(ASI) Perugia. «Quaresima: tempo benedetto da Dio, tempo di conversione, tempo di preghiera, di perdono e di grazia; tempo di fare verità sulla nostra vita e quindi di toglierci tutte le maschere che in un modo o in un altro possono ricoprire il nostro volto facendoci apparire per quello che non siamo. Questo tempo, grande dono di Dio, è iniziato con un digiuno, che ci aiuta a ricordarci di ciò che è veramente essenziale nella nostra vita, riferendoci al vero Pane capace di sfamare la nostra fame e sete di Dio, che sono la sua Parola, l'Eucaristia e la Carità».
Così il cardinale arcivescovo Gualtiero Bassetti nell'omelia che ha pronunciato durante la celebrazione del Mercoledì delle Ceneri nella cattedrale di San Lorenzo in Perugia, giorno in cui i cristiani entrano nel tempo di Quaresima in preparazione alla Pasqua del Signore. «In questi quaranta giorni – ha proseguito il porporato – cercheremo di fare il punto sulla nostra vita, togliendoci tutte quelle zavorre, che, purtroppo, l'hanno resa pesante. Quaranta giorni per mettere a fuoco quelle cose che vanno cambiate: prima di tutto il peccato che ci impedisce di essere dei risorti e la tristezza, che ci frena dall'essere creature nuove. E' un cammino impegnativo segnato dall'austera imposizione delle Ceneri per ricordarci che noi siamo di polvere, cioè creature piccole e fragili. E' una polvere che Dio, attraverso il cammino quaresimale, vuole trasfigurare in luce; una polvere che diventa luce».
Il cardinale Bassetti si è poi soffermato sul messaggio di Papa Francesco per la Quaresima 2015, attraverso il quale «ci dà una spinta d'incoraggiamento – ha detto il presule – quando ci parla di "una delle sfide più grandi dei nostri tempi" che "è quella della globalizzazione dell'indifferenza". Indifferenza verso Dio e verso il prossimo; spesso le persone sono ridotte a scarti. Ma Dio non è indifferente al mondo; Dio ama il mondo fino a donargli suo figlio. Tuttavia l'uomo tende a chiudersi in se stesso e a chiudere quella porta attraverso la quale Dio può entrare nella sua vita. Il vero cristiano è colui che permette a Dio di rivestirlo della sua bontà e misericordia. Il vero cristiano è colui che si lascia afferrare da Cristo e permette a Cristo di lavargli i piedi. La Quaresima, come ci ricorda il Santo Padre, è il tempo propizio per lasciarci servire da Cristo, per sentirci membra di quell'unico corpo che è Cristo stesso e la sua Chiesa. Papa Francesco ci chiede di tradurre tutto questo nella vita delle nostre parrocchie e comunità affinché diventino isole di misericordia in mezzo al mare dell'indifferenza. Anche noi, ad imitazione di Cristo, dovremmo prenderci cura delle membra più povere, più deboli, più piccole. Ma sappiamo vedere nel nostro prossimo il fratello e la sorella per i quali Cristo è morto e risorto? E cosa fare per non lasciarci assorbire dalla spirale di spavento e di impotenza che ci circonda?».
Innanzitutto, ha ricordato il cardinale Bassetti, «tra gli impegni concreti in Quaresima occorre dare più spazio alla preghiera, perché essa è il primo atto di carità che i cristiani possono fare». Al riguardo, ha evidenziato quanto sia efficace ed esemplare «la forza della preghiera» che si eleva dai monasteri di clausura.
«In secondo luogo – ha aggiunto il porporato –, adoperarsi con gesti di carità, raggiungendo sia i vicini che i lontani» e rivolgendosi ai fedeli ha detto loro: «siate particolarmente generosi domenica 15 marzo, quando in tutte le chiese dell'Umbria saranno raccolte le offerte per il "Fondo di Solidarietà" voluto dagli otto vescovi della regione per aiutare le famiglie che hanno perso il lavoro. Il nostro è un piccolo sostegno, ma che non fa sentire sole tante persone nel momento della difficoltà».
«In terzo luogo», citando papa Francesco, il cardinale si è soffermato sulla «sofferenza dell'altro», che «costituisce un forte richiamo alla conversione, perché il bisogno del fratello mi ricorda la fragilità della mia vita e la mia dipendenza da Dio e dai fratelli».
Avviandosi alla conclusione, il presule fa sua l'esortazione-richiesta del Papa, quella «di vivere questo tempo di Quaresima come un percorso di formazione del cuore. Avere un cuore misericordioso non vuol dire avere un cuore debole. Chi vuole essere misericordioso ha bisogno di un cuore forte, saldo, aperto a Dio. Un cuore che si lasci compenetrare dallo Spirito e che conduce ai fratelli e alle sorelle. Un cuore che sappia spendersi per gli altri».