In programma per il primo Weekend del il nuovo spettacolo di teatro musicale della regista francese, che mette in scena il gesto della sacerdotessa del mito greco Baúbo, sconvolgente e capace di farci tornare alla vita
(UNWEB) Spoleto. Segue la traccia del mito – filo conduttore della sessantasettesima edizione del Festival dei Due Mondi – Baùbo / sull'arte di non essere morto, il nuovo spettacolo di Teatro Musicale firmato da Jeanne Candel in scena a San Simone sabato 29 giugno alle ore 17 e domenica 30 giugno alle ore 18:30. Dopo il successo di Demi-Véronique e Le Crocodile trompeur / Didon et Énée, Candel torna al Festival dei Due Mondi insieme alla sua compagnia la vie brève con una nuova creazione ispirata al mito di Baùbo, uno dei personaggi più misteriosi della mitologia greca. Solo lei, anziana sacerdotessa, riuscì a far tornare il sorriso sulle labbra di Demetra, dea delle stagioni che disperata stava condannando la terra a un inverno senza fine per il dolore di aver perso la figlia Persefone rapita, da Ade. Il gesto di Baùbo è semplice e rivoluzionario: si solleva le vesti e mostra il suo sesso a Demetra, che scoppia in un riso liberatorio. Un gesto comico e buffo che diventa simbolo di fertilità, desiderio, creazione. «È l'equivalente di un gesto creativo, – spiega – credo che la creazione artistica abbia il potere di risvegliare, di stimolare alcune forze che sono in noi, a cui non prestiamo però attenzione». Lo spettacolo concepito da Candel è un'indagine interiore, un'esplorazione del corpo e dell'anima mentre sono travolti dalle tempeste della passione, per osservarne le espressioni selvaggiamente contrastanti. Nella storia di Baùbo si specchia la vicenda di una donna che soffre per una delusione d'amore. Candel racconta: «Tutti abbiamo sperimentato la fine di un amore, e tutti reagiamo in modo diverso. Tuttavia c'è sempre un momento in cui la vita prende il sopravvento, in cui il nostro stato cambia».
E però nel teatro musicale di Jeanne Candel, fatto di immagini e di movimenti, il testo è solo uno dei materiali su cui costruire. Sul palcoscenico gli attori sono anche musicisti, in un ensemble eterogeneo composto da violino, sassofono, chitarra classica ed elettrica, contrabbasso e percussioni, con la voce del mezzosoprano Pauline Leroy e la direzione musicale di Pierre-Antoine Badaroux. La storia di Baùbo si intreccia con le musiche di Dietrich Buxtehude e Heinrich Schütz.
Un'anatomia della passione in cui ancora una volta musica e teatro si intrecciano. Candel racconta ancora: «Ero un'adolescente quando vidi per la prima volta sul palco un lavoro di Pina Bausch. Fu uno shock, attraversavo un momento difficile e la sua arte ebbe il potere di salvarmi, cambiò la mia vita. Vedere quello spettacolo mi spinse verso il grande desiderio di creare».