“Rispetto del territorio, tutela dell’identità e conservazione dell’ambiente, sono parte integrante del programma politico della Lega”
(ASI) Difesa dell’attività venatoria in Umbria nel suo ruolo fondamentale di strumento per la gestione ambientale e veicolo di tutela della biodiversità, oltre che importante volano economico-occupazionale ed elemento per la creazione di una filiera alimentare: tutti i candidati della Lega in Umbria, in particolare Riccardo Augusto Marchetti, Virginio Caparvi, Donatella Tesei e Luca Briziarelli, hanno sottoscritto e condiviso le linee di indirizzo proposte dalla cabina di regia unitaria del mondo venatorio formata da numerose associazioni e comitati locali. “Con la firma di questo documento – spiegano i candidati Lega – ribadiamo il nostro sostegno nei confronti di un’attività venatoria che in Umbria ha radici lontane e coinvolge migliaia di appassionati. Non solo uno sport, ma una vera e propria passione, tramandata di generazione in generazione e i cui valori di rispetto del territorio, tutela dell’identità e conservazione dell’ambiente, sono parte integrante del programma politico della Lega”. Nel documento elaborato da associazioni e comitati del mondo della caccia si fa riferimento all’attività venatoria come “uno strumento importante di gestione ambientale affidata per legge ad agricoltori, ambientalisti, enti locali e cacciatori. Il cacciatore rappresenta uno dei principali artefici della governance del territorio e della tutela della biodiversità e della qualità della vita della popolazione”. Il mondo venatorio, infatti, prosegue il documento “ha un ruolo attivo nella creazione, nella conservazione e nel ripristino di un ambiente naturale vivo ed equilibrato, nella valorizzazione di aree abbandonate e periferiche, nella eradicazione delle specie alloctone”. Fondamentale anche l’aspetto economico-occupazionale “del comparto sportivo-venatorio e dei settori ad esso collegati con i suoi quasi 100mila addetti, un effetto economico di circa 8 miliardi di euro, un valore che rappresenta lo 0,51 del PIL nazionale”. Non ultimo l’aspetto legato alla creazione di “una filiera alimentare tracciata delle carni di selvaggina”, propedeutica ad uno “sviluppo multifunzionale sia degli Istituti faunistico-venatori, sia degli ambiti territoriali di caccia che oggi gestiscono il 70% del territorio agro-silvo pastorale italiano”.