L’Assemblea legislativa dell’Umbria prosegue l’esame del Documento di economia e finanza regionale 2019-2021. Dopo le relazioni di maggioranza e minoranza (https://tinyurl.com/ycgyadzz (link is external)) sono intervenuti la presidente della Regione, Donatella Tesei, e il portavoce dell’opposizione Fabio Paparelli.
(UNWEB) Perugia, – L’Assemblea legislativa dell’Umbria prosegue l’esame del Documento di economia e finanza regionale 2019-2021. Dopo le relazioni di maggioranza e minoranza (https://tinyurl.com/ycgyadzz (link is external)) sono intervenuti la presidente della Regione, Donatella Tesei, e il portavoce dell’opposizione Fabio Paparelli.
Donatella TESEI (Presidente Regione): “IN QUESTO DEFR C’È UNA NUOVA VISIONE STRATEGICA: SOSTENERE LE IMPRESE PERCHÉ IL LAVORO È L’UNICA RISPOSTA STRUTTURALE ALLA POVERTÀ, un obiettivo da raggiungere nel modo più veloce possibile. Il Defr ha una chiara cifra politica e strategica, con uno sguardo rivolto al futuro e legato alla crescita dell’Umbria. Un DOCUMENTO MOLTO DIVERSO DAL PASSATO. Il Defr è un documento strategico. Serve il contributo di tutti. Il documento parte da alcuni dati di partenza. L’Umbria è arrivata all’emergenza Covid in una situazione economica difficilissima, che dobbiamo tentare di invertire. Il senso istituzionale non può farci prescindere da alcuni dati. Il Pil umbro dal 2008 a 2018 ha perso 12,8 punti percentuali, in Italia il 3,3. In 10 anni siamo andati quattro volte peggio di un Paese in difficoltà. La spesa ha perso oltre il 5 per cento contro l’1,7 del Paese, ancora quattro volte peggio. Il reddito disponibile delle famiglie ha perso 6 punti percentuali, passando da un dato sopra la media nazionale a un sottodimensionamento. La produttività è arrivata a 88 punti mentre 15 anni fà eravamo in media. IL COVID HA COLPITO UNA REGIONE CHE GIÀ PARTIVA CON DATI ALLARMANTI. In più è una regione invecchiata, in decremento demografico. Ci sono delle statuizioni consolidate nel passato e che dovremmo affrontare. La macchina regionale era da riorganizzare completamente. Il bilancio regionale era ed è ingessato, caratterizzato da prospettive che non ci lasciano ampio margine, anche perché stiamo cercando di riorganizzare problematiche pregresse come il trasporto. Il tema dei temi sarà la NUOVA PROGRAMMAZIONE COMUNITARIA. Su questo ci dovremo concentrare per il futuro dell’Umbria. Il covid ha colpito una regione in cui esisteva il falso mito del salvagente della pubblica amministrazione. Il Defr dimostra che questa è una terra tra le più vulnerabili al covid. In questo quadro ci si attendono Pil e consumi ai minimi storici dai quali ripartire. La RIPRESA IN ESTATE non ha riguardato solo il turismo ma anche i consumi, con un risultato tra i migliori in Italia. Questo a testimonianza che siamo riusciti a tenere viva e reattiva l’Umbria con tutte le misure messe in campo. Nel 2021 dovremo continuare a tenere sotto controllo la tenuta del tessuto socio economico della Regione con misure di sovvenzione di grande portata, con misure di prospettiva per il rilancio post covid. Una logica di doppio binario che appena possibile ci potrà portare a innestare la marcia dello sviluppo. Il Defr punta su recupero FIDUCIA per il rilancio, con iniziative per RENDERE ATTRATTIVA L’UMBRIA per venirci a vivere, a fare imprese, a poter lavorare. Per fare ciò abbiamo bisogno di infrastrutture, con treni veloci, un aeroporto collegato ad un hub internazionale per fare del nostro aeroporto un volano per il turismo e lo sviluppo. Serve una amministrazione pubblica più semplice e a servizio dei cittadini, il recupero della produttività, la crescita digitale deve essere vista come una rivoluzione culturale, la manifattura deve tornare a essere il motore più potente regione, il turismo deve confermarsi come elemento fondante della nostra regione e va ulteriormente sviluppato. La SANITÀ pubblica e universale deve essere rafforzata. Stiamo lavorando al nuovo piano sanitario che sarà oggetto di condivisione con tutti. Lavoriamo per far tornare positivo il saldo di mobilità sanitario regionale dopo i pessimi dati del 2018 e 2019. Particolare attenzione sarà rivolte al sostegno del lavoro femminile e giovanile, oltre al ricollocamento degli over 50 anche con incentivi e riconversioni. Un ruolo nuovo per la pubblica amministrazione, percorsi più snelli, serve farla dimagrire, renderla facilitante e non invasiva nella vita delle imprese. Lavoreremo al sostegno alle imprese per la ripartenza economica. Nel Defr c’è un ruolo nuovo delle PARTECIPATE, che hanno un ruolo non percepito dalla comunità. Invece devono tornare a essere a servizio dei cittadini. Il lavoro iniziato è puntuale di analisi delle varie situazioni con piani industriali nuovi. La fusione tra Umbria digitale e Umbria salute, avrà risultati importanti non solo per sanità. Il progetto è avviato e entro il 2021 avremo risultati importanti. Al centro di tutto c’è la visione di impresa e lavoro. SOSTENERE L’IMPRESA SIGNIFICA CREARE LAVORO. La povertà si contrasta in modo strutturale solo sostenendo l’impresa e dando occasioni di lavori a coloro che l’hanno perso. Le RISORSE per tutto questo provengono dalla riprogrammazione comunitaria dei fondi non spesi: 98milioni di euro allocati, spesi per il 40 per cento nel 2020 e da spendere per il 60 per cento nel 2021. Dalla riprogrammazione Fsc (accordo Provenzano) vengono 98 milioni da spendere nel 2021 al cento per cento. Noi siamo perfettamente in linea con riprogrammazione, siamo stati una delle regioni più veloci nel farlo. Poi ci sono le nuove risorse comunitarie 2021-2027 che si stimano intorno ai 700 milioni di euro per Fesr e Fse, 100 l’anno. Per il Psr si stimano 800milioni, 115 all’anno. Ovviamente occorre trovare il cofinanziamento. Una situazione impegnativa, ma si tratta di risorse fondamentali per le nostre azioni per il futuro della Regione. Il BILANCIO è ingessato, come era prima. Ora in più ci sono evidenti criticità derivanti dalle MINORI ENTRATE per la crisi pandemica. Le misure adottate dal Governo non coprono le minori entrate. In più c’è da trovare la quota di cofinanziamento per la nuova programmazione. Questa la differenza rispetto al precedente bilancio. Poi c’è il PNRR (Piano nazionale ripresa e resilienza). Solo nei prossimi giorni si conosceranno i progetti e come il Governo intenda lavorare. Non sappiamo ancora quale sarà il RUOLO DELLE REGIONI. Non è dato sapere se avremo fondi autonomi. Le regioni stanno chiedendo chiarezza su loro ruolo. I tempi stringono. Forse dovremo solo cercare di dialogare con il Governo per caldeggiare alcuni dei nostri progetti strategici per inserirli nel piano nazionale. Tutte le regioni hanno predisposto pacchetto di progetti fattibili e cantierabili. Al momento questo punto nodale e fondamentale non si è ancora sciolto. Serve chiarezza. Il DIALOGO sul Defr è stato innovativo, con una presentazione in due giorni, uno per l’illustrazione e uno per raccogliere suggerimenti. Non penso di rimettere in moto l’Umbria in un anno, ho già detto che ne sarebbero serviti almeno 5. Questo Defr comincia a guardare in modo fattivo al futuro. Spero che tutte le misure che saranno adottate siano condivise da tutti nell’interesse degli umbri”.
Fabio PAPARELLI (Portavoce Opposizione): “La Presidente ha recentemente dichiarato con un annuncio roboante di aver ‘rimesso in moto l’Umbria’. Una dichiarazione molto impegnativa, esilarante, quasi ironica anche perché al contempo usciva un’altra notizia, ossia che neanche il commissario nominato dal prefetto di Perugia era riuscito ad evitare il fallimento del Comune di Montefalco che Lei, Presidente, ha condotto al disastro finanziario. Se fossimo stati in un Paese normale lei oggi avrebbe dovuto rassegnare le dimissioni, non solo per il dissesto in sé bensì per aver mentito agli elettori. La verità, e questo Defr lo dimostra, è che non avete alcuna cultura di governo e navigate a vista. Riscontriamo un GRANDE ASSENTE IN QUESTO DOCUMENTO DI ECONOMIA E FINANZA: LA POLITICA. E all'assenza della politica si accompagna anche un'altra grande bugia traghettata da alcuni media: ‘abbiamo CONCERTATO tutto con tutte le parti sociali, mentre non avete fatto nulla di ciò che si intende per concertazione. Questo DEFR è un documento generico, senza una visione chiara dell’Umbria post Covid, e di quali misure mettere in campo per traguardare un nuovo modello di sviluppo, salvaguardare i livelli occupazionali, i livelli di welfare e la sanità, così da scongiurare una possibile crisi economica e sociale. Le poche certezze che risultano dal Defr poggiano esclusivamente su programmi e piani di spesa relativi alla vecchia programmazione europea della Giunta precedente. Uno dei dati che smentisce da solo le improvvide dichiarazioni della Presidente è quello sul PIL. In un solo anno, anche in virtù della crisi sanitaria, certo, il Pil è calato in Umbria più di quanto non fosse calato negli anni 2008-2014, e ciò lo si deve anche al fatto di non aver messo in campo nessuna misura efficace. Registriamo un aumento del tasso disoccupazione in un anno di oltre un punto percentuale, nonostante il blocco dei licenziamenti imposto dal Governo, e una preoccupante diminuzione del tasso di occupazione che era sceso nel 2019 sotto la media nazionale. L'unica risposta che avete prodotto nel 2020, a seguito dell'emergenza economica e rispetto alle necessità incombenti delle imprese, è stato il BANDO RE-START: un fallimento sia per l’esiguo numero di imprese che ne hanno beneficiato, sia perché le stesse, in virtù della loro natura oltre che per le stesse caratteristiche del bando, erano imprese già bancabili. Crediamo che sia stata sottovalutata o, quanto meno non indagata quanto merita, la dinamica finanziaria dei depositi bancari di aziende e famiglie nel corso del 2020 e in particolar modo a partire dall’inizio della pandemia. Nella terza sezione del vostro Defr, quella dove si parla di risorse, abbiamo riscontrato problemi seri. Le risorse che vengono individuate con chiarezza sono solo i residui della programmazione comunitaria, 98milioni (FSE e FESR) di competenza regionale, oltre i 50milioni di investimenti aggiuntivi (già nel bilancio pluriennale) per il raggiungimento degli obiettivi obbligatori di finanza definiti nella Conferenza Stato Regioni. Per il resto è il buio più pesto. Non ci sono politiche attive del lavoro straordinarie, capaci di affrontare l’inedito dramma che vivremo nel 2021 su questo versante. Non basta dire: ‘occorre puntare su produttività, manifatturiero e turismo’ se non si dice come farlo, con quante risorse a disposizione e tanto più se non lo si condivide con le imprese e con il mondo del lavoro e delle professioni. Non c’è traccia di alcuna riforma della sanità. Ne’ vediamo all’orizzonte alcun piano che rafforzi, al di là degli slogan di convenienza, la sanità pubblica, specie quella territoriale. Alla luce di tutto questo, avanziamo quattro proposte: 1) Convocare e rendere strutturale il CONSIGLIO REGIONALE DELL’ECONOMIA E DEL LAVORO previsto dallo Statuto affinché parti sociali e forze politiche possano concorrere a un vero rilancio dell’Umbria; 2) Investire una grande fetta di risorse nell’INNOVAZIONE delle piccole e medie imprese supportandole nella crescita dimensionale e nell’incremento della produttività, stimolando il passaggio da imprese sub fornitrici ad imprese capaci di produrre prodotti finiti e far scorrere tutte le graduatorie in essere per sostenere chi è in condizione di investire senza ulteriori ritardi; 3) Se è vero che in Umbria, delle 80mila imprese, 60mila afferiscono all’agricoltura e all’agroalimentare, e, delle 20mila rimanenti ben 12mila afferiscono al settore della costruzione, il SUPERBONUS, che auspichiamo sia prorogato al 2023 ed oltre, offre alla nostra Regione una grande opportunità per far ripartire l’edilizia a due condizioni: a) collegare il Superbonus a programmi di rigenerazione urbana utilizzando i fondi Fesr che si renderanno disponibili; b) procedere speditamente sulla DIGITALIZZAZIONE della pubblica amministrazione a partire dagli archivi dell’edilizia e dell’urbanistica per sveltire le pratiche edilizie. Avere accesso on-line ai documenti di cui i professionisti necessitano significa davvero dare un contributo effettivo alla ripresa economica e alla conversione green del territorio. 4) Oltre al tema centrale della rigenerazione urbana, a cui è legato il rilancio del settore dell’edilizia, serve immaginare un grande piano regionale sulla GREEN ECONOMY. La riconversione verde dell’economia può portare grandi opportunità di sviluppo ma servono idee chiare e competenze in grado di attrarre capitali e investitori che scommettano insieme a noi sulla nostra regione”.