confartigianato(UNWEB) Le statistiche nazionali ed europee danno un quadro abbastanza preciso dell’impatto differenziato della crisi Covid: ad un nucleo ben definito di settori economici che a seguito della riorganizzazione forzata delle attività registrano incrementi di volume d’affari (farmaci, e-commerce, hardware e software, comunicazioni, servizi digitali, poste, corrieri), corrispondono riduzioni generalizzate in tutti gli altri settori con particolare sofferenze evidenti nel mondo del turismo (strutture ricettive, agenzie viaggi, guide turistiche, servizi connessi), bar-ristoranti, intrattenimento ed eventi, formazione, dettaglio di abbigliamento, fitness-sport, attività culturali e creative in genere, commercio di veicoli. Discorso a parte per l’edilizia che mostra in Italia qualche segno di ripresa, ma le prospettive per il settore sono completamente legate al successo della manovra dell’eco e sisma bonus.

Quindi tranne i pochi settori ben individuati dove l’effetto è stato positivo tutti gli altri sono in profonda sofferenza o perché colpiti direttamente dalle restrizioni oppure perché pur potendo continuare l’attività assistono all’evaporazione dei ricavi a causa della crisi dei consumi e dell’alto livello di interdipendenza dei settori economici.
Medesime sono le dinamiche sul territorio ternano, con l’aggravante che molti dei settori più colpiti erano già in crisi o comunque storicamente sottodimensionati rispetto alle potenzialità (tra tutti turismo ed eventi). Se a questo si aggiungono le difficoltà infrastrutturali (basti pensare allo stato del collegamento viario Terni-Spoleto), le incertezze in cui versano le piccole e medie imprese dell’indotto dei poli siderurgico e chimico, l’arretratezza delle nostre aree produttive in termini di servizi in genere e digitali in particolare e l’assenza di concrete politiche di attrazione di attività d’impresa esogene ne risulta una situazione di grave crisi, che rischia di trasformare il territorio in un ambiente ostile al lavoro e all’impresa soprattutto di piccole e medie dimensioni.
Non esiste una politica di promozione dell’economia che faccia leva sulla detassazione locale, anzi il dissesto del Comune di Terni ha portato ai livelli massimi la pressione fiscale. In più una lunga politica di scarsa lungimiranza e mancanza di investimenti di razionalizzazione ed efficientemente dei servizi di rete ci ha regalato alcuni primati negativi (la provincia tra le più care in Italia per la tariffa idrica, costo del trasporto pubblico sopra la media nazionale, ecc.). Inoltre, esistono sul nostro territorio delle sperequazioni molto impattanti a scapito delle attività d’impresa come nella tariffa rifiuti che già in situazioni normali è eccessivamente elevata per le utenze non domestiche rispetto alle quantità di rifiuti prodotti.
Non bisogna dimenticare che le imprese ternane si sono trovate catapultate nella crisi covid mentre già si trovavano in una stagione di aumenti tariffari spesso incomprensibili ed iniqui (incrementi e ricalcoli della tariffa idrica retrodatati, riorganizzazione della tariffa dell’imposta comunale della pubblicità a scapito delle aree produttive, ecc.)
Sulla tassa rifiuti che giova ricordare è una tariffa commisurata ai rifiuti prodotti, le imprese forzatamente chiuse sono chiamate a versare praticamente le stesse cifre che versavano quando erano in attività e i promessi rimborsi non sembrano concretizzarsi in nessun effetto positivo.
Confartigianato Terni non si rassegna a considerare inevitabili queste situazioni deleterie per l’attività d’impresa e per il lavoro, al contrario di quello che sembra fare la politica locale. Il Direttore Michele Medori afferma: “Riteniamo indispensabile poter fare affidamento su un piano condiviso ed efficace di rilancio territoriale, che invece ancora tarda a profilarsi. Le piccole e medie imprese dopo un anno non possono ancora riaprire e riprendere pienamente le loro attività e si trovano a fare i conti con squilibri economici e crisi di liquidità, mentre ricevono sostegni del tutto incomparabili ai danni subiti. A Terni le imprese continuano ad essere spremute da tasse e tariffe come se non fosse sopraggiunta la crisi Covid nella sostanziale indifferenza delle istituzioni. La ripresa post covid sarà una fase di grande competizione territoriale per l’attrazione delle iniziative d’impresa e se non innoviamo subito le politiche locali rischiamo di arrivare del tutto impreparati.”


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