f8 catt rietiPresieduta dal cardinale Gualtiero Bassetti insieme al vescovo diocesano Domenico Pompili, si sono aperte le celebrazioni del 550° anniversario della nascita della Beata Colomba. Il porporato: «una storia di santità che travalica i secoli e giunge fino a noi a ricordarci il senso dell’essere cristiani»

(UNWEB) Perugia. «I santi sono la testimonianza della vita buona del Vangelo e noi, per questo, dobbiamo imitarli. Beata Colomba da Rieti è una figura di santità da prendere d’esempio nella Chiesa e nella società civile, figlia della terra reatina, apostola di amore e riconciliazione nella città di Perugia». A evidenziarlo è stato il cardinale Gualtiero Bassetti, il pomeriggio del 4 febbraio, nella cattedrale di Santa Maria Assunta in Rieti, dove sono state aperte le celebrazioni in ricordo del 550° anniversario della nascita della Beata. A promuoverle è l’associazione culturale “Beata Colomba” fondata a Perugia nel 1991 da mons. Ghino Montagnoli.

Una solenne concelebrazione eucaristica nella cattedrale reatina è stata presieduta dal cardinale Bassetti insieme al vescovo diocesano mons. Domenico Pompili e agli emeriti di Perugia mons. Giuseppe Chiaretti e di Rieti mons. Delio Lucarelli. Presenti il sindaco di Rieti Simone Petrangeli e l’assessore alle Politiche sociali del Comune di Perugia Edi Cicchi. Tra i numerosi fedeli c’erano cinquanta perugini, membri e simpatizzanti dell’associazione “Beata Colomba”, che a Rieti hanno visitato i luoghi dove la Beata è nata il 2 febbraio 1467 e ha vissuto la sua infanzia, «maturando la sua vocazione e ricevendo le prime grazie dal Signore», ha detto il presidente dell’Associazione perugina Amilcare Conti a conclusione della giornata apertasi al mattino con la visita al Monastero delle Domenicane di Sant’Agnese e agli affreschi della Caserma “Attilio Verdirosi”, già convento di San Domenico. Per gli amici perugini dell’Associazione “Beata Colomba” è stata anche un’occasione, come ha sottolineato il presidente Conti, di «fare sentire la nostra vicinanza e solidarietà alla città di Rieti ferita dal terremoto e che vuole ripartire per ricostruire il proprio futuro».

A ringraziare gli amici perugini per questa loro sensibilità e devozione alla Beata Colomba, è stato il vescovo mons. Pompili, che ha definito l’incontro «una bella occasione con cui facciamo memoria di una figura femminile che ha avuto a Rieti i suoi natali e a Perugia la sua vita pubblica. La Beata Colomba diventa per noi un motivo per riscoprire il carisma femminile nella Chiesa e anche per ritrovare la sua energia che seppe, in tempi tormentati, essere una figura significativa dentro la Chiesa ma anche all’interno della città.

Nel capoluogo umbro la Beata giunse nel 1488, ha ricordato il cardinale Bassetti nell’omelia, «in viaggio per la valle umbra, forse desiderando raggiungere Siena, terra della sua ispiratrice santa Caterina. Si fermò invece a Perugia, accolta dal popolo festante, e qui diede vita una piccola comunità di terziarie domenicane, dedite alla lode del Signore e alla penitenza, ma anche fervorosamente presenti nella vita della città, invocando pace tra le opposte fazioni, prendendosi cura dei malati e degli emarginati di allora, spargendo ovunque il “sale” buono della carità e dell’amor di Dio. Il popolo e i maggiorenti scorsero subito la sua luce e le sue opere buone, ringraziando Dio per tale dono. Oggi noi siamo chiamati come Chiesa e come società civile a proseguire l’opera della Beata Colomba nel farci carico degli “scarti” e ad andare nelle “periferie”, come ci esorta a fare papa Francesco».

«La storia di santità di questa umile terziaria domenicana – ha proseguito il cardinale – lega da secoli le comunità cristiane di Rieti e Perugia in un vincolo inscindibile di fraternità. La nostra preghiera, in questa bellissima cattedrale, ferita anch’essa dal terremoto che sta sconvolgendo da mesi l’Italia Centrale, vuole essere un segno di umana solidarietà con tutte le popolazioni del Reatino che in questi mesi hanno sofferto e soffrono per la perdita dei loro cari, delle loro case e di tanti affetti. Il Signore doni a tutti pace e consolazione, apra i nostri cuori alla solidarietà fraterna».

Il porporato ha poi parlato della Beata Colomba come di una «luce», che «è brillata fra le tenebre di un’epoca caratterizzata da violenza e sopruso, da smania di potere e decadimento dei costumi. La luce dei santi è capace di trasformare le tenebre in meriggio! Colomba morì a Perugia il 20 maggio 1501, lasciando un ricordo indelebile, perché, come dice il salmo, “eterno sarà il ricordo del giusto”, tanto che le autorità cittadine nel 1630 la annoverarono tra i patroni della Chiesa perugina. Quella di Colomba è una storia di santità che travalica i secoli e giunge fino a noi a ricordarci il senso dell’essere cristiani. Ci tocca confessare che il nostro sale non sempre dà sapore e la nostra luce spesso è flebile. Dobbiamo allora riscoprire la vera fonte cui attingere perché la nostra vita sia sapida e la nostra luce un bagliore. Tutto questo non si trova in una formula - lo diceva con forza papa Benedetto -, ma in una persona viva, Gesù Cristo. La fede certo è un dono di grazia, ma comporta anche il rischio e la fatica della ricerca, passando per le vie della Parola di Dio, dell’incontro con la Chiesa e con i testimoni della santità e della carità, come Colomba».

«A lei ci affidiamo – ha detto il cardinale Bassetti avviandosi alla conclusione – perché rinvigorisca la nostra fede, ci doni la forza di un’autentica testimonianza cristiana e ci mostri il volto luminoso del Signore. A Colomba chiediamo la grazia di custodire le comunità cristiane di Rieti e Perugia perché vivano sempre nell’amore di Dio. E per la sua intercessione chiediamo anche la fine del flagello del terremoto che tanto angustia le nostre popolazioni. Con lei, pieni di fiducia, invochiamo: “Parce, Domine! Parce populo tuo!”».


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