FORAIl consigliere regionale Andrea Fora (Patto civico per l'Umbria) annuncia un'interrogazione all'Esecutivo regionale per conoscere “quali sono le azioni che la Giunta intende porre in essere per sostenere la riapertura immediata dei centri diurni per disabili” e in merito al pagamento delle rette definite dalle convenzioni in essere, “ferme in alcuni casi da oltre dieci anni”.

 

(UNWEB) Perugia,   Il consigliere Andrea Fora (Patto civico per l'Umbria) annuncia un'interrogazione all'Esecutivo regionale per conoscere “quali sono le azioni che la Giunta intende porre in essere per sostenere la riapertura immediata dei centri diurni per disabili, sospesi nella prima fase dell’emergenza, definendo, in accordo con il Governo, le linee guida sanitarie necessarie e se, d’intesa con le ASL territoriali, intenda pagare per intero le rette definite dalle convenzioni in essere (ferme in alcuni casi da oltre 10 anni) ai soggetti convenzionati che gestiscono servizi residenziali e diurni per disabili, indipendentemente dalla quantità dei servizi svolti, alla luce dei maggiori costi che le strutture stesse stanno sostenendo a causa dell’emergenza (rapporto operatori-utenti, DPI, protocolli sanitari)”.

Fora chiede anche se la Giunta “intenda avviare un percorso di coprogettazione con gli enti gestori dei servizi socio-sanitari rivolti alla disabilità per rimodulare i servizi stessi e se intenda farsi portavoce presso il Governo dell’attuazione completa dell’articolo 48 della normativa del 'Cura Italia', a favore di tutti gli enti gestori, compresi quelli non costituiti in forma cooperativa, specificando o apportando le integrazioni normative qualora necessario”.

“La drammatica emergenza sanitaria che sta affrontando l’Italia e gran parte del mondo – sostiene Fora - si sta trasformando in emergenza sociale ed economica. C'è il serio rischio che a scontare ancor di più questa grave situazione siano le persone più fragili anche in considerazione che finora i provvedimenti emergenziali (anche comprensibilmente vista la non conoscenza del virus e l’impreparazione del mondo scientifico sulle metodiche per affrontarlo) hanno riguardato più che altro normative rigide di distanziamento fisico e 'provvedimenti spot' di concessioni di denaro o di garanzie per prestiti ancora non completamente inseriti in un disegno organico di 'ricostruzione' del Paese”. 

“Nella fase2 - spiega Fora - occorrerà invece tenere in particolare considerazione il mondo del welfare che opera al fianco delle persone più fragili e con disabilità. È di questi giorni l’appello lanciato da Francesca Di Maolo, presidente dell’Istituto Serafico di Assisi che fa leva sulla considerazione che il Terzo Settore, potrebbe svolgere un ruolo cruciale nell’apportare supporto al sistema sanitario in difficoltà attraverso l’esperienza di figure professionali altamente qualificate, rappresentando un volano per l’intera economia nazionale”.

“Esistono difficoltà nelle normative nazionali – continua Fora - evidenziate anche in una precedente interrogazione, che riguardano ad esempio il differente trattamento riservato dal 'Cura Italia' all’articolo 48 fra le forme cooperative ed altre tipologie di associazioni e/o organizzazioni che operano sempre nel mondo del welfare socio/sanitario che evidentemente aldilà di interventi ad hoc regionali possono essere superati solo modificando la legislazione nazionale. Infatti, la normativa nazionale vigente non considera che tante strutture residenziali e centri sanitari e socio-assistenziali non profit non vengono gestiti nella forma dell’impresa, ma svolgono comunque un ruolo di fondamentale importanza e sono tutte impegnate in prima linea a contrastare l’emergenza coronavirus e in alcuni casi, come l’Istituto Serafico di Assisi e tanti altri, sono Centri di riferimento nazionale nel campo sanitario, con esperienza a volte centenaria. Inoltre, nella fase 2 è opportuno ripensare con tempestività la riattivazione dei Centri attraverso piani territoriali e specifici protocolli, nel rispetto delle disposizioni per la tutela della salute degli utenti e degli operatori che speriamo siano emanate il prima possibile e rielaborate in sede locale al fine di ripartire prima possibile, perché le persone con fragilità rischiano con un periodo di stop eccessivamente prolungato di perdere le autonomie conquistate e i progressi raggiunti dopo lunghi periodi di riabilitazione”.

“La criticità di questa situazione – prosegue Fora - imponendo a tutti un ripensamento complessivo dei servizi di welfare può essere un'occasione storica per riprogettare un welfare a misura delle reali necessità delle persone in cui a bisogni differenti si risponda con servizi differenti, personalizzati dentro standard qualitativi misurabili, ma che non muovano da logiche di contenimento della spesa ma di realizzazione di obiettivi e percorsi di crescita delle persone. Infine - conclude -, nel medesimo appello, la presidente Di Maolo ha annunciato l’interessante e meritevole progetto di attivazione su tutto il territorio nazionale di un un numero verde attraverso il quale un’equipe multidisciplinare di medici e professionisti potrà rispondere alle richieste dei genitori in difficoltà”.


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