full image(UMWEB) Perugia.Un’edizione sempre più internazionale, emozionante e coinvolgente che ha visto emergere sempre più il vero spirito del Festival: rendere i cittadini sempre più forti, equipaggiati e attrezzati, affinché possano informarsi sempre più in maniera corretta: più i cittadini sono ben informati più è forte la democrazia.

Anche quest'anno l'IJF18 ha riunito a Perugia un'enorme newsroom di oltre 700 speaker tra cui le figure più influenti e anche le più innovative del mondo dell’informazione, per riflettere sul giornalismo e sui temi di attualità: economia, ricerca scientifica, cambiamento climatico, cyber guerra, reddito di base, disinformazioni, populismo, fact-checking, intelligenza artificiale e tanti incontri dedicati al movimento di protesta contro le molestie sessuali e la violenza di genere.

Cinque giorni in cui il Festival non ha solo parlato di giornalismo ma ha fatto giornalismo, anche grazie alle tante storie e testimonianze di cittadini, attivisti, blogger, storie e testimonianze di grande valore ma poco conosciute dal grande pubblico. Le attiviste Yael Deckelbaum e Meera Eilabouni ci hanno fatto conoscere lo straordinario movimento Women Wage Peace, migliaia di donne arabe e israeliane, ebree e palestinesi che da anni sono impegnate per la pace e per un maggiore coinvolgimento delle donne nel processo di pace tra Israele e Palestina. Zina Salim Hamu e il suo racconto delle minoranza perseguitata yazidi (Kurdistan Iracheno), e il blogger-storico Omar Mohammed conosciuto con lo pseudonimo Mosul Eye ha svelato al mondo le atrocità dell'ISIS; sono le voci dei ‘costruttori di pace’ che si sono distinte come esempi di fonti per investigazioni e inchieste nei territori di conflitto ma anche voci di speranza e di grande impatto umano.

Si è parlato di giornalisti in prima linea e sotto scorta. Si è dato voce e spazio a Federica Angeli, Nello Trocchia, Francesca Mannocchi e ai whistleblower/informatori come Nicola Borzi; tra le location del centro storico hanno trovato spazio e ribalta le vite e il lavoro di Daphne Caruana Galizia e Jan Kuciak, due giornalisti il cui assassinio ha scosso l’opinione pubblica internazionale, così come le storie di quei giornalisti messicani, russi, turchi delle filippine che ogni giorno rischiano la vita per la libertà di espressione.

Tante le storie poco conosciute portate al Festival e il pubblico ha risposto, segno di fiducia nell’organizzazione rispetto a proposte teoricamente meno “popolari”.

Il Festival è stata (e sarà) l’occasione per una riflessione critica e consapevole sul giornalismo, con un coinvolgimento sempre più importante di speaker internazionali.

Più eventi internazionali ma anche un diverso taglio agli appuntamenti italiani: sempre più spazio a giovani talenti e a tematiche delicate, importanti e difficili.

Tantissime le scuole che hanno partecipato: da Acireale a Udine, dalla Francia all’Olanda alla Slovenia. Sempre più stranieri decidono di trascorre più tempo in città, arrivando fin dal primo giorno e contribuendo all’indotto ricettivo legato al Festival.

Moltissimi tweet in tutte le lingue: inglese, francese, tedesco, spagnolo ma anche arabo ed ebraico. Tantissimi giornalisti stranieri hanno raccontato sui social la bellezza di Perugia e delle sue sale storiche: gli ospiti del Festival sono un biglietto da visita internazionale della città.

Alcuni dati:1050 persone ospitate dal Festival, 1640 download della app ufficiale del Festival lanciata per la prima volta quest’anno con 150mila consultazioni, 42.000 visualizzazioni solo su Youtube, tra i paesi che più di tutti hanno seguito in live streaming l’evento: Gran Bretagna, Spagna, Francia, America.

L’edizione 2019 del Festival si svolgerà a Perugia dall’3 al 7 aprile.
L’hashtag ufficiale: #ijf19


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