(UNWEB)  Le notizie che provengono dal vicino Lazio sulla Peste Suina Africana, con blocco della movimentazione e abbattimento di capi, fanno aumentare le preoccupazioni degli allevatori suinicoli umbri, già alle prese con un aggravio generalizzato dei costi di produzione legati alle dinamiche internazionali.

Si è discusso anche di questo nell'incontro odierno tra il presidente e il direttore regionale di Coldiretti Umbria Albano Agabiti e Mario Rossi, con i presidenti degli Ambiti Territoriali di Caccia umbri, Igor Cruciani (Atc Perugia 1), Luciano Calabresi (Atc Perugia 2) e Leonardo Fontanella (Atc 3, Ternano-Orvietano) per fare il punto sull'emergenza cinghiali strettamente connessa ai rischi PSA. Tra gli argomenti al centro della riunione, l'efficacia degli strumenti di contenimento, la necessità di una filiera tracciabile e di centri di raccolta, e la problematica degli interventi nelle aree protette.

Con l'emergenza sanitaria legata alla peste dei cinghiali - sottolinea Coldiretti - è ancora più impellente la necessità di una efficace depopolazione di questi ungulati, che non hanno mai smesso tra l'altro in tutta la regione, di arrecare pesanti danni alle colture, all'ambiente e alla pubblica sicurezza, con l'invasione che interessa non solo le campagne ma sempre di più anche i centri urbani, con un'amplificazione proprio dei rischi sanitari.

Occorrono garanzie serie e certe per gli allevamenti - afferma Coldiretti - a cominciare da quelli di tipo "semi-brado", che contano oltre 400 realtà con circa 7000 capi. Il rischio è anche quello di vanificare sforzi ed investimenti di anni, da parte di quelle aziende che hanno investito pure in genetica e selezione dei capi. Tenuto conto del ruolo rilevante del comparto suinicolo sull'economia agricola umbra, con un'incidenza pari all'11%, ma anche delle sue oggettive difficoltà attuali, bisogna quindi evitare in tutti i modi - ribadisce Coldiretti - ulteriori ripercussioni per un settore già in sofferenza, che interesserebbero l'intera norcineria.

Il tutto tenendo ben ferma la necessità della modifica della legge n.157 del 1992, un traguardo fondamentale da raggiungere per centrare l'obiettivo di una generalizzata riduzione della densità del cinghiale.

Serve quindi porre in essere - conclude Coldiretti - tutte le iniziative possibili che possano scongiurare un impatto negativo economico e sociale anche a livello locale, agevolando interventi immediati, in linea con il principio di "sburocratizzazione" da più parti invocato.


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