cel duomo orvieto 3(UNWEB) Orvieto. «Sono molteplici gli eventi e i temi che ricordiamo nella solenne celebrazione eucaristica, in questa magnifica cattedrale, cuore della Diocesi di Orvieto-Todi, posta da tempo immemorabile sotto la protezione di San Giuseppe».

Così ha esordito il cardinale arcivescovo di Perugia-Città della Pieve Gualtiero Bassetti, presidente della Cei, nell’omelia della festa di san Giuseppe, patrono della città posta sulla rupe, il 19 marzo, giorno in cui la Chiesa universale ha avviato l’anno “Famiglia Amoris Laetitia” voluto da papa Francesco. Hanno concelebrato tutti i vescovi umbri ed erano presenti le delegazioni delle Pastorali familiari di ciascuna delle otto Diocesi dell’Umbria. All’avvio della celebrazione il vescovo diocesano Gualtiero Sigismondi ha dato un caloroso benvenuto ai suoi confratelli e si detto entusiasta che dalla città di Orvieto si sia avviato questo speciale anno.

Il cardinale, nel soffermarsi sui diversi significati della giornata, ha ricordato «lo speciale Anno di san Giuseppe, indetto da papa Francesco in occasione dei 150 anni del Decreto Quemadmodum Deus, con il quale il beato papa Pio IX dichiarò san Giuseppe Patrono della Chiesa Cattolica (8 dicembre 1870, nd.r.). Vogliamo anche far memoria del fatto che oggi si compiono 8 anni da quando Papa Francesco ha solennemente iniziato il suo ministero di Pastore universale della Chiesa (19/3/2013). Ed il 13 marzo era stato eletto Sommo Pontefice. In questo giorno, poi, ricordiamo che sono ormai trascorsi cinque anni dalla pubblicazione dell’Amoris Laetitia, l’Esortazione apostolica di papa Francesco sulla bellezza e la gioia dell’amore familiare. Ed è esattamente per tale ragione che oggi si inaugura l’Anno “Famiglia Amoris Laetitia” voluto dal Pontefice per raggiungere ogni famiglia attraverso proposte di tipo spirituale, pastorale e culturale».

«Celebrare quest’anno dedicato a Giuseppe – ha sottolineato il cardinale – significa celebrare la grandezza e la fedeltà di Dio Padre, che ha trovato in Maria di Nazaret, e nel suo sposo, il “giusto Giuseppe”, i cuori accoglienti tra i quali potesse nascere Gesù, il nostro Signore, compimento di ogni promessa e di ogni attesa».

«In quest’anno che oggi si inaugura – ha proseguito il presule –, chiediamo anche noi di avere la capacità di compiere “sogni buoni”: non stiamo parlando di illusioni, o di quei sogni che – come si legge nel Bibbia – svaniscono come una visione (cf. Gb 20,8; Sal 73,20). Pensiamo invece ai quattro sogni con i quali Dio ha rivelato a Giuseppe cosa doveva fare per proteggere la sua famiglia: accogliere la madre, e il figlio che stava per nascere; fuggire in Egitto per salvare la famiglia da Erode; tornare da quell’esilio, perché Gesù potesse vivere nella Terra promessa, e si compisse la profezia “Dall’Egitto ho chiamato mio figlio” (Mt 2,15; cf. Os 11,1). Abbiamo ancora bisogno di sognare, come Giuseppe, per costruire percorsi di formazione dei fidanzati, occasioni di condivisione per le giovani coppie, di aiuto per le coppie in difficoltà, di accoglienza per quei coniugi che vivono l’esperienza di matrimoni frantumati, seguendo così le indicazioni che il Sinodo per la famiglia ha dato nell’Esortazione Amoris Laetitia. Auguro a tutti che, l’approfondimento dell’Amoris Laetitia, sia di aiuto a vivere, con impegno e con frutto, l’anno che Papa Francesco ha voluto indire a partire dal 19 marzo 2021 al 26 giugno 2022 (quando avrà luogo l’incontro mondiale delle famiglie. Per capire appieno la profondità dell’Amoris Laetitia bisogna saperla collegare con l’Evangelii Gaudium, che di questo pontificato rappresenta il documento programmatico».

«La nostra preghiera a San Giuseppe – ha concluso il cardinale – non può dimenticare le sofferenze causate da quella grande prova per noi, che è la pandemia. Ci è stato ricordato, dal Decreto della Penitenzieria Apostolica che ha accompagnato l’indizione dell’Anno dedicato a San Giuseppe, che «nell’attuale contesto di emergenza sanitaria, il dono dell’Indulgenza plenaria è particolarmente esteso agli anziani, ai malati, agli agonizzanti e a tutti quelli che per legittimi motivi siano impossibilitati ad uscire di casa». E noi ci rivolgiamo a Giuseppe perché aiuti e soccorra anche gli operatori sanitari, i medici, gli infermieri, le amministrazioni pubbliche e gli uomini di governo, perché – seguendo l’esempio di Giuseppe – e assistiti da Dio nel compiere eroicamente il proprio dovere, contribuiscano a tutelare i più deboli, e a far terminare prima possibile questa pandemia».

La celebrazione eucaristica è stata trasmessa in diretta dall’emittente «Maria Vision», in collaborazione con l’Ufficio stampa della Ceu e con le redazioni de «La Voce» e di «Umbria Radio InBlu».


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