tanalibera7L'assessore Cicchi: "una storia di dolore per dare voce a chi non l'ha avuta"

 

(UNWEB) Perugia. In occasione della giornata internazionale contro la violenza sulle donne, che si celebra proprio il 25 novembre, si è svolto nel pomeriggio un incontro per inaugurare ufficialmente la mostra “Tana libera tutte”, ritratti e racconti di donna all’interno dello ospedale psichiatrico, nonché per approfondire i temi legati all’esposizione.

Sede degli eventi è la sala espositiva “ex ospedale Santa Maria della Misericordia” di via Oberdan. Presenti Edi Cicchi assessore alle pari opportunità del Comune di Perugia, Massimo Longarini infermiere palliativista, Elisabetta Rossi dirigente medico psichiatra, responsabile del centro salute mentale del Perugia Usl Umbria 1, Maddalena Burzacchi della fondazione Alessandro e Tullio Seppilli, Francesco Scotti psichiatra.

Dialoghi di Paola Tanganelli, operatore socio-sanitario.

La mostra sarà visitabile presso la sala di via Oberdan 54 dal 25 al 28 novembre con orari 10-12, 15-17.

“Abbiamo voluto portare questa testimonianza ed organizzare questo momento di riflessione – ha spiegato l’assessore Edi Cicchi – su un tema così importante per la città perché il manicomio è stato parte integrante della storia di Perugia. Ed è una storia cha porta con sé, in larga parte, tanto dolore”.

L’incontro con Massimo Longarini – ha continuato l’assessore – mi ha fatto scattare una molla per portare a conoscenza della città la storia, dolorosa, di queste donne che per tanti anni non hanno avuto voce. “Oggi, tuttavia, tramite le foto e gli scritti queste donne acquistano voce e si affrancano pur se a distanza di tempo”. L’assessore ha quindi ringraziato tutti coloro che hanno reso possibile l’iniziativa e questo evento così sentito ed emozionante.

“Sono convinta che il lavoro fatto sia utile anche per dare voce oggi a tutte quelle donne che vivono una situazione di difficoltà e che, quindi, hanno bisogno di essere sostenute in un percorso di uscita dalla spirale della violenza. Per questa ragione vogliamo rafforzare una rete tra tutti gli attori e le istituzioni coinvolte”.

Le donne di allora e quelle di oggi, tutte accomunate da una storia di violenza che non deve passare sotto silenzio: in un ideale legame tra passato e presente si inserisce la mostra che, proprio nella giornata contro la violenza sulle donne, vuole essere un simbolo di rinascita.

Massimo Longarini è un infermiere che opera presso l’Hospice situato all’interno del parco Santa Margherita, dove si trovano i padiglioni dell’ex ospedale psichiatrico, disseminati su 40 ettari. Con una collega nel gennaio 2019 nel sottotetto dell’Hospice ha rinvenuto diari infermieristici, risalenti al periodo dal 1904 al 1940. “Nel leggere i diari – ha riconosciuto – abbiamo sentito forte un grido di dolore, rimasto sepolto nella memoria di un sottotetto”.

La Sovrintendenza archivistica è stata informata chiedendo e ottenendo dalla Asl la possibilità di poterli divulgare a scopo formativo e culturale.  I documenti sono stati ripuliti e sono conservati all’Hospice. L’idea della mostra è nata per la giornata del 25 novembre con un titolo evocativo pensato per celebrare la libertà della donna e per ricordare la rivoluzione sociale determinata dalla legge Basaglia n. 180/1978 che ha sciolto tante donne dal dolore che hanno vissuto. “Ci piace pensare che con eventi come questo quelle donne abbiano il riscatto sociale che non hanno avuto”.

I documenti rinvenuti: si tratta di 125 diari di vario genere, per lo più diari clinici, che all’epoca venivano redatti dagli infermieri per riportare ciò che il paziente faceva e diceva.

Nessuno – ha spiegato Longarini – può né vuole colpevolizzare l’operato dei sanitari dell’epoca, che agivano in base alle conoscenze di quel tempo; tuttavia si vuole fornire una rappresentazione fedele del dolore vissuto.

Le foto che compongono la mostra, invece, sono state messe a disposizione dalla moglie di uno psichiatra Antonello Rotondi, da lui scattate negli anni Settanta.

Elisabetta Rossi dirigente medico psichiatra, responsabile del centro salute mentale del Perugia Usl Umbria 1 ha manifestato soddisfazione per il fatto che, a distanza di tanti anni, ci sono persone che ancora si appassionano alla storia di Perugia. Una Perugia che contribuì direttamente a superare l’esperienza degli ospedali psichiatrici, favorendo la nascita dei servizi di prossimità e di salute mentale. Un successo frutto della collaborazione tra professionisti illuminati, istituzioni e cittadini che poi venne formalizzata in tutta Italia dalla Legge Basaglia. Questa operazione di conquista sociale è parte integrante del patrimonio storico-culturale di Perugia ed è bello che oggi se ne parli, anche grazie al rinvenimento casuale di materiali trovati all’interno dei reparti dell’ospedale psichiatrico.

Questi materiali sono testimonianze di una memoria storica e forniscono un quadro di un percorso di oppressione nei confronti della donna che, idealmente, si collega all’emergenza odierna pur se in una forma diversa.

Francesco Scotti, psichiatra, ha sostenuto quanto sia importante che si sia riaccesa l’attenzione sul tema della psichiatria, per troppo tempo rimasta nel dimenticatoio. Ha spiegato come la violenza sia stata e sia ancora oggi frutto di una presunta inferiorità sociale della donna: “dal 1910 ad oggi molti diritti sono stati acquisiti, ma ciò non basta perché residua quell’inferiorità sociale che è insita nei costumi, negli usi, nella tradizioni e nella cultura e che noi dobbiamo combattere in ogni modo”.

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