Il consigliere Dem punta il dito su “ritardi, assenze e spese eccessive all’ARPAL”. Ricorda di aver presentato interrogazioni “con l’obiettivo di fare chiarezza sui ritardi in relazione alla certificazione della spesa dei Fondi Fse 2014 – 2020, sulle criticità del cambio del sistema informatico e sulla gestione opaca della direttrice”.

(UNWEB)  “Lo strumento che, nel 2018, la Regione pensava di utilizzare per contrastare la crisi economica e lavorare al rilancio, a causa della Giunta Tesei rischia di diventare una mina vagante. Stiamo parlando di Arpal, l'Agenzia regionale per le politiche attive del lavoro, sulla quale abbiamo intenzione di vederci chiaro”. Così il consigliere regionale del Partito democratico, Tommaso Bori, che ha presentato, una serie di interrogazioni sul tema, “con l’obiettivo di fare chiarezza sui ritardi in relazione alla certificazione della spesa dei Fondi Fse 2014 – 2020 che rischia di compromettere l’accesso a quelli 2021 – 2027, sulle criticità del cambio del sistema informatico e sulla gestione opaca della direttrice”.

“Nell’atto relativo ai ritardi sui fondi – spiega Bori – ricordavamo che l’Umbria, nella prossima programmazione europea, sarà destinataria di più risorse in quanto classificata come ‘regione in transizione’ e non più come ‘sviluppata’. Per questo l’obiettivo di Fse+ Umbria 2021 – 2027 è quello di riportare l’Umbria nella categoria delle Regioni più avanzate. Per far sì che queste opportunità diano concreti risultati, prerogativa necessaria è il miglioramento dell’efficacia della spesa, ma anche la possibilità che queste risorse possano essere complementari con quelle derivanti dal Pnrr. Per questo è fondamentale approfondire l’eventuale presenza di ritardi che potrebbero portare alla perdita di fondi comunitari indispensabili”.

“Il secondo focus – aggiunge Bori – è in relazione al cambio di sistema informatico che l’Arpal ha deciso attraverso la determina direttoriale del 21 ottobre scorso. Una novità – osserva - che costerà 1,2 milioni di euro alla struttura, per andare a cambiare un sistema già usato in altre Regioni e in relazione al quale non si specificano le motivazioni che lo avrebbero reso obsoleto e superato. Il documento del direttore cita un assestment della Punto Zero Scarl, della quale non si specificano i contenuti, e si esplicita il soggetto affidatario per la nuova dotazione del sistema informatico, vale a dire un raggruppamento temporaneo di impresa che firma un contratto fino a fine 2022, quindi poco più di un mese per un progetto di grandi dimensioni. Ci interessa capire – continua - se la Giunta regionale fosse a conoscenza di questo ingente impegno di spesa, se il nuovo sistema è utilizzato anche in altre Regioni, così da avvalersi di una ripartizione dei costi, e soprattutto se ci saranno ripercussioni nella migrazione dei dati, come la perdita di qualche preziosa informazione”.

“Ultimo capitolo – scrive Bori – quello relativo alla figura del direttore. Nel 2021 la Giunta regionale ha selezionato e nominato l’avvocato Paola Nicastro. La legge regionale impone che il contratto di tale dirigente sia di diritto privato, con carattere di esclusività e a tempo pieno. Ci risulta che la presenza della direttrice presso gli uffici in Umbria si limiti a 2 o 3 giorni settimanali. Ci risulta anche che i dirigenti non firmino atti in virtù delle loro funzioni, ma che tutto passi alla firma della direttrice. Una delibera di Giunta regionale avrebbe anche inoltre aumentato i compensi del direttore Arpal Umbria. Gli umbri, dunque – conclude Bori –, meritano di sapere se corrispondano al vero le informazioni che ci sono arrivate. Il ruolo delle politiche attive del lavoro è fondamentale per garantire una ripresa equilibrata sia dal punto di vista economico che sociale. Avere uno strumento mozzo, che non funziona come dovrebbe, risulta invece un danno alla collettività e alle casse dell'ente”.


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