decesaris(ASI) “La sfida dell’Università per Stranieri di Perugia è coniugare internazionalizzazione e radicamento nel territorio, la promozione dell’Umbria, dell’Italia e  apertura al mondo”.

E’ questo l’impegno del professor Valerio De Cesaris, che è stato di recente eletto direttore del Dipartimento di Scienze Umane e Sociali dell’Università per Stranieri di Perugia. De Cesaris, romano di 46 anni sposato e padre due figli, è professore ordinario, docente a PalazzoGallenga dal 2005. Ha scritto diverse pubblicazioni sulla storia dell’Italia, questi sono alcuni recenti titoli dei suoi lavori:“Il grande sbarco, l’Italia e la scoperta dell’immigrazione”(Editore 

Guerini e Associati, 2018); “Seduzione fascista. La chiesa cattolica e Mussolini 1919-1923”  SanPaolo Edizioni, 2020).

La sua elezione a direttore del Dipartimento di Scienze umane e sociali arriva in un momento particolare per l’Università per Stranieri di Perugia. Come immagina il prossimo futuro?

“La Stranieri ha vissuto un anno difficile, per l’emergenza sanitaria dovuta alla pandemia e per la bufera mediatica seguita al caso Suarez. Ma nonostante i problemi credo che possiamo avere fiducia per il futuro. La nostra è un’istituzione prestigiosa, non solo per la sua lunga storia - festeggiamo il centenario nel 2021 - ma anche per quello che rappresenta oggi per la città di Perugia e per la promozione della lingua e della cultura italiana nel mondo. Inoltre, ci sono stati recentemente segnali incoraggianti. Il centro Warredoc della nostra università ha appena vinto un finanziamento di 3 milioni di euro del programma europeo Partnership for research and innovation in the mediterranean area, all’interno di Horizon 2020, guidando una cordata composta da 13 partner di 7 paesi.

Altri progetti importanti sono stati vinti da nostri docenti lungo quest’anno. I nostri corsi di laurea e laurea magistrale hanno un incremento di iscritti, una crescita non eclatante ma comunque importante. Anche i corsi di lingua e cultura italiana hanno numeri incoraggianti. Immagino un futuro in cui le tante potenzialità positive che abbiamo all’interno della Stranieri possano esprimersi pienamente e far crescere la nostra istituzione”.   

Quali sono, secondo lei, le sfide più urgenti per la Stranieri?

“Al primo posto metto la questione della didattica. Lungo quest’anno, già dal lockdown della primavera scorsa, abbiamo adottato la didattica online, che è stata poi sostituita dalla didattica mista nel I semestre di quest’anno, soprattutto per le matricole. Abbiamo dato una risposta pronta all’emergenza e i nostri studenti non hanno perso giorni di lezione, anche grazie a nuove dotazioni tecnologiche che abbiamo acquistato. La didattica in presenza, però, è qualcosa di irrinunciabile. Può essere sostituita per un breve periodo quando l’emergenza sanitaria lo impone, com’è accaduto in questo anno tanto particolare, ma resta l’unica forma di didattica realmente piena. Credo che la sfida del futuro sia quella di tornare appena possibile a una didattica in presenza per tutti, facendo al contempo tesoro dell’accelerazione digitale che abbiamo vissuto. Anche per i nostri Corsi di lingua e cultura italiana, speriamo di poter tornare presto a una didattica in presenza, anche perché l’arrivo di studenti stranieri è importante per la città di Perugia. 

Un’altra sfida che abbiamo di fronte e che già viviamo da tempo è quella dell’internazionalizzazione. La nostra università ha caratteri d’eccellenza rispetto alla mobilità internazionale degli studenti e anche sul piano degli accordi internazionali. La sfida è coniugare internazionalizzazione e radicamento nel territorio. Promozione dell’Italia e dell’Umbria e apertura al mondo”.   

Quali novità avete introdotto nella vostra offerta didattica?

“In questi anni di rettorato della prof.ssa Giuliana Grego Bolli una delle riforme più incisive ha riguardato proprio la didattica. Abbiamo creato due nuovi corsi di laurea triennale, uno dedicato alle Digital Humanities per l’italiano e collegato alla nostra magistrale Itas, di area linguistica, l’altro dal titolo Studi internazionali per la sostenibilità e la sicurezza sociale, collegato alla nostra magistrale in Relazioni internazionali e cooperazione allo sviluppo. Si tratta di due ambiti molto attuali: le culture digitali e l’integrazione tra discipline umanistiche e innovazione tecnologica da un lato, la sostenibilità, declinata nelle sue dimensioni economica, sociale e ambientale, dall’altro. Sono corsi che quest’anno partono un po’ in sordina, con un numero limitato di iscritti, perché a causa della pandemia non abbiamo potuto presentarli nelle scuole. I temi sono importanti e questi corsi cresceranno nei prossimi anni. 

Abbiamo poi rinnovato il nostro Dottorato di ricerca, che ha un grande valore per noi e che ha visto addottorarsi nel corso degli anni molti giovani studiosi di valore”.

Cosa cambia per lei oggi direttore del Dipartimento di Scienze umane e sociali?

“Cambia il fatto di avere un ruolo di maggiore responsabilità, che spero di poter adempiere nel migliore dei modi contribuendo a una crescita della Stranieri. Non cambia l’idea che ha sempre orientato il mio impegno in università, che è quella di lavorare assieme ai colleghi docenti e al personale amministrativo in spirito di collaborazione e di profondo rispetto della professionalità di ciascuno”. 

Laurent De Bai - Agenzia Stampa Italia


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