Giancarlo FuciliLunedì 19 gennaio sarà eletto il nuovo gruppo dirigente del Cupla Umbria

(ASI) PERUGIA, – «In Italia il 44% dei pensionati, cioè 7,4 milioni di persone, vive in condizioni di semipovertà, con un assegno pensionistico inferiore a 1.000 euro lordi mensili. L'Umbria non si discosta da questo dato: quasi un pensionato su due ha problemi ad arrivare a fine mese». È quanto dichiara Giancarlo Fucili, presidente del Cupla (Comitato unitario pensionati lavoro autonomo) Umbria e presidente della Cna Pensionati Umbria.


«Il dato - prosegue - è emerso dall'ultimo rapporto realizzato dal Centro Europa ricerche e dal Cupla sul potere d'acquisto delle pensioni, falcidiate dall'aumento delle addizionali locali e dal mancato recupero del drenaggio fiscale. Le condizioni di disagio sociale ed impoverimento dei pensionati negli ultimi anni si stanno sempre più aggravando anche a causa dell'insufficiente adeguamento delle pensioni al costo della vita. Per questo motivo, come Cupla, ci stiamo attivando per portare avanti delle iniziative a tutela dei pensionati. L'ultima alla quale abbiamo aderito, promossa il mese scorso, è stata la raccolta di 100mila lettere da inviare al Governo ed ai parlamentari per chiedere misure urgenti per far fronte al disagio economico e alla carenza dei servizi sanitari. Il prossimo appuntamento, invece, è quello in programma lunedì 19 gennaio. Ci riuniremo a Perugia, nella sede della Cna, per eleggere nuovi gruppi dirigenti – conclude Giancarlo Fucili – e per stabilire nuove iniziative da portare avanti nei prossimi mesi».
Al Cupla aderiscono otto sigle federali quali: Cna Pensionati, Confartigianato, Confagricoltura, Fipac Confesercenti, Coldiretti, Fnpa Artigiani, Associazione nazionale pensionati, 50&Più Fenacom Confcommercio.

IL RAPPORTO CER-CUPLA - Per quanto riguarda il rapporto sul potere di acquisto delle pensioni, dal titolo "Politiche fiscali, indicizzazione e progressivo impoverimento delle pensioni", emerge che l'impoverimento dei pensionati - supportato da una approfondita analisi che tiene conto dei mutamenti delle regole di indicizzazione delle pensioni dalla riforma Dini (1995) ad oggi - non è solo un effetto del crescente peso del fisco. Il meccanismo di adeguamento annuale del valore delle pensioni all'inflazione non ha protetto né le pensioni di importo basso, né quelle di importo medio e alto.
L'area del disagio cresce innanzitutto tra i pensionati più poveri, per il solo effetto del prelievo fiscale, le pensioni più basse hanno subìto una perdita del potere d'acquisto del 4%. Inoltre, le pensioni più povere si collocano oggi oltre tre punti percentuali al di sotto della soglia di povertà assoluta. Un divario determinatosi interamente negli ultimi dieci anni. Le pensioni al di sopra dei 1.500 euro non godono più di un recupero pieno dell'inflazione. La perdita che ne consegue rispetto all'andamento dei prezzi al consumo è consistente, risultando compresa fra il 2 e il 7%. Il ridimensionamento del potere d'acquisto è stato particolarmente pronunciato nel 2010-2013, ossia nel pieno della crisi economica. In futuro, le misure introdotte con la legge finanziaria 2014 accentueranno ulteriormente la perdita di valore delle pensioni.
A fronte di tale situazione, dettagliatamente delineata nel rapporto, le soluzioni che il Cupla propone al Governo a nome degli oltre cinque milioni di pensionati rappresentati, sono chiare e della massima urgenza.
In primo luogo la proposta Cupla è di adeguare gradualmente i trattamenti minimi di pensione al 40% del reddito medio nazionale, cioè da 500 a 650 euro mensili come ci chiede, del resto, la carta sociale europea.
Per difendere le pensioni, soprattutto quelle più basse, maggiore attenzione deve essere inoltre prestata al meccanismo di indicizzazione. L'aumento di costo dei servizi sanitari, delle case di cura, delle spese di accesso al servizio sanitario nazionale colpiscono i pensionati in misura maggiore che non il resto della popolazione. Queste voci dovrebbero trovare un maggiore riconoscimento nel sistema di adeguamento delle pensioni.
La riduzione del cuneo fiscale prevista per i soli lavoratori dipendenti con retribuzione mensile fino a 1.500 euro, che hanno recuperato 80 euro mensili, deve essere estesa anche ai pensionati a partire dalle fasce più basse di reddito. Il Cupla ritiene che limitare l'intervento ai soli lavoratori dipendenti sia una misura ingiusta e non in linea con l'obiettivo dichiarato dall'Esecutivo di sostegno sociale e di rilancio dei consumi. Peraltro ciò allargherebbe la forbice già esistente tra lavoratori e pensionati sulla quota di reddito esentata da tassazione (no tax area). Ecco perché il Cupla ritiene che per ristabilire un minimo di equità e giustizia sociale non sia più differibile l'ampliamento della no tax area ad almeno 13.000 euro (importo pari a due volte quello del trattamento minimo annuo delle pensioni Inps).
Infine il Cupla chiede a Governo e Amministrazioni locali di prevedere detrazioni ai fini del pagamento della Tasi per gli anziani che abitano soli nella casa di proprietà ed abbiano redditi al di sotto del doppio del trattamento minimo (13.000 euro) se singoli o del triplo del trattamento minimo (19.500 euro) se in coppia, e di escludere dall'imposta gli anziani non autosufficienti o ricoverati in case di riposo.


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