(ASI) Se non coinvolgesse la salute e il benessere di centinaia di cittadini e il portafoglio di decine di migliaia di altri la grottesca vicenda della guerra che si è scatenata intorno alla Molini Splendorini Ecopartner sarebbe di difficile comprensione ma alquanto ridicola. Tutti sono contro tutti e nel polverone non si capisce chi sia il colpevole. Articolo 1 Movimento Democratico Progressista ritiene doveroso mettere alcuni paletti per capire la situazione e districarsi nel polverone.
Ci sarebbe da ridere ma non si può perché in ballo ci sono problemi immediati come quello della salute degli abitanti della frazione del Calzolaro sottoposti alle fastidiose emissioni odorigene che escono dai capannoni posti all’interno del centro abitato per ore e a volte giorni. Una puzza insopportabile dovuta alla lavorazione di materiale organico per la produzione di mps, materia prima seconda ,utilizzata per l’alimentazione di impianti a biomasse. Poi non si può ridere perché certe situazioni vanno a pesare sulle finanze pubbliche e, alla fine, su quelle dei cittadini costretti a pagare bollette sempre più esose per l’incapacità della politica e degli addetti ai lavori a elaborare piani rifiuti regionali praticabili in grado di salvare l’Umbria dall’emergenza rifiuti. Troppi apprendisti stregoni non sanno governare le forze che hanno scatenato, danno i numeri e mettono fragili toppe alle emergenze quotidiane. Dopo la sanità il settore dei rifiuti è tra i più appetibili per la quantità di soldi che muove. Tra i protagonisti del settore, a parte quelli minori, la Regione ha portato avanti una alleanza con Acea in provincia di Terni e con Gesenu di Manlio Cerroni in provincia di Perugia. Le cronache degli ultimi due anni hanno raccontato le vicissitudini di Gesenu. Problemi tecnici come ha tentato di sostenere una imperturbabile Cecchini, problemi giudiziari come hanno sostenuto diverse prefetture e procure tra le quali quella di Perugia. Problemi che hanno portato ad una raffica di interdittive antimafia, alla crisi, al passaggio di mano della proprietà ed infine al declino industriale. Non è un caso che dopo una girandola di nomi che si sono alternati alla guida di Gesenu sia toccato all’ex magistrato Vladimiro De Nunzio ricoprire la carica di presidente. Non sarà un esperto ma garantisce un recupero di legalità. L’inchiesta della pm antimafia Valentina Manuali da poco conclusa, ha deciso il rinvio a giudizio di 24 persone di cui 12 per associazione a delinquere. Il processo chiarirà le responsabilità ma intanto offre una istantanea dello stato dell’arte dei rifiuti in Umbria e suscita perplessità sulle capacità politiche di gestire il problema da parte della giunta regionale. Sta di fatto che la Gesenu data da molti per probabile vincitrice dell’appalto per la gestione dei rifiuti in Alta Umbria, è appesantita dai noti problemi ed è in questo quadro che si inseriscono gli appetiti, legittimi ma presuntuosi, di Sogepu che sta attrezzandosi per prendere il posto della sorella maggiore decaduta. In questo contesto si inserisce la diatriba di campanile tra i comuni di Umbertide e Città di Castello, il Pd e l’onorevole Giulietti. Diatriba non nuova tra i due centri alto tiberini già l’un contro l’altro armati nel 2011 quando Umbertide esce da Sogepu per approdare a Gesenu ed infine per l’appalto di 5 anni della gestione dei rifiuti di Umbertide . L’appalto è vinto da Sogepu ma il sindaco dell’epoca Giulietti non ci sta e inizia un contenzioso legale chiuso solo dal Consiglio di Stato il 17 gennaio 2014: “l’appalto è stato vinto da Sogepu che deve subentrare immediatamente per i restanti due anni di contratto”. Ma, stile Berlusconi, le sentenze si rispettano quando sono favorevoli e si combattono quando sono contrarie. La sentenza del Consiglio di Stato viene rinviata nel tempo a forza di determine dirigenziali fino a quando nel luglio dello stesso anno scoppia la pace: Sogepu rinuncia al subentro e solleva Gesenu ed il Comune di Umbertide da ogni richiesta di risarcimento danni. E le spese legali? Saranno spalmate nelle bollette cioè le pagheranno i cittadini. Forse è per questo che Umbertide in orbita Gesenu, paga bollette rifiuti tra le più care dell’Umbria. Siamo sicuri che la Corte dei Conti o la magistratura non abbiano niente da obiettare? Ovviamente la pace è condizionata dall’appalto per la gestione rifiuti dell’Alta Umbria che dovrebbe vedere le due contendenti unite in un consorzio temporaneo di imprese. E qui che scoppia il caso Gesenu messa ko dalla raffica di interdittive antimafia, dalle indagini delle procure e dalle proteste dei cittadini. La gara d’appalto per l’Alta Umbria indetta da Ati che non esiste più viene rinviata perché Gesenu è finita nella lista nera e non può partecipare e qui scattano gli appetiti Sogepu e i mal di pancia di Umbertide che si rende conto di aver puntato sul cavallo sbagliato. E se oggi qualcuno facesse ricorso per una gara indetta da Ati invece che da Auri? Vedremo. Intanto, tutti contro tutti con poca partecipazione e trasparenza ma molte faide interne e di campanile. Il Pd umbertidese, come svegliatosi da un lungo sonno si precipita a Calzolaro appena informato della situazione e la segreteria annuncia un esposto alla Procura: “le emissioni di gas maleodoranti danneggiano il diritto al normale svolgimento della vita”; si chiede di “accertare eventuali responsabilità penali”. Poi attacca il sindaco tifernate: “Bacchetta omette di ricordare che Città di Castello ha una discarica e (…) non si è confrontato con il suo omologo (Locchi) prima che venisse presentato il piano di investimenti di Sogepu”. Poi chiede un incontro urgente con il Pd tifernate “per cercare un confronto che si rende sempre più necessario per tutto l’Altotevere”. Si dimenticano di ricordare che Belladanza è discarica interessata ad un ampliamento alquanto discutibile con pali di cemento conficcati sulla vecchia discarica e un importante aumento di cubatura che metterà a dura prova la tenuta del terreno. L’assessora regionale Cecchini si pronuncia usando il linguaggio di una neo Sibilla Cumana: “Si va nella strada giusta”. Quale sia non ci è dato sapere. Ci saremmo aspettati da parte della giunta regionale una indicazione diversa tesa a privilegiare il pubblico. Per esempio se invece di acquistare azioni di una società privata nel programma di ampliamento di Sogepu, società autonoma ma pubblica di proprietà del comune di Città di Castello fosse stato previsto un impianto per la lavorazione dell’umido simile a quello di Ecopartner si sarebbe realizzato un bel risparmio. L’ottimo prezzo delle azioni acquistate da Sogepu è stato determinato dalle autorizzazioni non certo dai capannoni. E le autorizzazioni le concede la Regione che ha perso un’altra occasione per valorizzare società pubbliche. L’onorevole Giulietti inoltra una interpellanza parlamentare per conoscere cosa intenda fare il ministro per l’Ambiente Galletti per alleviare i disagi degli abitanti del Calzolaro. Il sindaco di Umbertide Locchi accusa il collega Bacchetta e Sogepu: ...mentre Gesenu ha trattato presso l’impianto del Calzolaro circa 2200 tonnellate di organico all’anno per 2 anni,Sogepu con l’approvazione della amministrazione tifernate ha garantito per “il 2018 all’impianto Splendorini ben 19 mila tonnellate all’anno di organico proveniente anche da territori extra Ati 1. Una quantità inaccettabile per una realtà industriale inserita in quel contesto urbano”. Risponde il sindaco Bacchetta: “I rifiuti del Comune di Umbertide sono stati conferiti a Calzolaro (…) il responsabile dei disagi non è il Comune di Castello che non ha alcuna intenzione di contribuire ad aumentare il loro disagio”. Con questo ridicolo palleggio di responsabilità tutti si smarcano e addossano le responsabilità agli altri in una fiera di parole a ruota libera. Allora per contribuire alla informazione degli iscritti di Art. 1 Mdp e di chi vorrà leggerci aggiungiamo alcuni dati. La Ecopartner Molini Splendorini nasce nel 1993 con le autorizzazioni di Provincia, Arpa e Comune di Umbertide, sindaco Maurizio Rosi, per la lavorazione di 10mila tonnellate all’anno di rifiuti organici. Nel 2013, sindaco Giampiero Giulietti, la quantità lavorata viene autorizzata a 20mila tonnellate all’anno. Nel 2015, sindaco Marco Locchi, l’assessora regionale Fernanda Cecchini autorizza l’aumento della quantità lavorata fino a 50mila tonnellate all’anno. Oltre l’aumento delle emissioni odorigene anche quello del traffico dei camion dentro il paesino. Oggi tutti questi personaggi che giocano allo scaricabarile delle responsabilità sembrano di ritorno da un soggiorno decennale all’estero e quindi fanno finta di essere poco informati sulla situazione del Calzolaro. Nessuna notizia neanche dalle associazioni ambientaliste né dai sindacati sempre pronti ad emettere comunicati di appoggio alla politica. Come succede in casi analoghi quando si tira troppo la corda senza trasparenza e partecipazione, alla fine la corda si spezza. Anche a Calzolaro è nato un comitato in difesa degli interessi dei cittadini, il “Comitato Salute e Ambiente”che punta il dito contro “scontri e regolamenti di conti tra partiti e tra amministrazioni comunali che consideriamo non seri per persone e istituzioni distanti pochi km, che dovrebbero avere il compito morale prima ancora che amministrativo di collaborare e ricercare insieme le soluzioni possibili.”. “Noi non cederemo nella trappola di sparare al vento urlando alla luna. I responsabili delle decisioni sono la presidente Marini, l’assessore Cecchini, il sindaco di Città di Castello Bacchetta e il presidente di Sogepu Goracci. Questi sono i soggetti con i quali interloquire e, se necessario, scontrarsi, per modificare il Piano regionale di smaltimento dei rifiuti, per rimuovere le cause e le strutture incompatibili con il benessere delle popolazioni”. Insomma, fino ad oggi sono stati curati interessi particolari di bottega o individuali di carriera e penalizzati gli interessi collettivi e umiliato il diritto alla salute. Ora siamo al redde rationem. Gli apprendisti stregoni sulla scena dei rifiuti fino ad oggi hanno scatenato una tempesta da cui non riescono ad uscire, sono vittime dei loro stessi incantesimi. Se non sono capaci di amministrare e dare risposte all’emergenza rifiuti possono tranquillamente tornarsene a casa. I cittadini stufi dei continui disastri ringraziano anticipatamente a condizione che si ritirino immediatamente". E' quanto riporta la nota di Articolo 1 Movimento Democratico progressista di Città di Castello, San Giustino, Umbertide.

 


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