A queste domande, che si sono fatti un po’ tutti quando si è saputo della nomina degli assessori e delle deleghe a loro assegnate, non è possibile rispondere subito. Molti, tuttavia, hanno già rilevato che, visto il contesto (leggi: “materiale umano” a disposizione) la Tesei ha fatto quello che poteva. Il giudizio, ovviamente, sarà espresso quando si vedrà all’opera il nuovo esecutivo, che parte, però, con un grosso vantaggio: non può far peggio di quello che ha fatto la giunta Marini. Ecco la giunta: Roberto Morroni, vice presidente della giunta e assessore alle politiche agricole; Paola Agabiti, assessore alla programmazione europea, bilancio, risorse umane, turismo, cultura e sport; Luca Coletto, assessore alla salute e politiche sociali; Michele Fioroni, assessore alla competitività, innovazione sistema produttivo, lavoro e formazione; Enrico Melasecche Germini, assessore ai trasporti, opere pubbliche, politica della casa e protezione civile. Certamente si tratta di debuttanti, almeno in impegni di questo spessore, salvo Luca Coletto, il “Cristiano Ronaldo” della nuova giunta, “acquistato” dalla Tesei in Veneto, fuoriclasse della Sanità (otto anni assessore sanità in Veneto; presidente, per tre anni, di Agenas, agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali). Una lunga esperienza e Dio solo sa quanto sia necessario avere un esperto nel settore devastato dagli abusi e dalle illegalità. Il lavoro che attende Donatella Tesei e i suoi assessori è di estrema difficoltà per le ricostruzioni cui sono chiamati a fare. Non sono solo i problemi delle zone terremotate della Valnerina, c’è un’economia regionale in forte crisi con tante aziende in difficoltà e un alto numero di disoccupati. C’è da ricostruire anche gli uffici regionali. Prima di abbandonare la poltrona, Catiuscia Marini, con l’intenzione di avvelenare i pozzi davanti al “nemico” di centrodestra che era ormai alle porte, ammantata come operazione necessaria per rispondere alle prescrizioni della normativa “anticorruzione”, dopo nove anni e non quattro anni fa quando dovuto, ha partorito una rotazione demenziale e sconclusionata dei funzionari degli uffici operativi, con il risultato di provocare enormi disagi agli utenti oltre che agli stessi dipendenti. Con l’anno nuovo non ci saranno più nemmeno i direttori. Tutti, eccetto uno, solo perché non in possesso dei requisiti, hanno chiesto di andare in pensione. E il consiglio regionale precedente ha votato per un solo direttore. Una decisione che andrebbe rivista: solo un incompetente, del tutto profano, può pensare che una sola persona possa seguire funzioni tutte diverse con rapporti locali, nazionali ed europei, connesse a procedimenti diversi e complessi. I consiglieri regionali, con intollerabile demagogia e straordinaria superficialità, avranno voluto mandare un messaggio al popolo bue sulle intenzioni di porre un argine agli sprechi dell’amministrazione. Sbagliando clamorosamente obiettivo. Avrebbero potuto e dovuto diminuirsi lo stipendio invece di decidere qualcosa che ora mette in cristi l’intera amministrazione regionale. C’è da gestire, infine, pure il flusso, esagerato ed irragionevole, dei migranti che il Pd ha voluto far venire in Umbria, una delle Regioni che, in proporzione agli abitanti, ha accolto più stranieri, ma i dati ufficiali non convincono affatto perché per le strade di stranieri se ne vedono tanti, troppi. E se qualcuno ha dubbi vada a vedere quanti stranieri affollano le strutture sanitarie dell’ospedale di Perugia. Arrivando con il treno a Fontivegge, inoltre, si ha subito l’impressione di non essere scesi alla stazione di Perugia ma di Casablanca.
Fortunato Vinci – Agenzia Stampa Italia