Il cardinale Gualtiero Bassetti: “Giampiero ha regalato la sua vita a Dio”
(UNWEB) “Lo Spirito Santo, da noi accolto, ci fa desiderare come desidera Dio, così da diventare quel capolavoro che dall’eternità il Padre ha sognato per noi. Non dimentichiamo che, in ultimo, la vita ce la giochiamo sui sogni, sui desideri: diventiamo ciò che desideriamo, diventiamo ciò che sogniamo”. Lo ha sottolineato il cardinale arcivescovo Gualtiero Bassetti all’inizio dell’omelia (il testo integrale è consultabile sul sito: www.diocesi.perugia.it) della celebrazione eucaristica della Veglia di Pentecoste, il 22 maggio, nella cattedrale di Perugia, preceduta dall’apertura del processo informativo diocesano sulla vita, virtù e fama di santità del seminarista servo di Dio Giampiero Morettini (1977-2014). Insieme al cardinale Bassetti hanno concelebrato l’arciprete della cattedrale mons. Fausto Sciurpa, il postulatore della causa di canonizzazione don Francesco Buono, parroco di Castel del Piano, il giudice delegato della causa mons. Vittorio Gepponi, il promotore di giustizia don Simone Sorbaioli e diversi sacerdoti diocesani. Presenti i sindaci di Perugia Andrea Romizi e di Deruta Michele Toniaccini, presidente dell’Anci Umbria, i familiari di Giampiero Morettini, una rappresentanza di giovani della Pastorale giovanile diocesana e diversi fedeli provenienti in gran parte dalle parrocchie di Sant’Angelo di Celle di Deruta e Castel del Piano di Perugia dove il servo di Dio ha vissuto, lavorato, si è convertito ed ha avuto la chiamata-vocazione al sacerdozio. Ad animare la Sessione di apertura del processo in San Lorenzo è stato il Coro Piccole Voci “Giampiero Morettini” dell’Unità pastorale di Castel del Piano-Pila, mentre ad animare la celebrazione eucaristica il Coro diocesano giovanile “Voci di Giubilo”.
Le frantumazioni della vita. “E’ vero che a volte dentro di noi c’è come una grande Babele – ha proseguito nell’omelia il cardinale –, una confusione data dall’intrecciarsi ed anche dal contrapporsi di differenti desideri: il peccato ha frantumato l’unità interiore e troppo spesso ci troviamo divisi in noi stessi. Da questa prima divisione tutte le altre, tutte le frantumazioni che rendono dolorosa la nostra vita. Abbiamo quindi bisogno come di un “principio unificatore” che metta ordine nel groviglio interiore e che illumini la via giusta, quella dove tutti i nostri desideri trovano quiete nel desiderio di Dio, dove tutti i sogni sono sognati nel sogno di Dio, dove le frantumazioni sono composte e ricreata l’unità. Questo principio è lo Spirito Santo...”.
Diventare santo. “In questa Pentecoste così particolare per la nostra Chiesa, contempliamo il frutto dello Spirito Santo così come si è manifestato – ha ricordato il presule –, così come è fiorito, nella vita di un giovane uomo, un figlio della nostra terra che aveva un desiderio: diventare santo. Lo scrive nel testamento che abbiamo appena ascoltato: “Tu conosci il mio grande e unico desiderio che è quello di diventare Santo”. Giampiero Morettini aveva desideri e sogni da inseguire, progetti da compiere e avventure da vivere. Giampiero ha vissuto appassionatamente e convintamente ogni stagione della sua vita: amico allegro e sincero, lavoratore instancabile, onesto e creativo, sognava quello che tutti gli adolescenti, tutti i giovani sognano, magari un buon lavoro, magari una bella famiglia”.
Una vita bella. “Poi l’incontro che gli cambia la vita, che lo porta a desiderare di mettersi a disposizione del sogno di Dio. Come scrive ancora, nel testamento, la sua è stata una vita bella, non sprecata anche se recuperata, anzi riacchiappata da Dio. E Dio Lo “riacchiappa” nel marzo del 2006, mentre era intento a sistemare le casse di frutta e verdura nel suo negozio: “proprio in quel luogo è avvenuto l’inizio della mia conversione, precisamente quando una suora, aiutando il parroco don Francesco alle benedizioni pasquali, venne a benedire il negozio in cui lavoravo. Da questo momento la mia vita è cambiata” (dallo Scrutinio)”.
Crescita nella fede. “Da lì riprende il cammino cristiano con la frequentazione assidua dei sacramenti – racconta il cardinale –, specie dell’eucaristia e a iniziare una esperienza di ascolto, di comunione e di servizio nella parrocchia di Castel del Piano...”. Questa crescita nella fede e nell’esperienza ecclesiale lo porta piano piano a maturare il desiderio di fare della propria vita un dono a Dio attraverso la via del sacerdozio. E’ vero che chi beve dell’acqua dello Spirito, diventa egli stesso fontana per altri: «Chi ha sete venga a me e beva chi crede in me; come dice la Scrittura: fiumi di acqua viva sgorgheranno dal suo seno» (Gv 7,37-38)”.
Il primo giorno in seminario, nell’ottobre 2010, accolto dal rettore mons. Nazzareno Marconi (oggi arcivescovo di Macerata), Giampiero, prosegue Bassetti nel tracciare il profilo biografico del servo di Dio, “si presentò con questa frase: “vorrei regalare la mia vita a Dio”. E veramente Giampiero ha regalato la sua vita a Dio: lo ha fatto vivendo in maniera esemplare il suo stato di seminarista, sereno e allegro, disponibile con tutti, radicato nella preghiera personale e comunitaria, con fedeltà, con semplicità ma con tenacia: “generoso e sanguigno, era nella vita come era in porta quando faceva il portiere, tenace, non mollava” ricorda di lui un amico seminarista. E non ha mollato neppure nei giorni, nelle settimane dell’agonia, del dolore, della malattia, quando dopo l’intervento al cuore, crocifisso a quel letto della terapia intensiva cardiologica, era lui che infondeva coraggio con un sorriso, con una parola, finché gli è stato possibile, chi lo andava a trovare.
Nelle braccia del Padre. “Giampiero muore il 21 agosto 2014, facendo fino in fondo la volontà del Padre, in una offerta di sé consapevole e serena, andando ad occupare quel “posto” che Gesù aveva preparato per lui, insieme ai santi dei quali aveva chiesto l’intercessione nella preghiera scritta appena prima di essere operato: ‘O santi, amici miei, portatemi la luce perché non mi perda nelle tenebre ma possa perdermi nelle braccia del Padre’”.
La nostra vita possa fiorire. “Oggi iniziamo la fase diocesana del processo “sulla vita, fama di santità e segni circa l’esercizio delle virtù eroiche” di questo nostro figlio, del Servo di Dio Giampiero – ha concluso il cardinale Bassetti – che ha sognato dello stesso sogno di Dio e che, dal Paradiso ci accompagna con il suo sorriso dolce perché la nostra vita possa fiorire anche quando sembra essere un ramo secco, come il ciliegio secco del suo giardino che non volle fosse tagliato e che, dalla sua morte in qua, fiorisce rigoglioso ogni anno anche fuori stagione”.