UWFinaugurazione2017(UMWEB) Dougie Wallace, nel il suo ultimo lavoro “Harrodsburg” continua un progetto già iniziato con ‘Bangla Town’ tramite il quale documenta la gentrificazione di una comunità. Questa volta concentra la sua attenzione sul benessere estremo ed il lusso sfrenato di cui usufruiscono i super ricchi di Knightsbridge e Chelsea, a Londra. L’autore ci mostra a distanza ravvicinata, come in un safari, gli evidenti privilegi conseguenza del crescente potere economico e politico di una piccolissima parte della popolazione.


“Hanafuda”, il lavoro fotografico di Shinya Masuda, prende il nome da un tradizionale gioco di carte giapponese. L’autore parte da un fatto avvenuto nella quotidianità, un dono d’amore ricevuto dalla madre, per dare inizio a una riflessione più ampia sulla caducità fisica degli oggetti che nonostante mutino di forma, conservano il loro valore intrinseco. Le immagini still life rappresentano una delicata meditazione sul credo buddista per cui tutto si trasforma e rapidamente svanisce, ricchezza compresa.
“Money” è un libro che racchiude la ricerca di Tania Prill, Alberto Vieceli e Sebastian Cremers sulle decorazioni stampate sulle banconote. Gli autori mostrano tutto ciò che viene rappresentato su di esse per imprimere valore a fogli di carta che altrimenti sarebbero inutili: immagini di soggetti politici, pietre miliari storiche, personaggi distinti, status symbol, paesaggi. Le banconote sono mini-poster che proclamano un mondo idealizzato, la prova che anche il valore monetario cerca un corrispettivo visivo.
Mario Spada ci porta in campania dove ha documentato le “Ville di Casal di Principe” appartenute ai camorristi Walter Schiavone ed Egidio Coppola. Progettate come ville faraoniche e costruite ad immagine e somiglianza di film holliwoodiani, oggi questi luoghi, una volta sfarzosi e ostentanti ricchezza, rinascono a nuova vita. Arrestati i boss, infatti, quello che rimane della villa di Schiavone diventerà la sede del ‘Centro Sportivo riabilitativo e per disabili’. grazie all’Agenzia per l’innovazione, lo sviluppo e la sicurezza sul territorio; così come la villa del camorrista Egidio Coppola diventerà un Centro di pronta e temporanea accoglienza per i minori in affido, dedicato al prete anticamorra Don Peppino Diana.
Le immagini della mostra “Russian Kids”, sono tratte dall’omonimo profilo instagram. Ogni giorno le immagini ed i filmati pubblicati ci mostrano un mondo sconosciuto in cui giovanissimi vivono vite surreali a bordo di aerei privati, indossano abiti di stilisti famosi,

orologi e gioielli costosissimi. Vite da adulti miliardari a cui tutto è permesso, persino avere tigri ed orsi come animali domestici. Ne emerge un quadro inquietante di una generazione che sbatte la propria ricchezza in faccia al mondo il cui unico obiettivo sembra quello di apparire.
Insieme a Laura Morton entriamo nel gruppo di una privilegiata upper class americana. Attraverso ‘The Social Stage’, infatti, la fotografa ritrae l’alta società di San Francisco nei suoi comportamenti nelle arene pubbliche e in tutte le manifestazioni di beneficienza in cui la ricchezza viene ostentata quasi in maniera ridicola ma sulla quale istituzioni culturali e organizzazioni benefiche cittadine fanno affidamento per i loro finanziamenti. Questo è solo il primo step della fotografa che vuole continuare a fotografare i comportamenti di questa comunità in tutta l’America.
Le disuguaglianze nel nostro tessuto sociale sono spesso nascoste e difficili da individuare dal basso, per questo l’autore Johnny Miller, attraverso il suo lavoro ‘Unequal Scene’, utilizza un drone per portare avanti la sua ricerca fotografica. Grazie a questo cambio di prospettiva ci rende palese come le barriere visive, comprese le strutture stesse, ci impediscano di vedere gli incredibili contrasti che coesistono fianco a fianco nelle nostre città. Unequal Scenes è un atto di sfida su più fronti dall’accesso alle tecnologie, alle autorizzazioni e alle modalità con cui le tradizionali strutture del potere mantengono nascoste le diseguaglianze.
La mostra ‘Tu Non Hai Visto I loro Volti’ riflette sulla modalità della produzione delle immagini e sul conseguente approccio con il quale gli spettatori le interpretano in base a supporti e contesti. Daniel Mayrit si appropria delle caratteristiche della tecnologia di sorveglianza (telecamere di videosorveglianza) per creare una serie di immagini che ritraggono le persone più potenti della City di Londra, che lavorano in un settore percepito come altamente responsabile dell'attuale situazione economica, ma che vivono ancora in un quasi totale anonimato. Questa azione provocatoria viene elaborata in sovrapposizione di un fatto accaduto mesi dopo le rivolte di Londra. In quel periodo, infatti, la polizia metropolitana distribuì volantini raffiguranti giovani che, presumibilmente, presero parte agli scontri; le immagini, anche in quel caso riprese dalle telecamere, di qualità molto bassa, erano state diffuse con un'autorità indiscussa, dovuta sia al dispositivo utilizzato sia all'istituzione che distribuiva quelle immagini.

LE MOSTRE UMBRIA PHOTO FEST 2017
‘Come due ali’ di Cinzia Canneri è il vincitore del Premio Umbria Photo Fest 2017. Il progetto in mostra è un’analisi sociale della problematica dell’amianto in relazione alla vita quotidiana, intima e psicologica delle vittime, sia di coloro che hanno subito l’esposizione a questa fibra sia dei familiari che sono sopravvissuti. Il lavoro, che va avanti dal 2015, ha portato la fotografa ad attraversare l’Italia da Nord a Sud alla ricerca di testimonianze nei luoghi più esposti come le fabbriche e le grandi città. Nonostante gli effetti nefasti di questa fibra fossero conosciuti certamente già dagli anni ’60, molti poli industriali hanno continuato la loro produzione e si trovano oggi coinvolti in processi in cui le vittime, però, non hanno ancora avuto giustizia.
Il lavoro ‘Behind the dream’ di Melissa Carnemolla, esposto in mostra quest’anno a UWF, è il vincitore del primo premio Nuovi Talenti dedicato ai giovani under 30. L’autrice racconta un quartiere periferico della città di Roma in cui si è trovata prima a lavorare e poi a vivere: la Rustica. Attraverso il racconto dei suoi abitanti si delinea anche l’identità di questo luogo, una sorta di società autarchica e isolata dal tessuto urbano della capitale.


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