Gli appuntamenti dal 26 ottobre al 3 novembre:
Sabato 26 ottobre proiezione del documentario sul Progetto Čechov.
Domenica 27 ottobre la trilogia completa in scena per un'imperdibile maratona teatrale.
Dal 30 ottobre al 3 novembre in scena Il giardino dei ciliegi, terza tappa del Progetto.
(UNWEB) Perugia. Dopo il debutto in prima assoluta al Festival dei Due Mondi di Spoleto lo scorso giugno, riparte dal Teatro Morlacchi di Perugia la tournée de Il giardino dei ciliegi di Anton Čechov diretto da Leonardo Lidi (dal 30 ottobre al 3 novembre)e della Trilogia Čechov che, domenica 27 ottobre, vedrà in scena in successione le tre tappe del Progetto triennale: Il gabbiano, Zio Vanja e Il giardino dei ciliegi.
Uno speciale appuntamento dedicato allo scrittore e drammaturgo Anton Čechov, con i tre spettacoli diretti da Leonardo Lidi. Il regista sceglie di confrontarsi con i grandi temi dell’opera cechoviana, dall’amore al ruolo dell’arte nella società, fino agli interrogativi universali che animano le relazioni dei personaggi, per una riflessione sull’essere umano, sulla politica e, dunque, sul teatro stesso.
La maratona teatrale, in scena il 27 ottobre: alle 11.30 Il gabbiano, alle 15.00 Zio Vanja e alle 18.00 Il giardino dei ciliegi.
Come spiega il regista: «Una trilogia con la stessa Compagnia per sottolineare l’importanza e il talento delle attrici e degli attori italiani, vera pietra preziosa del teatro italiano». – continua Lidi – «Unico comune denominatore richiesto per affrontare l’autore russo: la sincerità d’animo. Essere cristallini nella volontà di consegnare tre testi straordinari al pubblico attraverso la forza di insieme e saper dunque cogliere l’amore che Čechov dedicava alla figura dell’attore nelle sue dinamiche di scrittura».
Il giardino dei ciliegi, andrà in scena da mercoledì 30 ottobre a domenica 3 novembre (mercoledì ore 20.45, giovedì ore 19.30, venerdì ore 20.45, sabato ore 18 e domenica ore 17).
Sabato 26 ottobre alle 18, presso l'Auditorium Santa Cecilia di Perugia, la proiezione del documentario diretto da Lorenzo Bernardini sulla Trilogia; un racconto che ripercorre i tre intensi anni di costruzione degli spettacoli del Progetto prodotto dal TSU.
NOTE DI REGIA
Progetto Čechov – La Trilogia. Ognuno reagisce a suo modo. Io, nel mio piccolo, ho reagito così. Durante la pandemia erano in tanti ad associarsi, mobilitarsi e interrogarsi su quello che sarebbe stato il futuro del nostro mestiere. Anche per me, ovviamente, la domanda si è fatta costante e mi è venuto spontaneo allontanarmi dalla conversazione fino a sparire per chiedermi sinceramente, nel mio intimo, che cosa mi aspettassi dal teatro del domani e da me stesso come regista. Stimolato così da Nino Marino, direttore del Teatro Stabile dell’Umbria, sulla nuova triennalità post pandemica ho risposto che Cechov sarebbe stata la scelta giusta per ricominciare. Una trilogia con la stessa Compagnia per sottolineare l’importanza e il talento delle attrici e degli attori italiani, classificati nei pensieri politici in zona retrocessione ma vera pietra preziosa del teatro italiano. La compagnia doveva dunque rappresentare la categoria in tutte le sue diversità, di esperienza e luogo, abbracciando sotto lo stesso tetto l’eredità dei maestri di fine secolo, teatro d’avanguardia, esperienze di collettivo, associazioni culturali, difficoltà della provincia e il precariato totalizzante delle nuove generazioni. Unico comune denominatore richiesto per affrontare l’autore russo: la sincerità d’animo. Essere cristallini nella volontà di consegnare tre testi straordinari al pubblico attraverso la forza di insieme e saper dunque cogliere l’amore che Cechov dedicava alla figura dell’attore nelle sue dinamiche di scrittura. Per dirla in maniera sciocca: abbiamo chiesto al Dottore di insegnarci a come volerci bene. E non si può che amarli questi straordinari artisti: Giordano Agrusta, Maurizio Cardillo, Alfonso De Vreese, Ilaria Falini, Christian La Rosa, Angela Malfitano, Francesca Mazza, Orietta Notari, Mario Pirrello, Tino Rossi, Massimiliano Speziani e Giuliana Vigogna.
La scelta dei testi e della cronologia.
Il gabbiano – Rientrate in teatro, sì: ma per dirci che? Nel nostro teatro la forma sta uccidendo il contenuto irrimediabilmente o si può ancora ambire al ritorno delle storie? Nelle mie continue furie da spettatore noto sempre di più che in tanti preferiscono parlare a pochi, contestazione riconducibile alla drammaturgia come alla politica, lasciando così successi e spazi a cialtronerie populiste. Il viaggio di Treplev e le perplessità di Trigorin ci domandano di cosa vogliamo parlare una volta saliti sul palcoscenico e in che modo; se possiamo abbandonare l’eccesso di simbolismo in favore del cittadino e se non sia il caso di liberarci dalla giovanilistica scorciatoia della novità.
Treplev - “sì, mi vado sempre più convincendo che non si tratta di forme vecchie e nuove, ma del fatto che l’uomo scrive, senza pensare alle forme, scrive perché gli fluisce liberamente l’anima”.
Il Gabbiano ha presentato in maniera netta il parallelismo, fulcro del Progetto Cechov, tra società e palcoscenico, mettendo in scena madri attrici, figli amletici, drammaturghi, registi, giovani attrici e spettatori annoiati. Specchiarsi nel pubblico, o nel lago, per riconoscersi. Per ritrovarsi grazie all’amore. Dorn – Quanto amore, lago incantatore.
Zio Vanja – Una volta ucciso il Gabbiano, fatto sparire sotto un lenzuolo bianco l’astrattismo dalle assi del nostro palcoscenico, ci concentriamo sulla storia della nostra strana società/famiglia e sul suo stato di ininfluenza. La famosa conferenza stampa dove l’ex Premier dichiarava “un occhio di attenzione per i nostri artisti che ci fanno tanto divertire e tanto appassionare” è stata una manna dal cielo per questo spettacolo che, in formato divertito e appassionante, ha saputo ridere delle nostre ridicolaggini. Tutti i personaggi, compreso il demone del legno Astrov, sbattono la testa nella sensazione di vivere in una stagione che ha perso la forza d’impatto, che non crede più nella sua natura e che genera dunque una confusa e pericolosa genericità tra eccessi di tradizione e cinemonologhi. Un teatro che non crede più in se stesso è un teatro ininfluente, un luogo che, nascondendosi nei fasti del passato, uccide la possibilità del presente. Vanja: “sono cinquant’anni che parliamo, parliamo, leggiamo opuscoli. È ora di piantarla… fino all’anno scorso anche io come te mi riempivo la testa con tutti questi sofismi, per non guardare in faccia la vita vera, e credevo di fare bene. Adesso, se tu sapessi! Passo intere notti a rodermi dalla rabbia per aver buttato così stupidamente il mio tempo..”
Il giardino dei ciliegi – Un luogo che vive solo nel ricordo. Il nostro inutile giardino, il nostro teatro pubblico, non si può basare solo sui numeri e non si può valutare solo contando quante ciliegie produce di anno in anno. Altrimenti, ieri come oggi, tanto vale privatizzarlo e farci tante villette per i turisti. Se non c’è rischio non è Pubblico e non merita di essere sostenuto dalle persone. Se l’unico pensiero è avere sempre di più, accumulare in maniera autolesionista e spremere le persone accanto a noi, se crediamo in questa forma di schiavismo del nuovo millennio, se smettiamo di occuparci della qualità delle nostre vite attraverso la qualità della vita degli altri allora mi chiedo che cosa stiamo facendo, ancora, su un palcoscenico. E se lo chiedono anche gli attori, abbandonati a dover elemosinare attenzione con lunghi monologhi emotivi ed effimeri su armadi di cento anni fa. A dover auto affermare il valore del proprio lavoro. Ci siamo dimenticati di loro, abbiamo chiuso la porta a doppia mandata e li abbiamo lasciati agonizzanti dopo aver sfruttato il loro servizio. Ecco l’ultima immagine che Cechov ci lascia nel finale di Giardino, il finale di una vita spesa per il teatro. Un “servitore” dimenticato che dice a se stesso, o al teatro che sta occupando: Firs: “...non hai più forze, non ti è rimasto proprio nulla, nulla, eh, buono a nulla...”. Poi una corda tragica di violino a riempire la scena. Anton Cechov, dopo tutta questa buona marmellata regalata, ci lascia con una nota triste, come se non avesse più voglia di ridere. E infatti c’è da piangere. O, appunto, da reagire credendo nella forza presente del Teatro.
CREDITI – TRILOGIA
Il gabbiano | Progetto Čechov – prima tappa
traduzione Fausto Malcovati
regia Leonardo Lidi
con (in o.a.) Giordano Agrusta (Semen Semenovič Medvedenko), Maurizio Cardillo (Evgenij Sergeevič Dorn), Ilaria Falini (MaŠa), Christian La Rosa (Konstantin Gavrilovič Treplev), Angela Malfitano (Polina Andreevna), Francesca Mazza (Irina Nikolaevna Arkadina), Orietta Notari (Petr Nikolaevič Sorin), Tino Rossi (Il’ja Afanas’evič Šamraev), Massimiliano Speziani (Boris Alekseevič Trigorin), Giuliana Vigogna (Nina Michajlovna Zarečnaja)
scene e luci Nicolas Bovey
costumi Aurora Damanti
suono Franco Visioli
assistente alla regia Noemi Grasso
produzione Teatro Stabile dell’Umbria, Emilia Romagna Teatro ERT / Teatro Nazionale, Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale, in collaborazione con Spoleto Festival dei Due Mondi
Zio Vanja | Progetto Čechov – seconda tappa
traduzione Fausto Malcovati
regia Leonardo Lidi
con (in o.a.) Giordano Agrusta (Il’ja Il’ic Telegin), Maurizio Cardillo (Aleksandr Vladimirovich Serebryakov), Ilaria Falini (Elena Andreevna), Angela Malfitano (Marija Vasil’evna Vojnickaja), Francesca Mazza (Marina, vecchia njanja), Mario Pirrello (Michail L’vovič Astrov), Tino Rossi (Guardiano), Massimiliano Speziani (Ivan Petrovič Vojnickij), Giuliana Vigogna (Sof’ja Semënovna)
scene e luci Nicolas Bovey
costumi Aurora Damanti
suono Franco Visioli
assistente alla regia Alba Porto
produzione Teatro Stabile dell’Umbria
in coproduzione con Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale, Spoleto Festival dei Due Mondi
Il giardino dei ciliegi | Progetto Čechov – terza tappa
di Anton Čechov
traduzione Fausto Malcovati
regia Leonardo Lidi
con (in o.a.) Giordano Agrusta (Boris Borisovic Simeonov-Piscik), Maurizio Cardillo (Charlotta Ivanovna), Alfonso De Vreese (Jasa), Ilaria Falini (Varja, figlia adottiva di Ljubov'), Christian La Rosa (Peter Sergeevic Trofimov), Angela Malfitano (Dunja), Francesca Mazza (Ljubov' Andreevna), Orietta Notari (Lenja Andreevna, sorella di Ljubov’), Mario Pirrello (Ermolaj Alekseevic Lopachin), Tino Rossi (Firs), Massimiliano Speziani (Semen Panteleevic Epichodov), Giuliana Vigogna (Anja, figlia di Ljubov')
scene e luci Nicolas Bovey
costumi Aurora Damanti
suono Franco Visioli
assistente alla regia Alba Porto
produzione Teatro Stabile dell’Umbria
in coproduzione con Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale, Spoleto Festival dei Due Mondi
Tournée 2024/2025 – TRILOGIA ČECHOV
Teatro Morlacchi Perugia – domenica 27 ottobre 2024
Teatro Strehler Milano – sabato 16 novembre 2024
Teatro Carignano Torino – sabato 30 novembre 2024
Teatro Arena del Sole Bologna – sabato 11 gennaio 2025
Tournée 2024/2025 – IL GIARDINO DEI CILIEGI
Teatro Morlacchi Perugia – da mercoledì 30 ottobre a domenica 3 novembre 2024
Teatro Civico Vercelli – martedì 5 novembre 2024
Teatro Toselli Cuneo – mercoledì 6 novembre 2024
Teatro Alfieri Asti – venerdì 8 novembre 2024
Teatro Strehler Milano – da martedì 12 a domenica 17 novembre 2024
Teatro Odeon Lumezzane – mercoledì 20 novembre 2024
Sala Teatro Lugano – venerdì 22 e sabato 23 novembre 2024
Teatro Carignano Torino – da martedì 26 novembre a domenica 1 dicembre 2024
Teatro Vascello Roma – da martedì 3 a domenica 8 dicembre 2024
Teatro Sociale Pinerolo – martedì 10 dicembre 2024
Teatro Civico Tortona – mercoledì 11 dicembre 2024
Teatro Manzoni Monza – da venerdì 13 a domenica 15 dicembre 2024
Teatro Sociale Como – mercoledì 18 e giovedì 19 dicembre 2024
Teatro dell'Unione Viterbo – sabato 21 dicembre 2024
Teatro Arena del Sole Bologna – da giovedì 9 a domenica 12 gennaio 2025
Info e biglietti
IL GABBIANO ore 11:30; ZIO VANJA ore 15; IL GIARDINO DEI CILIEGI ore 18. Tre spettacoli a 45 euro.
È possibile acquistare i biglietti direttamente al Botteghino Teatro Morlacchi, piazza Morlacchi, 13.
Tel. 075 5722555 | dal lunedì al sabato dalle 17 alle 20 | lunedì, mercoledì, venerdì dalle 10 alle 13.30 e dalle 17 alle 20. Oppure si può prenotare chiamando il Botteghino telefonico regionale: Tel 075 57542222, dal lunedì al sabato dalle 17 alle 20. Non sarà possibile l’acquisto online.