bartolini santo chiodo1(UNWEB) Perugia. “Insieme all’Arcivescovo di Spoleto-Norcia, mons. Renato Boccardo, ai sindaci ed ai parroci della Valnerina, questa mattina abbiamo potuto prendere visione in anteprima sia dei recuperi effettuati che degli interventi di messa in sicurezza in corso per la tutela, la conservazione e la valorizzazione del vastissimo patrimonio culturale custodito nel deposito regionale di Santo Chiodo a Spoleto e abbiamo visto l’intenso e prezioso lavoro che si sta portando avanti da parte delle strutture del Ministero dei beni culturali, grazie anche alla collaborazione con la Regione, la Protezione Civile, il Commissario di governo per la ricostruzione e tutti gli Enti proprietari dei beni”.

E’ quanto ha affermato l’assessore regionale al patrimonio, Antonio Bartolini, a margine della visita, organizzata dal Segretario regionale del Ministero dei beni e delle attività culturali, Luisa Montevecchi, e dal Soprintendente Marica Mercalli, alla struttura messa a disposizione dalla Regione Umbria e che attualmente ospita circa 5.000 opere e cassette di materiale archeologico, provenienti da 82 siti ed immobili della Valnerina e dei territori umbri colpiti dai terremoti dei mesi scorsi. “La visita ci ha consentito di apprezzare il grande patrimonio culturale di questo territorio; acquisire consapevolezza circa il lavoro svolto da Ministero dei Beni Culturali, Forze dell’Ordine, Vigili del Fuoco, Protezione civile; fare esperienza della cura, passione e competenza con cui ora si lavora per restituire ai territori feriti dal sisma i segni della propria identità. La Giunta regionale tra l’altro – ha detto l’assessore Bartolini –, proprio nella sua ultima seduta, ha provveduto ad ampliare ed aggiornare la convenzione che mette a disposizione del Ministero dei Beni culturali la struttura di Santo Chiodo. Una struttura, ultimata nel 2008, che è frutto di una scelta assolutamente positiva della Regione Umbria, compiuta dopo il sisma del 1997 con l’obiettivo di dotare il territorio di una struttura antisismica fornita di adeguate attrezzature e che ora si sta dimostrando preziosa non soltanto per dare ricovero alle opere d’arte rimaste “senza casa” nei mesi scorsi, ma anche per procedere al loro restauro e dunque alla loro continua fruizione”.
“Santo Chiodo – ha proseguito Bartolini – è un luogo vivo, dove i cittadini, le associazioni culturali e sociali della Valnerina, ma anche studiosi ed appassionati, possono ritrovare il loro patrimonio storico-artistico e assistere “in diretta” ai lavori di restauro. Non è insomma un ‘carcere’ o addirittura un ‘cimitero’ delle opere, ma un cantiere che si mette a disposizione per la ripartenza e la ripresa dei territori colpiti. E non a caso è stato inserito dal Fai tra i siti da visitare e sostenere domenica prossimo 26 marzo”.


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