BBBB0359pAl corteo storico, frutto del grande lavoro di aggregazione svolto dall’associazione I Bracceschi, hanno partecipato oltre 250 figuranti in abiti d'epoca da tutto il Centro Italia, tra cui sbandieratori e tamburini. La battaglia in piazza IV Novembre, guidata da Alexio Bacchiorri, nei panni del condottiere Andrea Fortebracci, ha calato il folto pubblico nelle atmosfere cavalleresche del ‘400. Infine il VI "Processo Storico" del Rotaract Club Perugia Est, nella Sala dei Notari, ha permesso di conoscere e giocare con la storia del “signore di Perugia”.

 

Un successo senza precedenti per la città la rievocazione della “presa di Perugia” organizzata dal Rotaract Club Perugia Est, guidato dal presidente Ludovico Maria Fagugli, e dall'associazione culturale I Bracceschi, presieduta da Francesca Fortunati, per rievocare le gesta di Braccio Fortebracci da Montone.

 

Il corteo, con oltre 260 figuranti in abiti d’epoca provenienti da tutto il Centro Italia, ha sfilato partendo da porta San Pietro, su Corso Cavour, per poi attraversare Corso Vannucci e giungere in IV Novembre accompagnato dal Sindaco della città Andrea Romizi. Durante il percorso le disfide dei tamburini hanno richiamato i cittadini, che sono accorsi a migliaia.

Il corteo storico, frutto del grande lavoro di aggregazione svolto dall’associazione I Bracceschi, ha accompagnato il condottiero a prendere possesso della città dopo la vittoriosa battaglia di Sant'Egidio del 1416 contro Carlo Malatesta, difensore di Perugia in nome dello Stato della Chiesa.

 

In piazza IV Novembre, davanti alla Fontana Maggiore, si è svolta una vera e propria battaglia medioevale guidata da Alexio Bacchiorri, nei panni di Braccio da Montone. Varie compagnie d’armi si sono affrontate in mezzo al pubblico secondo tecniche di combattimento medioevale fedelmente ricostruite fin nei minimi particolari.

Hanno partecipato gli Arcieri de Varano e una delegazione della “Corsa alla Spada” di Camerino, la Militia Bartholomei, i tamburini e una delegazione di Castelraimondo, i Lupi di Ventura e i Balestrieri di Città di Castello, gli sbandieratori di Gualdo Tadino, una delegazione di Montone, una delegazione di Spoleto, il Terziere Matiggia di Trevi, i Tamburini e una delegazione di Visso e una la delegazione di Anghiari.

 

Per concludere è andato in scena il “Processo storico” a Braccio da Montone. Uno dei più noti condottieri italiani del ‘400, che secoli dopo Alessandro Manzoni ricorderà ne Il Conte di Carmagnola con una frase tanto poetica quanto chiara nel descriverne la fama immortale: “Braccio, che per tutto ancora, con maraviglia e con terror si noma”.

La Sala dei Notari si è trasformata in un Tribunale. Un collegio di veri magistrati, composto dall’Avv. David Brunelli, Professore Ordinario Diritto Penale all'Università di Perugia, il Dott. Daniele Cenci, e la Dott.ssa Nicla Flavia Restivo, Magistrati del Tribunale di Perugia, ha ascoltato le deposizioni di tre testimoni per due episodi della storia di Braccio: l’omicidio del condottiero Paolo Orsini del 1416 e le violenze perpetrate sulle donne dal suo esercito a Barisciano, in Abruzzo, durante l’assedio de L’Aquila nel 1416. Poi, dopo le arringhe dell’accusa, il Dott. Sergio Sottani, Procuratore Capo della Procura della Repubblica di Forlì, e della difesa, l’Avvocato Franco Libori, i magistrati hanno giudicato il signore di Perugia emettendo una sentenza che è iniziata con il riconoscimento della grandezza storica del personaggio di Braccio da Montone. Il giudizio, secondo i canoni attuali del diritto, in una sorta di cortocircuito storico, è stato di assoluzione per il primo episodio e di condanna per il secondo.

 

A interpretare l’imputato Andrea Fortebracci, meglio conosciuto come Braccio da Montone, in tutta la sua fierezza, è stato Alexio Bacchiorri, dell'associazione I Bracceschi. I testimoni dei fatti sottoposti ad interrogatorio erano invece: Elena Fabbri, Francesco Cotana e Gabriele Principato, del Rotaract e Ross Ripamonti, studente dell’Università di Bath, in Umbria per seguire un corso di lingua e cultura italiana all'Università per Stranieri, grazie a una borsa di studio patrocinata dal Club Perugia Est. Ogni personaggio indossava fedeli ricostruzioni dell’abbigliamento dell’epoca prestati dal negozio Party Street di Perugia, sponsor dell’evento.

Al termine del dibattimento, come ormai da consuetudine, il pubblico intervenuto è stato chiamato ad emettere il suo verdetto mediante le biglie bianche e nere fornite all’ingresso. Il giudizio è stato 129 a 63, a favore dell’innocenza dell’imputato. Garante del processo è stato il Notaio Dott. Luigi Sconocchia Silvestri.

 

L’evento è stato organizzato grazie agli sponsor Medioevo di Gubbio, Party Street di Perugia, Lucia Corso Cavour, L’Associazione Borgo Bello e Federico Miccioni Fotografo.

Nelle passate edizioni la manifestazione, ormai un appuntamento fisso per i cittadini di Perugia, ha ottenuto le lettere di plauso del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e del Presidente del Senato Renato Schifani.

 

Questa nuova edizione del “Processo storico”, organizzata dal club guidato dal Presidente Fagugli e curata dallo storico Gabriele Principato, con la collaborazione dell’appassionato Lorenzo Saggini, ha avuto il patrocinio della Regione Umbria, della Provincia di Perugia, del Comune di Perugia, del Comune di Montone e dell'Università per Stranieri di Perugia.

 

Il ricavato sarà destinato al finanziamento di borse di studio dell’Universita? per Stranieri di Perugia, per la frequenza di corsi di lingua e cultura italiana per stranieri, ed in parte devoluto a favore del restauro dell’opera “Eterno e Angeli”, della scuola del Raffaello, esposta alla Galleria Nazionale dell’Umbria.

 

Per informazioni: www.processostorico.it

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La Corte di Perugia

nel processo a carico di ANDREA BRACCIO FORTEBRACCIO, CONTE DI MONTONE,

esaminati i documenti storici, sentiti i testi all’udienza odierna e udite le conclusioni delle parti, ha emesso la presente

SENTENZA

1. Emerge dagli atti che l’imputato è stato uno dei più celebri condottieri dell’epoca, chiamato dai più importanti sovrani della penisola per sostenere mediante le armi le loro fortune e determinare i loro successi. Avendo trascorso tutta la vita sui campi di battaglia, egli è rimasto coinvolto in numerose vicende di sangue. Va anche dato atto che egli ha governato la città di Perugia con grande lungimiranza, lasciando un segno indelebile nella storia della città.

2. Con riguardo all’uccisione di Paolo Orsini, signore di Gallese, ad opera di Angelo Labello Tartaglia, Cristofaro di Agello e Ludovico Colonna, avvenuta il 5 agosto 1416 in Colfiorito, ritiene la Corte che non sussistono prove sufficienti a dimostrazione che l’azione fu commissionata da BRACCIO. Infatti, non si può escludere che i tre uomini abbiano agito su incarico di qualcuno e che BRACCIO potesse avere una ragione per vendicarsi dell’Orsini, il quale era entrato in conflitto contro il condottiero di Montone per sostenere le sorti del partito nobiliare nel territorio perugino. Tuttavia, non emerge che il Tartaglia e gli altri fossero al soldo del BRACCIO; anzi, il Colonna era a sua volta un condottiero che verosimilmente si muoveva con autonomia e che aveva personali ragioni di inimicizia nei confronti della vittima. Orsini, del resto, era un personaggio che aveva attirato molti odi con il suo comportamento spregiudicato e la violenza dei modi. Anche se il teste Iacopo da Orvieto ha riferito di aver visto intervenire immediatamente gli uomini di Braccio a difesa dei tre uccisori, non è possibile concludere con certezza che fu proprio il Braccio ad ordinare la uccisione dell’Orsini.

3. Con riguardo ai reati commessi dieci anni dopo nel territorio aquilano, nei confronti delle popolazioni di San Pio e di Barisciano, una volta che l’esercito di Braccio ne aveva vinto la resistenza, hanno riferito i testi Elena da Pesaro e Betto da Lipari, che la Corte giudica entrambi attendibili. E’ emerso che numerose donne di Barisciano, subirono l’umiliazione di essere spogliate e fatte camminare nude fino all’Aquila, anche alla presenza dei loro bambini. Alcune di esse rimasero vittime di atti di vera e propria violenza sessuale. Risulta che il Braccio, presente nel luogo, abbia dato disposizioni ai suoi uomini di vendicarsi nei confronti delle popolazioni, o, che comunque abbia lasciato liberi i suoi uomini di sfogarsi in ogni modo. Egli, pertanto, deve ritenersi responsabile di tutte le atrocità e le violenze brutali da costoro commesse, anche se, secondo le fonti, questa fu la prima e l’unica volta che egli si macchiò di infamie simili, non degne di un vero condottiero.

            Analoga considerazione deve farsi per le sevizie e i maltrattamenti nei confronti dei prigionieri, nonché dei danneggiamenti agli edifici e ai monumenti di cui parlano i documenti storici. Si tratta di atti non giustificati perché non riconducibili ad esigenze della guerra, dei quali BRACCIO deve rispondere non solo moralmente ma anche penalmente. Infatti, già all’epoca era possibile distinguere tra la violenza necessaria ai fini bellici e quella gratuita nei confronti della popolazione civile, inerme e indifesa, espressione solo di istinti brutali e di cieca vendetta.

Per queste ragioni, Braccio Fortebraccio da Montone deve essere assolto dall’accusa di concorso in omicidio di Paolo Orsini, per insufficienza di prove; deve essere condannato, per gli altri reati contestati, con esclusione di quelli commessi a S. Pio, alla pena complessiva di dieci anni di reclusione. E’ ammesso sin d’ora a prestare la propria opera a favore delle associazioni di sostegno alle donne vittime di violenza e della popolazione dei territori aquilani, per tutto il tempo della durata della pena.

Così deciso in Perugia, il 23 novembre 2014

Il presidente Nicla Flavia Restivo

I giudici Daniele Cenci e David Brunelli


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