LibroSimoneZaccagni(UNWEB) Trovare un titolo così stimolante ed una copertina che rimandava a testi di logica formale (Douglas Hofstadter, che avevo studiato da ragazzo tanti anni prima per intenderci) non era congruente con il bancone della trattoria di montagna dove, appoggiato, era in vendita. Di certo il proprietario dell’esercizio, persona sensibile, ne aveva percepito l’intelligenza, mettendolo a disposizione della propria clientela. A ben vedere era scritto da un caro conoscente: Simone Zaccagni, eugubino, maestro elementare, giornalista, appassionato di viaggio, sport e fotografia.

La noia di un altro non vale, (ISBN 978-88-94-40860-7, aprile 2019, euro 14) è pubblicato da Alter Erebus (www.alterebus.org) e tradisce, per le citazioni presenti, una attenzione al cantautore Guccini. È un libello ameno, curioso, basato su esperienze e ricordi diretti e personali spesso di argomento locale e tratti dal quotidiano, tutti trasferiti al lettore con ironia ed umorismo. Alzi le mani chi non ha mai pensato di scrivere un libro così, o chi non ha mai desiderato raccontare aneddoti legati alla propria crescita, nelle relative fasi: fanciullezza, adolescenza, maturità. Età scandite dal proprio cantautore preferito, addirittura conosciuto personalmente. L’autore, insegnante ed eclettico come accennavamo, è appassionato di Gubbio, la sua città, di cui rende pregno il libro, insieme al calcio, ai viaggi, ...al gelato ed altro ancora. Si racconta, aprendosi molto ai lettori, in un testo che è un “lessico” o meglio un “formulario” degli anni Ottanta vissuti da studente, oggi ricordati e descritti attraverso una aneddotica di personaggi e situazioni spesso comici, o meglio tragi-comici, tipici di un “paese-città” singolare e controverso; ma conosciuto a fondo. Chi ha descritto o tentato di riportare i ricordi, sa bene quanto sia difficile non cadere nella nostalgia del passato o peggio non scadere nella malinconia, ebbene Simone Zaccagni è riuscito ad evitare esattamente questo, scrivendo di “caratteri” ed “accadimenti” del proprio trascorso, con leggerezza, velocità, intelligenza, comicità e sguardo al futuro. Alcuni accenni letterari come per esempio quello a Garcia Lorca e una narrazione spesso verista fanno da contorno. Per citare un esempio, accenniamo al divertentissimo capitolo quattro, “Sangue e Puffi”, il cui titolo trash è tutto un programma e che tra le righe rimanda alla figura del sarto di paese e a quella curiosa auto tutta di plastica, Meharì ...coincidenze valide per più di un figlio di insegnante: “La gelateria era in Corso Garibaldi ...aveva il gusto “puffo”. ... Insomma inizio a pedalare con due gelati in mano ...all’inizio Corso Garibaldi è in una discesa abbastanza blanda, ma poi si imbocca via Cairoli che oltre ad essere vorticosa ha anche un lastricato irregolare ...In preda al panico non so che fare, la velocità aumenta, vedo i gelati che si sgretolano come le meteore ...decido di compiere l’olocausto, buttando via i due gelati rimasti ormai semplici coni appiccicosi ...il sangue fu pulito dai vigili del fuoco ...seppi che mi soccorse il sarto ...Mia madre mi abbracciò e mi chiese come mi sentissi, risposi: «benino, ma dove sono i puffi?» ”.
Giuseppe Nardelli e Francesca Romana Castiglione


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