(UNWEB) Riconoscere ed inserire nei livelli essenziali di assistenza (LEA) le cosiddette ‘malattie invisibili’, quella serie di patologie croniche e invalidanti che colpiscono tantissime cittadine e cittadini ma che non sono ancora riconosciute dal Servizio sanitario nazionale”.

Lo chiede, con una mozione che impegna la Giunta di Palazzo Donini ad attivarsi in questo senso, il consigliere regionale Tommaso Bori (Pd - vice presidente della Commissione Sanità), rimarcando che “inserire queste patologie all’interno dei Lea della Regione Umbria sarebbe anche un gesto di attenzione e sensibilità in occasione della Festa della Donna, dato che queste malattie colpiscono in stragrande maggioranza la popolazione femminile, che ne paga ogni giorno le peggiori conseguenze in termini fisici, sociali e psicologici per via dei dolori acuti che impediscono le attività di base e la normale vita di relazione”.

“Esistono - spiega Bori - delle vere e proprie malattie come la vulvodinia (dolore vulvare cronico che raggiunge un'incidenza tra il 12 e il 16 per cento della popolazione femminile in età compresa tra diciotto e sessantaquattro anni), la neuropatia del pudendo (definita come un dolore di tipo neuropatico in sede pelvica e/o perineale, che coinvolge 10 individui ogni 10.000) e la fibromialgia (sindrome reumatica caratterizzata da dolore muscolo-scheletrico cronico diffuso, che colpisce circa 2 milioni di italiani, con un rapporto uomo/donna di 1 a 9), che sono sovente sottovalutate o ignorate, anche perché spesso l'esame clinico non arriva ad evidenziare nessuna lesione o segno evidente e, pertanto, il medico, sulla base di teorie obsolete, tende ad interpretare i disturbi lamentati dalla paziente come non ben specificati disturbi psichici o psicosomatici”.

“Ma queste – continua Tommaso Bori – sono patologie che comportano situazioni di forte disagio, emotivo ma anche economico per quante e quanti che ne soffrono, non trovando nel sistema sanitario pubblico un punto di riferimento e dovendo ricorrere necessariamente a terapie erogate da centri privati, le cui tariffe sono spesso molto elevate, limitando pertanto la stessa libertà di accesso alle cure e precludendo la possibilità di cura per le persone in condizione di maggiore vulnerabilità economica”.

“Per questo motivo - aggiunge il consigliere Pd - ritengo che sia opportuno prevedere l’inserimento della vulvodinia, della neuropatia del pudendo e della fibromialgia nell'elenco delle malattie croniche e invalidanti previste dai livelli essenziali di assistenza e al contempo avviare percorsi di formazione e accrescimento delle competenze delle figure sanitarie idonee a garantire un'adeguata assistenza in relazione alla specificità di questo genere di patologie. In modo che il Servizio sanitario regionale sia in grado di fare diagnosi in tempistiche brevi e assicurare un'adeguata presa in carico. Occorrerebbe infine - conclude - individuare i presìdi sanitari pubblici dedicati alla diagnosi e alla cura della vulvodinia e delle altre patologie citate, prevedendo il loro inserimento in un apposito elenco, definendo altresì, apposite linee guida, al fine di predisporre mirati e specifici protocolli terapeutici e riabilitativi insieme a campagne d’informazione e sensibilizzazione periodiche”.


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