coldirettiumbriaRischio spopolamento per le zone marginali e di montagna, continua la mobilitazione!

(UNWEB) Una delle conseguenze più temute e negative della proliferazione dei cinghiali e dell’aumento dei danni della fauna selvatica all’agricoltura, consiste nel possibile spopolamento di zone marginali e di montagna, dove il settore primario rappresenta un importante presidio del territorio in termini di vigilanza e manutenzione, ma anche una risorsa economica importante. È quanto sottolinea il presidente della Coldiretti Umbria Albano Agabiti che nei giorni scorsi ha incontrato i soci dell’Organizzazione agricola a Sellano, una delle zone dove l’emergenza cinghiali con le devastazioni al comparto non conoscono sosta.

L’agricoltura, specie nei piccoli borghi e in montagna, che “ospita” anche oltre 250 degli agriturismi della regione - spiega Agabiti - è stata capace negli anni di salvaguardare la biodiversità di prodotti e animali, evitando l’incuria di ambiente e paesaggio e i conseguenti evidenti rischi anche a livello idrogeologico. Per questo occorre in ogni modo tutelare il lavoro di agricoltori “eroi” che tra mille sacrifici continuano a popolare territori che caratterizzano da sempre la nostra regione.

Non è più tollerabile infatti - aggiunge Agabiti - specie in un ambiente dove il lavoro agricolo risulta per tanti aspetti ancora più complesso, assistere ad attacchi di animali nocivi che vanificano sistematicamente lo sforzo di questi imprenditori simbolo di resilienza, custodi da sempre della montagna, ma che ormai sono sempre più “spinti” ad abbandonare le proprie attività e aziende. Non possiamo - ribadisce Agabiti - laddove non sono riusciti la pandemia, i mutamenti climatici, le crisi di mercato, nonché il sisma, arrenderci e lasciare tutto a causa della furia e della devastazione dei cinghiali, che azzerano le coltivazioni e procurano gravi danni ambientali e al paesaggio.

Occorre, come stiamo invocando da tempo con la nostra mobilitazione per arginare questo grave problema - afferma Agabiti - un rinnovato e decisivo impegno da parte di tutti gli attori interessati, spingendo sulle possibili riforme normative e superando ogni complicazione di ordine burocratico. Se vogliamo evitare la chiusura di tante aziende agricole umbre, rendendo ancora fruibili le nostre montagne, non lasciandole abbandonate a se stesse - conclude Agabiti - urge un cambio di rotta definitivo, per scongiurare che gli imprenditori agricoli producano per gli animali nocivi piuttosto che per la collettività.


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