La cerimonia, alla presenza dell'assessore Varasano, nel complesso di Santa Caterina
(UNWEB) Perugia. È stato inaugurato martedì 19 aprile 2022 il Salone del Refettorio del Complesso di Santa Caterina (conosciuto con il nome di ex Saffa), oggi sede della Soprintendenza archivistica e bibliografica dell’Umbria: a presentare il nuovo allestimento dello spazio sono intervenuti la “padrona di casa” Giovanna Giubbini, Elvira Cajano, Soprintendente Archeologia Belle Arti e Paesaggio dell’Umbria, Marco Pierini, direttore della Galleria Nazionale dell’Umbria, e per il Comune di Perugia l’assessore alla cultura Leonardo Varasano.
La sinergia tra il museo perugino e la Soprintendenza archivistica e bibliografica, concepita e portata a compimento nell’ottica di una promozione congiunta del patrimonio e di una sua maggiore fruibilità, ha consentito di collocare nella sala, dotata di attrezzature per ospitare eventi e conferenze grazie a un’operazione appena conclusa di restauro e rifunzionalizzazione dello spazio, undici opere provenienti dai depositi della Galleria, ora affidati temporaneamente alle cure della Soprintendenza che le ospita.
Realizzati su diversi supporti ed eseguiti da artisti attivi in Umbria nel XVI e XVII secolo, i dipinti provengono da chiese, conventi e istituti religiosi del capoluogo umbro. Dall’Ospedale di Santa Maria della Misericordia giungono l’affresco con l’Adorazione dei pastori di scuola perugina, nella quale sono evidenti le reminiscenze del Vannucci, ma anche di Pintoricchio, e il seicentesco San Benedetto e angeli di Vincenzo Pellegrini, detto il ‘Pittor bello’ per la grazia e la sensibilità del suo stile, personaggio di spicco nel panorama della cultura artistica locale a cavallo tra Cinque e Seicento. Nell’orbita della tradizione pittorica cinquecentesca umbra possono collocarsi anche la Madonna in gloria, San Francesco d’Assisi, San Ludovico, San Bonaventura e Sant’Antonio da Padova, databile alla metà del XVI secolo e precedentemente attribuita a Giannicola di Paolo per alcuni elementi pintoricchieschi e perugineschi, e l’affresco con la Crocifissione, per il quale è stato proposto il nome di Mariano di Ser Austerio e nel quale sono riconoscibili gli influssi di Raffaello e Domenico Alfani, ma anche di Perugino.
La componente internazionale è rappresentata da La Trinità, la Vergine, San Francesco d’Assisi, Sant’Antonio abate, San Giovanni Battista e angeli di Tommaso Bernabei detto il Papacello, esponente di quell’entourage artistico “istituzionale” gradito a papa Paolo III Farnese, e di due dipinti, provenienti dalla chiesa di Santa Maria dei Fossi, attribuiti a Pietro Martino di Pietro Martino di Anversa, artista fiammingo di cui si conosce ancora poco. La Madonna con il Bambino, San Giovanni Battista e San Girolamo è una copia della famosa Visione di san Girolamo di Parmigianino, dipinta dal celebre artista tra il 1526 e il 1527 per Maria Bufalini e trasferita nel 1558 nella cappella di famiglia in Sant’Agostino a Città di Castello, che si trova ora alla National Gallery di Londra. L’altra opera di Pier Martino fiammingo, firmata e datata, è la tavola dedicata a Simonino da Trento, con storie della sua vita. Le vicende della scomparsa del bambino, dell’uccisione e del rinvenimento del suo corpo, nonché l’accusa nei confronti della comunità ebraica della città, in una “invenzione del colpevole” smentita poi del tutto dalla recente storiografia, sono state oggetto di una recente mostra a Trento.