(UNWEB) Perugia – “La cultura è come la marmellata: meno ne hai e più la spalmi. Promuovere il patrimonio italiano con le imprese”, si tratta dell’ultima fatica letteraria (Marsilio Editore) di Marina Valensise, ex Direttore dell’Istituto Italiano di Cultura a Parigi, presentata nella Sala Goldoni di Palazzo Gallenga dell’Università per Stranieri di Perugia.
Del nuovo libro della giornalista e scrittrice Marina Valensise ne hanno parlato i docenti Francesca Malagnini, e Antonio Allegra dell’Università̀ per Stranieri di Perugia. La prof.ssa Francesca Malagnini si è soffermata su molti aspetti salienti del libro, dal Made in Italy e soprattutto come da questo slogan sessantottino, riferendosi al titolo del libro, prende le mosse il nuovo lavoro di Valensise, che ha il sapore di una provocazione, ma è frutto – ha sottolineato “di un’esperienza concreta, è riuscita a rinnovare l’Istituto italiano di cultura a Parigi, ha moltiplicato il numero dei frequentatori e raddoppiato le entrate proprie rispetto alla dotazione pubblica”.
Per il prof Antonio Allegra, organizzatore dell’evento “nel libro e nell'esperienza di Valensise si trova, infine, una definizione di cultura italiana che abbatte i confini tra le arti e l'impresa, tra la tecnologia e i saperi. Un concetto più alto, inclusivo, che si dilata a comprendere storie, territori, passioni diverse per secoli tenute lontane. La Valensise in diversi capitoli vuole mettere in evidenza dimostrando e documentando che l’Italia è molto più di un museo a cielo aperto, ma un luogo abitato da giovani che vivono il presente e credono nel futuro.”
Al termine della presentazione Marina Valensise ha evidenziato i suggerimenti delle sue riflessioni su come promuovere il patrimonio italiano con le imprese. “È ora di superare l’antagonismo pubblico/privato - ha detto la scrittrice Valensise - e unire le forze per vincere la sfida che il futuro ci riserva. Costruire un modello culturale – ha aggiunto– non è come seguire le istruzioni di una ricetta e questo è un esempio concreto, una raccolta di riflessioni sulla gestione del patrimonio artistico e della cultura. È così che, a poco a poco - ha continuato - curando semplicemente la regia per la promozione di tante realtà produttive, imprenditoriali, creative, che fanno la ricchezza del made in Italy, l’Istituto di cultura a Parigi ha iniziato a trasformarsi da semplice luogo di trasmissione passiva della cultura, spesso solo accademica, umanistica e molto autoreferenziale, in un centro sperimentale di produzione di qualità, aperto al pubblico e pronto ad affrontare nuove sfide”.