazione, più aderente al dato naturale forse per volere degli stessi committenti, ci permette oggi di
capire come doveva essere il profilo occidentale del capoluogo francescano, con il degradare degli ulivi dalla
cima della collina fino a valle.
BEVAGNA
Chiesa di San Silvestro, Binello, decorazione a bassorilievo dell'arco del portale, 1195
Il bassorilievo realizzato per l'arco del portale d'ingresso della chiesa di San Silvestro a Bevagna mostra una
forte attenzione al dato realistico. L'albero di vite, simbolo di Cristo, si alza da terra e percorre l'arco
formando degli intrecci in cui si innestano le foglie e i grappoli d'uva, talvolta pizzicati dagli uccelli. A
denotare il forte spirito d'osservazione dello scultore compaiono addirittura le radici della vite ben salde a
terra.
CASTEL RITALDI
Pieve di San Gregorio, Maestro di Castel Ritaldi, rilievo del portale, 1141
I rilievi della pieve di San Gregorio sono un'interessante esempio dell'utilizzo in scultura di elementi
naturalistici in cui si denota l'attenzione per il dato reale. L'arco del portale riporta in ben due fasce un
motivo ornamentale curvilineo con un tralcio di vite. In particolare in quello maggiore il tralcio è pullulante
di animali, mostri e figure umane che addentano i succosi grappoli d'uva.
GUBBIO
Museo Civico Palazzo dei Consoli, raccolta archeologica, Sarcofago, IX secolo
Il rilievo si trova sul lato lungo del sarcofago, decorato a bassorilievo su tre lati e provvisto di coperchio. La
superficie è interamente campita da un motivo a treccia di nastri viminei su due ordini con all'interno delle
maglie foglie di vite e grappoli tondeggianti. Nell'iconografia cristiana la raffigurazione della vite è un
diretto riferimento alla figura di Cristo e del suo popolo: Gesù stesso si paragonava alla vite e il popolo
cristiano sono i suoi tralci.
Oltre ad essere interessante dal punto di vista iconografico, la decorazione del sarcofago di Gubbio
testimonia una forte attenzione ad dato naturalistico.
Museo Civico Palazzo dei Consoli, Mastro Giorgio Andreoli, piatto in maiolica con la Storia di Fetonte,
1527
Pur narrando un episodio mitologico, la storia di Fetonte figlio di Apollo che per la sua inesperienza cadde
dal carro del sole, la scena è ambientata in un paesaggio agricolo su cui sorgono edifici classici. Sulla sinistra
si distinguono addirittura dei campi appena arati, circondati da alberi.
DERUTA
Museo di fabbrica "Ubaldo Grazia Maioliche", Alpinolo Magnini, piatto raffigurante l'Autunno, 1939 ca.
Al centro del piatto da pompa è raffigurata una giovane in abiti rinascimentali mentre mostra un grappolo
d'uva che regge con la mano sinistra e con la destra stringe un acino. Il suo volto è incorniciato da un
cartiglio con scritto: "pampineas autumnus porrigit uvas" ovvero "l'autunno porge uve pampinee",
parafrasando una frase dalle Epistole di Ovidio. Che la figura femminile rappresenti l'autunno lo ribadisce
anche lo sfondo della scena in cui sono raffigurati verdi colline e campi arati.
Museo di fabbrica "Ubaldo Grazia Maioliche", Virgilio Spaccini, Targa con san Francesco, 1935 ca.
La targa è un omaggio al Cantico delle Creature di Francesco d'Assisi il cui testo è riportato in parte nel
riquadro inferiore. Il santo è ritratto in piedi mentre ammira la bellezza del creato che ha ispirato i suoi versi
e, in particolare, la campagna umbra dove egli trascorse gran parte della sua vita. Sullo sfondo un contadino
in abiti moderni è intento ad arare un campo e in lontananza si vedono le colline con un gruppo di case e gli
uccelli. Spicca un grande melo maritato ad una vite, i cui succosi grappoli neri si mescolano alle mele.
CASO, SANT'ANATOLIA DI NARCO
Chiesa della Madonna delle Grazie, Apparizione della Madonna a cavallo, XV secolo
Nella piccola chiesa nei pressi del cimitero di Caso, all'interno della nicchia centrale nella parete di fondo è
raffigurato il cosiddetto miracolo della Madonna a Cavallo che qui, come anche si intuisce dalla scritta sotto,
in sella ad un cavallo apparve a un giovane e lo benedì.
Ciò che particolarmente interessa è la scena in cui viene ambientato questo episodio: ci troviamo in una
campagna arida con a sinistra uno sperone roccioso, ma animata da una fitta presenza di ulivi, riconoscibili
dalle foglie allungate e dal colore argenteo. La coltivazione dell'ulivo doveva essere tipica di questa zona
dell'Umbria tanto che la sua raffigurazione rafforzava nell'osservatore la certezza che l'evento miracoloso si
fosse svolto proprio qui.
ORVIETO
Cattedrale di Santa Maria Assunta, Lorenzo Maitani e collaboratori, pilastri esterni in facciata, Creazione di
Eva, particolare delle Storie dell'Antico Testamento, 1320-1330 ca.
Il primo e il quarto pilastro sulla facciata del Duomo di Orvieto raffigurano le storie dell'Antico Testamento e
il Giudizio Universale. Gli episodi sono suddivisi in registri diversi da un tralcio di vite che si sviluppa in
alto per tutta l'altezza. I suoi rami, ricchi di foglie e grappoli, sono realizzati con una finezza decorativa e
un'attenzione per il dettaglio eccezionali.
Cattedrale di Santa Maria Assunta, Cappella del Corporale, Ugolino di Prete Ilario, Il Miracolo del
Corporale viene mostrato al Pontefice, 1357-1364
Alle spalle dell'episodio del miracolo del Corporale, che da Bolsena per volere del Pontefice venne condotto
ad Orvieto nel 1263, il pittore raffigura in maniera sintetica ma altrettanto significativa il paesaggio tra città e
campagna. Per caratterizzare l'ambientazione in cui si svolge la scena, Ugolino di Prete Ilario fa riferimento
ad alcuni elementi essenziali per definire la città fortificata di Orvieto, sulla destra, e la campagna
circostante. A connotare l'ambiente agricolo sono gli alberi di ulivo che circondano le mura delle città e i
campi coltivati delimitati da siepi. Pochi elementi che però dovevano essere sufficienti per l'osservatore del
tempo a riconoscere i luoghi a lui familiari.
Museo "Claudio Faina" e museo civico, ceramica attica a figure nere, Stamnos da Crocifisso del Tufo, VIIVI
secolo a.C.
Su un lato del contenitore in ceramica è raffigurato un corteo, o tiaso, dionisiaco. La divinità è seduta al
centro, mentre regge con la sinistra un recipiente e nella mano destra stringe dei ramoscelli di vite dalle
foglioline cuoriformi alternate a grossi pampini.
Nel mondo antico l'intervento del dio veniva invocato perché rinnovasse il ciclo della vita vegetale e tornasse
così a far scorrere il vino ed è per questo che nell'iconografia Dioniso viene spesso raffigurato con dei
grappoli d'uva.
PERUGIA
Fontana Maggiore, Nicola e Giovanni Pisano, formelle a bassorilievo della vasca grande, Marzo con la
Potatura della vigna, 1275-1278
Fontana Maggiore, Nicola e Giovanni Pisano, formelle a bassorilievo della vasca grande, Settembre con la
Pigiatura del mosto, il segno della Bilancia e la Vendemmia, 1275-1278
Fontana Maggiore, Nicola e Giovanni Pisano, formelle a bassorilievo della vasca grande, Ottobre con il
Riempimento delle botti, lo Scorpione e la Costruzione delle botti, 1275-1278
Tra i bassorilievi della vasca inferiore della Fontana Maggiore di Perugia troviamo la raffigurazione dei mesi
associati ai segni zodiacali e alle attività della vita agricola e della pastorizia.
Sono ben tre mesi che scandiscono i momenti della lavorazione della vite a denotare quanto la sua
coltivazione fosse importante per quest'area dell'Italia centrale. Si inizia a marzo con la potatura della vigna
in previsione della nuova fruttificazione. A settembre giunge il momento della vendemmia: un uomo
schiaccia con fatica l’uva, mentre un altro trasporta sulle spalle un cesto carico di grappoli. Infine ad ottobre,
a conclusione della fermentazione il mosto viene versato nelle botti.
L'impressionante realismo con cui Nicola e Giovanni Pisano ritraggono questi momenti sottolineano il loro
interesse per il dato reale e l'importanza data nel Medioevo alla scansione del tempo determinata dal lavoro
dell'uomo.
Museo Archeologico Nazionale dell’Umbria, frammento di sarcofago con scena di vendemmia, seconda
metà del III sec. d.C.
Il frammento di sarcofago mostra con impressionante realismo lo svolgersi di una vendemmia: cinque putti
vestiti con una tunica vengono ritratti nel momento in cui colgono l'uva da una vite che corre sopra le loro
teste.
Lo scultore ha voluto mostrare le differenti momenti della raccolta dell'uva: da sinistra il primo giovane sale
una scala con sulle spalle una piccola cesta, lo seguono tre fanciulli che prendono i grappoli direttamente con
le mani o aiutandosi con una piccola falce mentre, in primo piano, un altro si china per raccogliere i grappoli
in un contenitore.
Galleria Nazionale dell'Umbria, Piero della Francesca, Stimmate di san Francesco, particolare della predella
del Polittico di Sant'Antonio, 1465-1468 ca.
Nella piccola tavola della predella l'episodio del miracolo delle stimmate di san Francesco si svolge nella
notte presso la Verna. L'atmosfera di contemplazione è rafforzata da un'ambientazione essenziale, dominata
dai filari di ulivo le cui foglie riflettono la luce argentea della luna.
Museo dell'Accademia di Belle Arti, Angelo Elladio Migliorati, Ponte sul Carpine presso Montone, 1915
L'opera sembra ispirata a quella dei paesaggisti ottocenteschi, che realizzavano quadri en plain air
privilegiando l'osservazione diretta della natura. La campagna ai piedi del colle su cui sorge Montone, il cui
borgo si intravede sul colle in lontananza, è quella lungo il corso del torrente Carpina dove il territorio è
ancora in gran parte incontaminato, ricoperto da ricchi boschi e da vasti campi di grano a valle.
Museo dell'Accademia di Belle Arti, Gerardo Dottori, Sole sulle torri, 1929
L'opera è un esempio della rappresentazione del paesaggio agricolo umbro operata dal pittore futurista
Gerardo Dottori. L'immagine che egli dà della sua regione è caratterizzata da verdeggianti colline quasi cinte
da una corona di alberelli tondeggianti, le cui chiome argentee riflettono la luce, campi coltivati da diverse
colture distinguibili in base ai colori utilizzati e piccole case. Qui il pittore coglie la stretta connessione tra gli
elementi fondanti del paesaggio umbro e i borghi turriti di cui la nostra regione è ricca.
Palazzo Baldeschi al Corso, Collezione Marabottini, Piero Marabotti, Ragazza con due mezzine per la strada
di Colleramole, 1921
L'opera è ambientata in un'assolata giornata de'estate sulla strada lastricata di Colleramole nel comune di
Impruneta nei pressi di Firenze. La campagna alle spalle della giovane al centro è quella toscana assolata e
costellata qua e là da alcuni edifici. Emerge al centro un ulivo che mostra tutta la sua forza e la capacità di
resistere anche alle alte temperature.
Palazzo Baldeschi al Corso, Gerardo Dottori, Umbria vergine, 1949
L'opera riassume tutto l'interesse di Dottori per il paesaggio umbro reso in maniera del tutto moderna. Il
padre dell'aeropittura raffigura in primo piano un fiume che attraversa la valle, con colline e montagne che si
inseguono in lontananza. Il tutto è coronato dagli alberi di ulivo posi tutti intorno e riassunti in una essenziale
forma a globo. La sua rappresentazione quasi mistica vuole coinvolgere empaticamente l'osservatore.
Palazzo Baldeschi al Corso, Gerardo Dottori, Gesù Pastore, 1957
Il paesaggio aeropittorico su cui si staglia la figura del Cristo è quello della campagna umbra. Al centro un
lago, che potrebbe benissimo essere il Trasimeno, è circondato da colline coperte di campi coltivati.
Palazzo Baldeschi al Corso, Gerardo Dottori, Umbria primavera, 1945
L'opera è la sintesi di come Dottori interpretasse il paesaggio umbro. Nelle sue opere aeropittoriche il
paesaggio agricolo della campagna vuole trasmettere un senso di calma e serenità, in contrasto con il
turbolento muoversi della città.
I campi coltivati, gli olivi dalle chiome argentate e i cipressi, come del resto anche le acque del Trasimeno,
sembrano invitare l'osservatore al silenzio e alla contemplazione della bellezza del paesaggio umbro.
Museo Civico di Palazzo della Penna, Raccolta Dottori, Gerardo Dottori, Forme ascensionali (o Forze
ascensionali), 1930
In quest'opera compaiono gli elementi del paesaggio umbro tanto amati da Gerardo Dottori: gli alberi d'ulivo,
le colline coltivate, il lago Trasimeno portatore di acqua e risorsa per le valli circostanti e, infine, i monti
umbri.
Museo Civico di Palazzo della Penna, Raccolta Dottori, Gerardo Dottori, Trittico della velocità. La corsa,
1925-1927
Potremmo ben dire che quest'opera rappresenta il legame e l'armonia tra la città, in continuo movimento
verso la modernità, e la campagna, caratterizzata da alberi d'ulivo e colline coltivate. È un manifesto del
cambiamento e del progredire dell'uomo che però viene invitato a mantenere sempre il contatto con la natura
e gli elementi che lo circondano.
Casa museo di Palazzo Sorbello, Scena di potatura, XVIII-XIX secolo
L'opera fa parte di una serie dedicata al lavoro contadino e ritrae una scena di potatura in una villa di
campagna. Sulla destra un uomo su una scala è intento a cogliere a mano l'uva che pende da un fitto
pergolato mentre una donna di spalle si dedica alla parte più in basso. In primo piano un'altra donna insieme
ad un giovanetto ripongono i frutti racconti in una cesta di vimini mentre sulla sinistra alle loro spalle un
contadino si riposa ai bordi del campo, che molto probabilmente tra poco dovrà arare.
Si tratta di una scena di genere, una rappresentazione che ha per soggetto scene ed eventi tratti dalla vita
quotidiana.
SPOLETO
Cattedrale di Santa Maria Assunta, stipite destro del portale maggiore, I vignaioli, 1155-1198
Il tralcio di vite abitato scolpito a bassorilievo a lato del portale del duomo di Spoleto alterna scene
allegoriche, a raffigurazioni di animali reali e fantastici, a figure umane intente nel compiere le più svariate
azioni. Tra questi, spiccano per il loro forte realismo i vignaioli, rappresentati quasi come degli acrobati
mentre si aggrappano ai rami per cogliere l'uva. Nell'arte romanica questo frutto era molto presente nelle
decorazioni dei portali delle chiese per la sua analogia con la figura di Cristo. Al significato più propriamente
cristiano si aggiunge qui il volontario riferimento a una delle attività più diffuse nel mondo medievale.
Cattedrale di Santa Maria Assunta, Cappella dell'Assunta, Noè, terzo decennio del XVI secolo
Sulla volta della cappella dell'Assunta viene ritratto Noè mentre stringe un albero di vite rappresentato in
maniera molto realistica con i suoi grappoli bianchi e i grandi pampini. La Bibbia fa risalire la coltura della
vite alla figura patriarca dell'Antico Testamento: al termine del diluvio Noè decise di dedicarsi con la
famiglia alla coltivazione e di piantare una vigna i cui grappoli, una volta cresciuti, sarebbero stati da lui
pigiati per ottenerne un vino che lo inebriò. Nella raffigurazione spoletina sopra di lui due putti in un tondo
reggono in mano un ramoscello d'ulivo, ulteriore segnale dell'avvenuta riappacificazione tra l'uomo e Dio
dopo il diluvio.
Palazzo Mauri, mosaico policromo con grappoli d’uva, VI secolo d.C.
Il mosaico altomedievale venuto alla luce nel cortile di Palazzo Mauri raffigura al centro quattro ceste da cui
si diramano dei tralci di vite con grandi pampini e ricchi grappoli pendenti. Nonostante la rappresentazione
sia sintetica non manca una certa attenzione naturalistica data dalla presenza degli uccellini che beccano i
chicchi.
Museo Nazionale del Ducato di Spoleto, architrave figurato con la Decapitazione di Sant'Emiliano presso
l'ulivo, prima metà del XIII secolo
L'architrave figurato reca scolpite a bassorilievo le storie del martirio del santo eremita Emiliano culminate
nella sua decapitazione presso l'olivo nell'anno 304. Oltre all'attenzione per la rappresentazione della pianta
dell'olivo, con le foglie allungate e ricca di frutti, quest'opera si segnala perché ancora oggi è visibile presso
Trevi l'olivo dove secondo la tradizione fu martirizzato il santo.
Considerata una delle piante di olivo più antiche dell'Umbria pare appartenga ad una varietà del Moraiolo,
molto diffusa in Italia centrale, apprezzato per la sua resistenza al vento e alla scarsità d'acqua.
CAMPELLO SUL CLITUNNO
Tempietto sul Clitunno, rilievo del timpano, VII-VIII secolo
L'edificio che sorge lungo le correnti del Clitunno riporta uno dei primi esempi di raffigurazione in senso
cristologico della vite e dell'uva in Umbria. Si legge nel Vangelo di Giovanni: "Io sono la vite vera e il Padre
mio è l’agricoltore". La vite diviene fin dall'epoca paleocristiana uno dei simboli di Cristo per eccellenza e
che egli venga identificato con essa lo dimostra il rilievo del timpano di questo edificio in cui ai lati della
croce si trovano due grappoli d'uva.
TERNI
Chiesa di Santa Maria del Monumento, Apparizione della Vergine dell'ulivo, ultimo quarto del XV secolo
L'affresco sulla parete sinistra racconta l'episodio avvenuto il 2 luglio del 1399 nei pressi di Assisi quando la
Vergine apparve ad un bambino che si trovava con il padre nei pressi di un uliveto per esortarlo alla
devozione. L'avvenimento è da riconnettersi al passaggio in quell'anno in Umbria dei Bianchi, un movimento
religioso di penitenti che percorse gran parte d'Europa e in particolare l'Italia, per dirigersi verso Roma ed
esortare alla concordia la cristianità, allora sconvolta da tumulti e dalla peste.
Sono molte in Umbria le raffigurazioni di quelle che lo storico dell'arte Marabottini definiva delle "Madonne
miracolose, appollaiate come colombe fra i rami dell'albero". Basti pensare ai quattrocenteschi affreschi nella
chiesa omonima e in quella di San Giuseppe ad Assisi o nell'edicola all'interno di Bevagna realizzata da
Crescimbeni nel 1954. A queste si aggiungono le numerose chiese e pievi sul territorio regionale che
conservano la dedicazione alla Madonna dell'olivo. Nonostante però il territorio umbro conservi molte
testimonianze di questo passaggio, la storia dei Bianchi fu molto breve e già nel 1400 risultano scomparsi.
L'ulivo è stato spesso connesso alla figura della Vergine: l'ulivo è pianta simbolo di pace ed è grazie alla
mediazione di Maria che si raggiunge la riappacificazione di Dio con il genere umano dopo il peccato
originale. Nel riquadro di Terni la presenza della pianta non si limita al riferimento al miracolo ma connota il
paesaggio agricolo, costellando il percorso che dalla campagna conduce verso la città cinta da mura.
Museo d'arte Moderna e contemporanea "Aurelio de Felice" -CAOS, Piermatteo d'Amelia, Natività,
particolare della predella del Polittico dei francescani, 1483-1485
Osservando con attenzione l'opera realizzata per i francescani di Terni, si scorge nel primo scomparto della
predella una raffigurazione del paesaggio agricolo. Alle spalle della Natività, Piermatteo d'Amelia ritrae uno
sfondo che potremmo ben dire ispirato da ciò che il pittore poteva apprezzare osservando la bassa Umbria.
Un fiume attraversato da un ponte in pietra taglia a metà la valle costellata di alberi e campi coltivati, in alto
si ergono le città fortificate, le cui mura erano circondate da alberi.
Sarebbe inutile tentare di identificare questi luoghi a metà tra l'immaginario e il reale, ma è comunque
interessante osservare l'attenzione dell'artista a voler ambientare la scena sacra in un paesaggio più 'terreno' e
vicino all'osservatore.
Museo d'arte Moderna e contemporanea "Aurelio de Felice" - CAOS, Niccolò Alunno, Cristo Crocifisso tra i
santi Francesco e Bernardino da Siena, 1497
Nello stendardo dipinto da un solo lato, un paesaggio agricolo che si staglia in lontananza fa da sfondo al
drappo nero su cui è posta la figura del Cristo con a lato i santi. Sulla destra, digradano le colline mentre a
sinistra si susseguono campi arati circondati da alberi e siepi. La rappresentazione di questi elementi è attenta
e quasi analitica, come se la scena sacra si stesse svolgendo nell'aperto paesaggio della valle umbra.
Museo d'arte Moderna e contemporanea "Aurelio de Felice" -CAOS, Orneore Metelli, Semina al Labro,
1922-1938
Protagonista dell'opera è il lavoro dei contadini e, in particolare, di quelli umbri. Un lavoro faticoso, come
testimoniano gli uomini intenti ad arare il campo in collina, ma che affonda le proprie radici nella storia: il
piccolo borgo sulla destra con i suoi monumenti è la testimonianza di un glorioso passato che da sempre ha
visto legate le vicende della campagna con le sorti della città.
Museo d'arte Moderna e contemporanea "Aurelio de Felice" -CAOS, Orneore Metelli, Panorama di Terni,
1922-1938
Il quadro, realizzato su materiale di recupero, ritrae la veduta di Terni come doveva apparire intorno agli anni
Trenta del Novecento. D'ispirazione per il pittore fu una cartolina illustrata che circolava al tempo.
L'immagine pare cogliere il cambiamento della società e del paesaggio nel momento di passaggio da attività
prevalentemente agricole a quelle industriali. Al centro, la città di Terni è raffigurata con una precisione
quasi lenticolare, sulla sinistra la prima grande fabbrica con intorno le case popolari cominciano
metaforicamente ad invadere lo spazio che prima era occupato dai campi coltivati che però continuano a
resistere e a caratterizzare il paesaggio.
Fondazione Cassa di Risparmio di Terni e Narni, Ugo Castellani, Paesaggio umbro, 1933
L'opera raffigura il paesaggio umbro nella prima metà del Novecento. Non compaiono ancora le grandi
fabbriche e il territorio è costellato di borghi sui colli e cascine a valle. Le colline in alto solo coperte di ulivi
e i campi sono arati.
CARSULAE
Centro visita e documentazione "U. Ciotti", Carsulae - Terni, Bacco, I sec. d.C.
Il Bacco acefalo di Carsulae è singolare dal punto di vista dell'interesse per la coltivazione della vite in
Umbria perché viene raffigurato mente si appoggia ad una vite maritata. Questo tipo di coltura è un’antica
tecnica che prevede l’utilizzo di alberi vivi come tutori delle piante di vite: 'vite maritata' indica il legame tra
la pianta della vite e il tronco legnoso dell’albero a cui la vite viene legata.
Nel Bacco di Carsulae si nota nella parte bassa a destra il tronco dell'albero tutore a cui si arrampica la vite
con i suoi ricchi grappoli.
TODI
Museo - Pinacoteca comunale, Eleuterio Branzani, Panorama di Todi con la Porta Romana, 1913
Il quadro, in relazione con gli altri due del medesimo autore presenti nella pinacoteca di Todi, costituiscono
degli importanti documenti per conoscere la conformazione del centro urbano tuderte e della campagna
circostante agli inizi del XX secolo. Il punto di osservazione è la strada che conduce a porta Romana,
principale via d'accesso alla città: lunghi viali alberati, campi coltivati e ulivi argentei facevano da cornice
alla centro abitato che sorge sul colle dove la leggenda vuole si fermò l'aquila.
CORCIANO
Chiesa Santa Maria Assunta, Benedetto Bonfigli, Gonfalone della Misericordia, 1472
Il gonfalone della chiesa parrocchiale si rivela di estremo interesse perché ai piedi della Madonna della
Misericordia, che con il suo mantello aperto protegge i fedeli cittadini insieme ai santi Agostino e
Sebastiano, il registro inferiore è occupato dal castello di Corciano con il paese arroccato su una collina,
quasi come potremmo vederlo oggi. Si riconoscono le mura quattrocentesche interrotte da torri e dalla
grande porta di ingresso al borgo, i campanili e gli edifici principali al suo interno, ma è la campagna ad
essere resa in maniera molto veridica. Gli olivi cingono il colle, adagiati su un terreno terrazzato e disposti su
filari paralleli.
È la rappresentazione del tipico paesaggio umbro con i suoi borghi murati contro i quali, secondo una felice
formula coniata da Alessandro Marabottini, "come un mare tranquillo, andava a morire l'onda argentea degli
oliveti".
COLLE UMBERTO
Villa del Colle del Cardinale, Salvio Savini e collaboratori, Villa del Colle del Cardinale, 1581
Nata intorno al 1575 come residenza estiva del cardinal Fulvio della Corgna, la Villa divenne presto il fulcro
di una tenuta con fattoria, casolare e case dei contadini che alla fine del Novecento raggiunse i circa 2000
ettari. L'affresco realizzato nella lunetta lungo le scale rappresenta come doveva apparire nel Cinquecento la
villa con il suo vasto parco dove sul lato nord sorgeva un giardino all’italiana, associato a una vasta zona di
orti, frutteti, uliveti destinati al fabbisogno.
Villa del Colle del Cardinale, Salvio Savini e collaboratori, decorazione della volta, 1581
La volta del pianerottolo che conduce al piano nobile della Villa è decorata in modo da fingere un pergolato
in legno percorso da una vite i cui grappoli sembrano pendere dal soffitto. Oltre che un evidente richiamo
agli esempi romani illustri, in particolare quello di Villa Giulia, il riferimento alla vite non doveva essere
casuale in un luogo in cui fin dal Cinquecento affacciandoci dalle finestra avremmo potuto ammirare
vastissime aree percorse da filari di vite, utili al sostentamento della villa.
MAGIONE
Palazzo Comunale, Sala Consiglio Comunale, Gerardo Dottori, I borghi nel comune di Magione, 1948
Il ciclo commissionato a Gerardo Dottori nel 1948 dal sindaco di Magione, Publio Trento Bartoccioni,
raffigura in un'alta fascia continua i paesi facenti parte del territorio comunale distinti tra territori sul lago e
dell'entroterra. Ai piedi delle singole vedute sono presenti immagini relative alle attività produttive tipiche di
ogni borgo come oliveti, vigneti, cereali ma anche prodotti della pesca e della pastorizia.
La pittura murale offre un interessantissimo sguardo d'insieme sul vasto territorio che si estende sul lato
orientale del lago Trasimeno, osservandolo attraverso l'azione operata dall'uomo.
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SITOGRAFIA
www.umbriacultura.it
www.regione.umbria.mediagallery.it