Non possiamo vivere in un'emergenza continua. La neve è un evento assolutamente prevedibile a quelle quote. Facciamo un ennesimo appello alle istituzioni
(UNWEB) Non può bastare una nevicata assolutamente prevedibile e di stagione a mettere in ginocchio le imprese agricole già sotto la minaccia del terremoto e del Covid. Non lo accettiamo più perché è da tempo che come Coldiretti annunciamo facili presagi. I nostri agricoltori, le loro famiglie, le comunità di Norcia, Cascia, del cratere, della Valnerina non possono pagare le conseguenze dell’attendismo burocratico.
Il blackout della durata di 36 ore, causato dal maltempo in Valnerina, ha cagionato ingenti danni alle strutture agricole e zootecniche delle zone interessate, soprattutto con riguardo alle operazioni di mungitura delle vacche da latte, di conservazione e di consegna dei prodotti.
"Ancora una volta Coldiretti - sottolinea il presidente regionale Albano Agabiti - chiede una risoluzione concreta a tutte le istituzioni competenti facendo appello alla Regione. Non si può vivere sempre in emergenza. Occorre pianificare strategie. E noi siamo pronti ad affiancare i tavoli di lavoro per studiarle insieme e passare dai proclami alle azioni immediate e concrete.
Il lavoro della nostra gente è orgoglio di un'intera regione se non dell'intero Paese, non può più essere derubricato a faccenda marginale che riguarda piccole e confinate comunità. Se veramente vogliamo parlare di ripartenza allora ripartiamo da qui.
La situazione delle strutture attualmente in uso è drammatica - prosegue Agabiti - soprattutto stante la stagione invernale ormai iniziata e le abbondanti nevicate che interessano i territori terremotati, inoltre, a seguito degli ulteriori danni causati dal maltempo, risulta evidente come la messa in uso delle strutture temporanee sia ad oggi imprescindibile e necessaria soprattutto per consentire la sopravvivenza degli animali oltreché condizioni di lavoro quantomeno accettabili”.
Si pensi che il tentativo di risollevarsi lo compiono i giovani che nonostante tutto sono rimasti qui e provano a fare impresa. La maggior parte delle nostre aziende agricole è under 35 anni. Se oltre alle sciagure della natura e quelle della pandemia ci si mette anche la mancanza di sensibilità e attenzione a chi investe le energie migliori, quelle più giovani, per tenere in vita intere vallate e territori altrimenti destinate all'inesorabile declino allora finiscono anche le motivazioni che con ogni sforzo si tenta di alimentare.
"Da settembre del 2019 ad oggi le aziende sono state lasciate a sé stesse - ha evidenziato il presidente di sezione di Cascia Stefano De Carolis - e non è accettabile. Gli agricoltori sono disposti finanche a farsi carico delle spese ma occorrono gli strumenti affinché possano procedere. Le strutture sono inagibili e vedere gli animali in mezzo a oltre un metro di neve per noi è un'immagine emotivamente devastante sotto vari punti di vista. Per la produzione totalmente bloccata ma anche per l'amore che proviamo per loro. Il lavoro degli imprenditori agricoli è anche e soprattutto passione ricordiamocelo. Le istituzioni competenti devono assumersi la responsabilità e darci soluzioni concrete una volta per tutte".
Risulta ad oggi indispensabile che le amministrazioni competenti si attivino improrogabilmente e in tempi brevissimi per mettere in uso le strutture sopradette e mettere in pristino la situazione.
Alle tante aziende agricole coinvolte occorrono risposte e azioni immediate per permettergli di continuare a lavorare soprattutto in questo momento già critico che ci troviamo ad affrontare.