(UMWEB) Perugia. Succedeva intorno all’una di notte dell’altro ieri nella periferia di Assisi quando una donna ha chiamato il 113 perché il proprio compagno non convivente stava cercando di sfondare a pugni il portone della propria abitazione.
Giunti immediatamente sul posto, gli agenti del Commissariato P.S. di Assisi trovavano la porta d’ingresso aperta con l’infisso divelto e dietro la porta vari mobili che la donna aveva lì collocato per opporre resistenza all’abbattimento della porta.
Nella stanza vi era un uomo che in evidente stato di alterazione inveiva con insulti pesanti e minacce di morte contro la sua compagna e contro un uomo che a causa dell’evento era stato colto da malore. Alla scena assisteva anche il figlio minorenne della donna.
Nonostante la presenza degli agenti arrivati in casa, l’uomo non si fermava. Invitato più volte a fornire le proprie generalità questi si rifiutava continuando ad accusare i presenti con sempre maggiore veemenza e cominciando a minacciare di morte gli stessi poliziotti vantandosi di essere un bravo pugile.
Dopo uno sputo e un violento spintone ad uno dei due poliziotti, al fine di trattenere la violenza dell’uomo sfociata nell’aggressione fisica, gli agenti decidevano di bloccarlo. Nonostante la limitata possibilità di movimento riusciva a scagliarsi nuovamente contro un agente di polizia e contro l’altro uomo trovato all’interno dell’abitazione con la sua compagna.
Trascinato con difficoltà verso l’esterno, l’uomo veniva condotto presso il Commissariato dove continuava ad inveire con minacce ed insulti di ogni tipo contro i poliziotti, uno dei quali riportava una distorsione del collo per una prognosi di 10 giorni.
L’uomo identificato in un 47enne di Ancona pluripregiudicato e in regime di affidamento ai servizi sociali, di professione cuoco, veniva tratto in arresto per il reato di resistenza a pubblico ufficiale e denunciato in stato di libertà per i reati di violazione di domicilio, danneggiamento aggravato, minaccia e lesioni personali.
Nel corso dell’udienza di convalida tenutasi l’indomani, il giudice valutata la gravità del fatto commesso e la presenza di più di un precedente specifico a suo carico, disponeva per l’uomo che aveva ammesso di aver agito sotto un impeto di gelosia la misura cautelare degli arresti domiciliari.