(UNWEB) L’Assemblea legislativa dell’Umbria ha iniziato la discussione del disegno di legge della Giunta regionale “Ulteriori modificazioni ed integrazioni della legge regionale n.1/2018 (Sistema integrato per il mercato del lavoro, l’apprendimento permanente e la promozione dell’occupazione. Istituzione dell’Agenzia regionale per le politiche attive del lavoro)”. Nella prima parte della seduta si sono svolte le relazioni di maggioranza e minoranza, sono intervenuti i consiglieri regionali e l’assessore Michele Fioroni ha chiarito obiettivi e intenti dell’Esecutivo di Palazzo Donini. Dopo la pausa verranno presentati e votati gli emendamenti e poi l’intera legge.
L’atto è stato illustrato in Aula da Daniele NICCHI (presidente della Prima commissione - Lega), che ha evidenziato come sia necessario e urgente “fare fronte alle gravi conseguenze occupazionali dell’emergenza Covid, anche riformando Arpal, rendendola un organismo pienamente autonomo delegato alla attuazione delle politiche e dei servizi per il lavoro e della formazione. L’Agenzia, dotata di un bilancio di circa 30 milioni, avrà autonomia anche rispetto agli uffici regionali per ambiti tecnici e di servizio. Avrà un direttore (con competenze certificabili sulla gestione del mercato del lavoro) e un consiglio di amministrazione. A tre anni dalla legge 1/2018 emerge la necessità di alcune modifiche. La Giunta mira dunque a realizzare una sinergia pubblico-privato nell’erogazione dei servizi e delle politiche attive del lavoro e a definire un nuovo strumento, il “Buono umbro per il lavoro”, che i cittadini potranno utilizzarlo presso i Centri per l’impiego (Cpi) o nelle agenzie per il lavoro accreditate. I Cpi verranno resi più efficaci, aumentando le occasioni per far incontrare domanda ed offerta di lavoro. Per stimolare il mercato del lavoro agli uffici pubblici verranno affiancate agenzie private accreditate e autorizzate. A queste ultime non spetteranno fondi pubblici e dovranno operare ‘a mercato’ con le aziende. Viene creato l’albo regionale delle agenzie per il lavoro, che le legittima ad operare sul mercato umbro del lavoro, senza ulteriori procedure. Si punta a valorizzare la sussidiarietà. Arpal può stipulare convenzioni per affiancare i centri per l’impiego nell’erogazione dei servizi. Le agenzie private potranno svolgono sostanzialmente le stesse attività dei centri per l’impiego. Per favorire l’inserimento lavorativo dei disabili, specie quelli più fragili, e offrire servizi alle imprese che sono tenute ad assumerne una aliquota, è stata ampliata la gamma delle modalità di assolvimento dell’obbligo previsto dalla legge nazionale ‘68/99’. Una convenzione permetterà alle aziende di assumere una percentuale di quei lavoratori attraverso le cooperative sociali, a cui le imprese dovranno garantire il lavoro. La percentuale di questa tipologia dovrà essere determinata dalla Giunta. Le politiche attive dovranno garantire il risultato occupazionale, saranno pagate prevalentemente a risultato e verranno potenziate sostenendo la formazione ritenuta necessaria dal tessuto produttivo regionale in base a quanto rilevato dall’Osservatorio regionale sul mercato del lavoro, che dovrà mappare i fabbisogni del territorio e le figure richieste dalle aziende e valutare l’efficacia delle politiche per il lavoro. La legge istituzionalizza il modello del ‘Buono umbro per il lavoro’, con incentivi all’assunzione graduati sul livello di occupabilità. Avrà un ruolo centrale il centro per il lavoro di Terni, unico centro di formazione a gestione completamente pubblica dell’Umbria”.
Il relatore di minoranza, Donatella PORZI (Pd), ha sottolineato che “risulta effettiva la necessità di completare il percorso di riforma di Arpal. Ci sono però alcuni aspetti che vanno modificati e che ci appaiono critici. Ad esempio, pur riconoscendo la necessità di intervenire (votammo l’urgenza diversi mesi fa) è risultato evidente che la legge è complessa e che c’erano molte cose da approfondire. Il Governo nazionale sta cercando di definire una cornice quadro a cui comunque dovremmo adeguare la nostra legge. Pur comprendendo le esigenze di affrontare le conseguenze della pandemia, non crediamo che questo provvedimento sia adeguato alle esigenze. Ribadisco la perplessità sulla complementarietà tra pubblico e privato, che sarà complessa se prima non verrà rafforzato il sistema pubblico. Sul lungo periodo questa legge aumenterà la precarizzazione del lavoro e quelle sacche di bassa professionalità a cui corrisponde anche una bassa retribuzione. Rischiamo di strutturare la legittimazione della precarietà. Non si deve rinviare alla Giunta la decisione di quali criteri applicare per scegliere chi occuperà le posizioni apicali di Arpal. Tenteremo di dare un contributo, con i nostri emendamenti, a migliorare questo testo”.
GLI INTERVENTI
Paola FIORONI (LEGA): “il quadro occupazionale regionale è preoccupante e sono stati particolarmente penalizzati giovani e donne. Secondo l’Istat nel 2020 gli occupati sono diminuiti del 1,8 percento. Nel privato il saldo è risultato negativo di oltre 3 mila unità, riflettendo le dinamiche delle forme di lavoro precario. Questa riforme ci offre la grande opportunità di far ripartire le politiche attive del lavoro. Bisogna legare la formazione dei giovani alle esigenze delle nostre imprese. Incrociare offerta e domanda di lavoro sarà un obiettivo importante, così come reinserire nel mercato del lavoro le categorie più fragili e le persone con disabilità. Serve una inclusione lavorativa che assicuri una integrazione reale. L’Umbria sta cercando di mettere una nuova marcia per rendersi più attrattiva per famiglie e imprese, per contrastare la preoccupante curva demografica negativa. Lavoro, occupazione e formazione sono le leve su cui agire per lo sviluppo e l’equità sociale. Puntiamo ad un mercato del lavoro più moderno e competitivo”.
Fabio PAPARELLI (PD): “Mentre il Governo proroga cassa integrazione e blocco dei licenziamenti e si appresta a riformare gli ammortizzatori sociali, noi stiamo discutendo di una riforma che va in controtendenza con quanto avviene nell’economia nazionale, dove si mira a rimettere al centro le politiche pubbliche e il sistema pubblico quale garante del principio di uguaglianza e di sopravvivenza del sistema di welfare. Qui invece si punta a dare più spazio al privato, come già avvenuto in sanità. Questa riforma non da risposte alle categorie svantaggiate, ma solo ad una volontà spartitoria e lottizzatoria, con la riesumazione dei consigli di amministrazione. Queste figure avranno dei costi e comporteranno anche la riduzione delle risorse per le politiche del lavoro, per i disoccupati e gli svantaggiati. La legge 1/2018 ha creato un modello unico, creando una Agenzia intermedia, che tenesse insieme formazione e politiche del lavoro. Con la riforma si creerà conflittualità tra il nuovo soggetto e la Regione, che pure è competente in materia di formazione. La legge ha un grave vizio di costituzionalità: l’Umbria non si può collocare al di fuori dei centri per il lavoro. Il modello nazionale delle politiche per il lavoro prevede la prevalenza e la regia del soggetto pubblico e una presenza solo complementare e non sostitutiva del privato. I livelli essenziali delle prestazioni devono essere garantiti dal pubblico e non possono essere appaltati all’esterno. È il mercato che deve premiare le agenzie private per gli obiettivi che raggiungono e non la Regione. L’assunzione dei disabili dovrà avvenire a tempo indeterminato”.
Eleonora PACE (FdI): “Nel ddl non si parla di privatizzazione, ma di affiancamento dei centri per l'impiego, puntando sul principio di sussidiarietà con le strutture accreditate. La crisi ha colpito tutti. Tutti gli strumenti sul fronte del lavoro si stanno dimostrando inefficaci. Serve reinventare le prassi e le procedure di erogazione dei servizi del lavoro, cosa che abbiamo fatto fin dal principio. Con il prossimo sblocco dei licenziamenti dobbiamo farci trovare pronti con incentivi e misure per il lavoro. Serve cambiare governance e modelli operativi per dare risposte concrete. Il tempo delle barricate e della difesa delle posizione costituite è finito. Arpal è il soggetto più importante per le politiche del lavoro. Il nostro territorio ha una forte eterogeneità specialistica di cui non si è tenuto conto in passato. Il monitoraggio sugli enti accreditati ora è solo un esercizio di controllo. Mentre con la riforma hanno un chiaro ruolo di pivot di Arpal e saranno la base del nuovo processo di accompagnamento al lavoro. Rafforzato dal nuovo osservatorio. Nel nuovo quadro assume un ruolo strategico anche la formazione professionale. Per troppo tempo in Umbria sono stati erogati milioni di euro di voucher formativi senza alcun riscontro in termini di occupazione. Ora serve che la formazione venga messa all’interno del piano per le politiche attive del lavoro. Stiamo costruendo un nuovo sistema interrelato tra pubblico e privato, che sia volano di una ripresa possibile, ma difficile. Questa legge sarà l’incipit necessario su cui il sistema del lavoro regionale si innoverà. La legge nasce dall’osservazione del cambiamento nel mondo del lavoro. Lo status quo non può essere la risposta alla crisi che stiamo vivendo”.
Andrea FORA (Patto civico): “Voterò a favore del ddl perché prevede una centralità del pubblico. Dobbiamo superare questa antistorica contrapposizione tra pubblico e privato. Voterò a favore anche perché in Commissione sono stati accettati molti miei emendamenti come quello per ribadire la centralità dei centri per l’impiego, o quello che specifica il ruolo sociale della cooperazione in questo processo, o la necessità di funzioni di monitoraggio del privato. Questo pdl è solo uno strumento efficiente e adeguato ai tempi, non l’obiettivo. Presenterò un ordine del giorno con altri interventi strutturali da accompagnare alla riforma, come la revisione dei processi di accreditamento, visto che in questi anni in Umbria abbiamo accreditato chiunque dandogli fondi pubblici, o come la revisione dei sistemi di accreditamento. Vanno pensate politiche che integrino istruzione, formazione e politiche del lavoro. Arpal ha un ruolo importante in questo. Lavoratori e imprese devono essere il punto centrale. Il sistema di intermediazione pubblico avviene sul riallineamento di chi non si incontra, per riallineare fragilità e competenze non adeguate al lavoro. La riforma regionale arriva dopo oltre 15 anni dalla riforma nazionale. Quasi tutte le Regioni l’hanno adottata, di qualsiasi colore. In Umbria non è stata adeguata perché l’idea di usare pezzi di competenze del privato aveva ostacoli di natura ideologica. In passato molte aziende hanno preferito pagare multe piuttosto che adempiere all’obbligo di occupazione. Questo perché le nostre aziende non hanno competenze. Nelle regioni dove è stata applicata, la buona occupazione per disabili è cresciuta del 70 per cento. Governance e centralità deve essere pubblica, perché questo dà garanzia che tutte le persone vengano prese in carico, garantendo un equo accesso. Il monitoraggio dell’avanzamento della legge dovrà dirci quanto la Giunta sia stata in grado di rafforzare i centri per l’impiego. Servono investimenti seri”.
Thomas DE LUCA (M5s): “non sempre cambiamento vuol dire evoluzione, non sempre privato vuol dire automaticamente equilibrio, sana distinzione fra ruoli e funzioni che sono diversi. Laddove il pubblico fa il privato e viceversa c’è qualcosa che non va, ci sono progetti e aspettative differenti. Ennesima questione da rivedere l’insensata compressione dei tempi per la discussione della legge, negando con lo strumento dell’urgenza un confronto che deve essere svolto con i soggetti titolari dei diritti con le parti sociali, le imprese, che subiranno gli effetti di questa legge. Un testo non coerente, inidoneo, porterà a conflitti mostruosi e lascerà questioni irrisolte. Questione che potrebbe inchiodare il sistema su sé stesso. Riforma che arriva in un momento inopportuno. Arpal nasce nel 2018, ma gli eventi politici noti hanno interrotto la legislatura precedente. Oggi il Governo sta riflettendo su una riforma complessiva dell’Agenzia nazionale per le politiche del lavoro. L’Umbria va nella direzione opposta, esternalizzando il coordinamento dell’agenzia a un presidente e un consiglio d’amministrazione indipendenti. Prima sarebbe stato opportuno avere un’agenzia operativa. A fianco dei lavoratori per il centro impiego ci sono i navigator, che in questi mesi hanno visto riconoscimenti della loro attività, ma non c’è alcun riferimento nella proposta di legge in questione, nonostante l’articolo 18 del Decreto sostegni sui navigator dica che è titolo di preferenza nei concorsi pubblici. Esternare il coordinamento a un Cda esterno fa venire meno il collegamento fra Regione e Arpal nella gestione delle politiche del lavoro. Risorse che dovrebbero essere destinate al potenziamento dei servizi per contrastare la disoccupazione. Legge a invarianza economica, ma gli stipendi delle nuove figure direttive saranno sottratti ai servizi per il lavoro. Va bene la sinergia pubblico-privato, ma no allo stravolgimento del quadro normativo che farà perdere tempo prezioso. Mai concesso a Arpal di entrare in mediazione diretta con le aziende, si poteva fare diversamente. Disconosciuto il ruolo pubblico dell'agenzia. I primi discriminati saranno i lavoratori, soprattutto quelli fragili. Rischio che sia una bad company del mercato del lavoro che dimentica gli ultimi, i più deboli. Gli altri saranno facilmente collocabili da altri soggetti. Dobbiamo aiutare le persone a inserirsi nel mercato del lavoro, nella legge 1 del 2018 c’era suddivisione fra pubblico e privato, così potrebbero esserci pericolosi conflitti di interesse. Serve un soggetto terzo che deve essere il pubblico. Proporrò degli emendamenti, il bul deve essere erogato solo dai centri per l’impiego che devono indicare soggetti svantaggiati e disoccupati di lunga durata, non chi non ha problemi di inserimento lavorativo. L’80 per cento delle assunzioni avvengono per contatto diretto, servirebbe che i soggetti accreditati comunichino periodicamente la loro disponibilità. Unificare pubblico e privato. Rendere più trasparente il mercato del lavoro, avere uno strumento unico per tutti, oggi ci sono molti siti diversi. I lavoratori dei centri per l’impiego non devono essere passacarte, ma orientare. Basta voucher, lesivo delle professionalità, il disoccupato deve poter scegliere, vedere cosa offrono. Dare rete di sostegno ai più fragili se no le aziende avrebbero le stesse difficoltà di oggi. Il privato deve accompagnare i soggetti più deboli. Il sistema pubblico deve essere rafforzato se no tutto sarà in mano ai privati. Il Disabilty manager deve essere una figura chiave nelle aziende. Auspichiamo che il ruolo di Arpal non si limiti solo alla ratifica di convenzioni, ma promuova la centralità, istituendo al suo interno la figura del disability manager. Inserire in una visione liberale pesi e contrappesi a garanzia del corretto rapporto fra pubblico e privato”.
Michele FIORONI (assessore regionale): “A proposito del tema sollevato dall’opposizione sull’adozione della procedura di urgenza dico che è evidente la straordinarietà del tempo che stiamo vivendo, con la scadenza del blocco dei licenziamenti e le fragilità strutturali del sistema economico umbro, che ha fattori di debolezza molto preoccupanti. L’Umbria sta scivolando a sud, fuori dalle traiettorie di politica economica di questo Governo. Rischiamo, anche con il Pnrr, di diventare terra di nessuno, dobbiamo stare attenti a mettere in campo politiche economiche integrate che aiutino politiche industriali e politiche innovative e sugli investimenti possano avere una coerenza. Non sono politiche a sé stanti, devono essere integrate. Bisogna tenere conto della nostra Arpal e delle sue competenze non solo per le politiche formative, ma anche sulle politiche per il lavoro. Questa è una straordinaria occasione di lasciare alle persone le scelte su quale percorso formativo intraprendere. C’è mancanza cronica non solo di profili specialistici, ma anche di base, come saldatori, tornitori, di cui c’è elevato fabbisogno. Siamo la regione più esposta alla crisi e cerchiamo di dare risposta con un modello di governance pubblico-privato che vuol dire mettere insieme in un modello di gestione che rimane pubblico, la presa in carico del lavoratore e l’assegno di ricollocazione, un modello di governance che ha come obiettivo amplificare le condizioni di incontro fra domanda e offerta di lavoro. Oggi mancano figure professionali e andiamo a sostenere proprio le figure più deboli, che non hanno gli strumenti per rispondere alla domanda di lavoro. A chi parla di conflitto di interesse rispondo che siamo proprio all’opposto: il sistema remunerativo dà conto della lontananza dal mercato del lavoro, il lavoratore ha meno competenze di quanto richiesto, offriamo strumenti che integrano percorsi e tirocini per acquisire le competenze di cui ha bisogno. Oggi con l’istituzione dell’osservatorio regionale sul lavoro orientiamo le politiche attive del lavoro verso la costruzione di profili professionali più solidi, che tengano conto delle nuove dinamiche del lavoro. A chi parla di precarizzazione rispondiamo che è una legge in cui non si introducono elementi nuovi di flessibilità anzi, si premia chi crea occupazione stabile. Dobbiamo amplificare le occasioni di incontro fra domanda e offerta sfruttando tutta la potenzialità del pubblico. Si rivolge a chi cerca la prima occupazione, chi il lavoro l'ha perso e si trova in difficoltà. Emilia e Toscana hanno un modello di governance pubblico-privato e nessuno parla di privatizzazione del mercato del lavoro. Qui è previsto il risultato. Ricordiamoci anche il principio della sussidiarietà, i privati sono in affiancamento ai centri per l’impiego. È un passaggio fondamentale nell’efficientamento, avere un’agenzia più efficace che può amplificare l’incontro fra domanda e offerta di lavoro consente di affrontare la stagione difficile con uno strumento migliore, che non è la soluzione definitiva, ma genera più occasioni di sviluppo, non tutto a compartimenti stagni, ma una gestione integrata per generare nuova economia”.