(UNWEB) Nella parte dedicata alle interrogazioni a risposta immediata della seduta odierna dell’Assemblea legislativa, Donatella Porzi (Pd) ha interrogato la Giunta regionale rispetto alla “sospensione di prestazioni Lea (Livelli essenziali di assistenza) da garantire per legge”. Nello specifico, la consigliera Dem ha chiesto all’assessore Luca Coletto “quante e quali sono le prestazioni Lea per le quali al momento risultano chiuse le prenotazioni; quali sono le azioni intraprese per garantire, nei tempi appropriati, le prestazioni Lea; se il Comitato permanente per la verifica dell’erogazione dei Lea è stato informato della grave situazione della Regione Umbria; con quali modalità si intende intervenire sul riparto delle risorse finanziarie del Fsn (Fondo sanitario nazionale) iscritte a bilancio della Regione considerato che non si sta erogando tutto ciò che è previsto dai Lea”.

Nell’illustrazione dell’atto, Porzi ha spiegato che “le Regioni possono garantire servizi e prestazioni ulteriori rispetto a quelle incluse nei Lea, utilizzando risorse proprie. Durante tutta la fase emergenziale Covid vi è stata una modifica ed una deroga all’organizzazione delle prestazione ed all’accesso alle cure dei cittadini, ma in numerose Regioni italiane si è provveduto da mesi ad una riorganizzazione per consentire un pieno ritorno alla normalità nelle prenotazioni ed accesso ai Lea. Da diversi mesi la Regione Umbria non riesce a garantire in tempi ragionevoli ed appropriati le prestazioni che ha l’obbligo, per legge, di fornire ai cittadini. Si susseguono segnalazioni giornaliere di cittadini ai quali vengono negate prenotazioni per visite otorino-laringoiatre, per colonscopie, per gastroscopie le cui liste risultano incredibilmente bloccate. Nelle migliori ipotesi, per l’erogazione della prestazione, vengono proposte date inverosimili del 2022. La questione è talmente grave e fuori controllo che anche il Direttore generale alla sanità della Regione Umbria, Massimo Braganti, nel tentativo di ripristinare un minimo di decenza, ha invitato i Direttori generali ad attivarsi per risolvere la vergognosa questione. La Regione Umbria, che fino a qualche anno fa, era Regione benchmark in sanità, oggi ricopre soltanto la tredicesima posizione, a testimonianza della palese volontà di prediligere la sanità privata (a totale carico dei cittadini) a scapito di quella pubblica, universale e gratuita. Ammettere pubblicamente che le liste per alcune prestazioni Lea sono chiuse è gravissimo in quanto viola tutte le normative relative al diritto di accesso dei cittadini alle cure attraverso il Ssn con obbligo di segnalazione alle Autorità preposte ai controlli. La Presa in carico da parte dei Cup non può rappresentare la quotidianità. Questo non può più accadere”.

L’assessore Coletto ha risposto che “il problema delle liste d’attesa c’è, esiste in tutto il Paese, tanto che il Governo ha finanziato 500 milioni di euro per il 2020 e il 2021, e probabilmente lo farà anche per il 2022, proprio per risolvere questa questione di livello nazionale con finanziamenti mirati. In Umbria stiamo cercando di risolverlo e lo faremo nel più breve tempo possibile. Tutte le liste d’attesa del 2020 sono state smaltite, nel 2021 ne avevamo 283mila e ora ne rimangono 80mila. I dati vengono trasmessi in continuazione, la Regione non nasconde nulla. Lo scorso anno su 7 posizioni verdi di soddisfacimento della griglia Lea l’Umbria era al sesto posto. Abbiamo attraversato una pandemia, con Dpcm che hanno chiuso gli ospedali per le prestazioni ambulatoriali e limitati a sole prestazioni oncologiche e patologie tempo dipendenti. Non c’è nessuna chiusura per le prenotazioni. Le prese in carico esistono e sono destinate a essere smaltite. L’Agenas dice che siamo i primi in Italia per gli screening e questo sottolinea l’impegno dell'amministrazione e dei nostri sanitari che hanno avuto un’attenzione particolare per l’oncologia e le patologie tempo dipendenti. Per smaltire le liste d’attesa abbiamo previsto le aperture serali e domenicali. Possiamo riuscire solo con l’affiancamento dei privati accreditati. Per il finanziamento i soldi del fondo sono serviti a pagare i costi fissi dell'amministrazione: il personale va pagato, è stato riconvertito e ha fatto un gran lavoro. Cercheremo di accelerare lo smaltimento delle liste d’attesa per quanto possibile. Non c’è nessun tipo di privatizzazione, noi non abbiamo privatizzato nulla. Prendiamo atto di quanto trovato per accreditati e prestazioni erogate attraverso quelli che erano stati accreditati in passato e andiamo avanti per coprire la necessità umbra”.

Nella sua replica Porzi ha detto che “il problema riguarda tutta Italia ma a noi sta a cuore la situazione della nostra regione. C’è un’insoddisfazione generale che è sotto gli occhi di tutti. La mancanza di personale è palese, vi abbiamo sollecitato in molte occasioni su questo. Bene la ripresa dello screening. Serve andare avanti con più solerzia, con l’affiancamento e non la sostituzione da parte dei privati”.


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