Disparità retributiva che va dal 4 al 15 per cento ma le donne sono meno impiegate
(UNWEB) Perugia, - "La minore partecipazione delle donne nel mercato del lavoro aumenta il gender gap e la disparità salariale, già forte. Per questo il nostro obiettivo è lavorare per ridurre una condizione che va addirittura contro la Costituzione". Questo il messaggio che si è levato oggi dal convegno, organizzato dalla Uiltucs Umbria, con il titolo 'Retribuzioni - chi paga il gap?', sul tema del divario salariale tra uomo e donna.
Si è svolto un seminario formativo, nel quale sono intervenuti il giuslavorista Andrea Favretto, Samantha Merlo della Uiltucs nazionale e Luca Visentini, dell'Agsg nazionale. A seguire una tavola rotonda, moderata dalla giornalista Claudia Marin, con gli interventi di Giancarlo Bizzarri (Punto Zero Scarl), Antonello Buono (The Hospitality Experience Borgo dei conti), Ingrid Galvani (Uiltucs Umbria), Caterina Grechi (Centro pari opportunità Regione Umbria) e Lorenzo Ortolani (Coop Centro Italia). Conclusioni affidate al segretario generale Uiltucs, Paolo Andreani.
Dai primi interventi l'inquadramento generale della situazione italiana, sia sul fronte normativo, con la Costituzione che segna paletti e regole che non vengono rispettati, e poi anche con le direttive europee, che hanno avuto un profondo cambio di prospettiva passando da un approccio di tutela ad uno di prevenzione delle discriminazioni di genere.
"C'è una cultura patriarcale - ha detto il segretario generale Andreani - con uomini nel business, dove si decide. Le donne spesso nello staff, o in ambiti diversi. Man mano Che si scende terreno ancora più problematico. Si deve intervenire sugli orari di lavoro e sulle retribuzioni delle aziende. La differenza retributiva è forte e va dal 4 al 15 per cento. Il lavoro femminile si concentra sul part time e sulla flessibilità e si crea una differenza abissale. Possiamo intervenire sia a livello legislativo che con i contratti di lavoro. Noi ci occupiamo di contratti e abbiamo istituito una figura che si chiama la garante di genere, dove facciamo le verifiche giuste per vedere se c'è il pagamento delle giuste retribuzioni".