9cbb16ba 237b bbba f538 14a4a190f70eUmbriaEnsemble – Ministero della Cultura - Fondazione CARIFOL. Sabato 10 Dicembre, ore 18.30  Salone d’Onore Palazzo Candiotti, Foligno . Suoni di Boschi e d’Abbazie “La morte e la fanciulla”

(UNWEB) Secondo un inveterato quanto infondato luogo comune della critica musicale, Franz Schubert, il sublime compositore viennese di Lieder, Opere pianistiche, Quartetti, Sinfonie, sia costantemente impacciato nell’utilizzo delle forme classiche. È vero che l’ammiratissimo modello beethoveniano – tanto ammirato da spingere Schubert a chiedere di essere tumulato accanto alla tomba di Beethoven – negli ultimi quartetti viene superato in una dimensione espressiva pienamente romantica, sia in senso formale che espressivo; resta, tuttavia, che fino negli ultimi tre Quartetti, ed in particolare nel Quartetto in re minore D810 “Der Tod und das Mädchen”, il compiuto paesaggio romantico non esula mai da un rigoroso rispetto per la tradizione classica. Basti pensare al sorvegliatissimo e insieme complesso Presto finale dell’opera, una galoppata infinita verso un esito parossistico, dove l’ebbrezza del baccanale - definito da Einstein la tarantella della morte - non conosce tregua se non in un colpo improvviso, estraneo, che spezza il cerchio ossessivo dal quale non c’è scampo.

Basti pensare al rigore quasi sacrale con cui nel secondo movimento si susseguono le cinque Variazioni che si dipanano, tra rassegnazione e ribellione, dal tema principale che dà il nome all’intero Quartetto: il tema del Lied “Der Tod und das Mädchen”, La morte e la fanciulla, composto nel 1817 su testo del poeta Matthias Claudius. Un pensiero di rassegnata tristezza grava sul tema principale della Variazione, indicato da Schubert con queste parole pronunciate dal personaggio simbolico della morte, consolatrice di ogni umano affanno: “Non aver paura, non ti faccio male. Riposerai dolcemente tra le mie braccia.” Un lirismo di straordinaria, vibrante purezza avvolge le cinque Variazioni, proiettate verso quel superiore clima spirituale che l’estetica romantica definisce approdo dell’espressione redentrice della Musica. La terza e la quinta Variazione hanno un tono più teso e agitato, è vero, ma è guizzo velleitario che vuole sottolineare il senso di ribellione contro la dolorosa realtà. Ribellione che, nell’ultimo accordo, si scioglie.

Un capolavoro dell’ultimo Schubert, quando l’equilibrio tra la sua giovane età e la sensazione della morte imminente si spinge verso una creatività di dimensioni iperuranie e fantastiche, che l’estetica romantica avrebbe poi definitivamente consacrato: anche in questo senso si sostiene la prospettiva secondo cui Schubert sarebbe l’anello di congiunzione tra Beethoven e Brahms.

Un capolavoro, La morte e la fanciulla, che non finisce mai di sorprendere e aprire nuovi orizzonti e paradisi privati, all’ascolto. Venerdì 10 Dicembre, nel Salone d’Onore del favoloso Palazzo Candiotti a Foligno, l’ultimo appuntamento della rassegna “Suoni di Boschi e d’Abbazie”, ideata e realizzata da UmbriaEnsemble con il sostegno del Ministero della Cultura e della Fondazione CARIFOL, interpreta il sublime quartetto schubertiano con i suoi archi (Angelo Cicillini e Cecilia Rossi, violini; Luca Ranieri, Viola; M. Cecilia Berioli, Violoncello) e le coreografie della danzatrice italo inglese Livia Massarelli in uno spettacolo dal vivo che intende squadernare la partitura nei suoi più estremi vertici ideali e passionali, spirituali e sensuali, già preannunciati nel brano d’apertura, l’Andante dal Quartetto in la minore D804 Rosamunde.


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