L’Arcivescovo ai sacerdoti: «Siamo preti in questa Chiesa e per questa Chiesa. Non si può essere prete da solo, non si può rendere rancido il Sacro Crisma, perché non si può essere testimone della salvezza in proprio. Essere prete ed esserlo da solo è una contraddizione in termini»
(UMWEB) Spoleto. La Messa crismale, che ogni Vescovo concelebra con i presbiteri e durante la quale benedice il sacro crisma e gli altri oli, è considerata una delle principali manifestazioni della pienezza del sacerdozio del Vescovo e un segno della stretta unione dei presbiteri con lui. A Spoleto è stata celebrata mercoledì 28 marzo 2018 nella Basilica Cattedrale. Insieme all’arcivescovo Renato Boccardo c’erano i presbiteri dell’Archidiocesi che hanno rinnovato le promesse sacerdotali. Molti i fedeli laici che hanno preso parte a questa solenne liturgia, animata nel canto dalla Cappella musicale del Duomo.
Ricordo dei presbiteri defunti e di quelli che celebrano un particolare anniversario. Il pensiero di gratitudine e di suffragio dell’Arcivescovo, dei sacerdoti e dei fedeli laici è andato a quei presbiteri che nell’anno trascorso sono tornati alla Casa del Padre: mons. Aldo Giovannelli, mons. Sante Quintiliani, mons. Angelo Barigelli, don Baldassarre Ferroni e mons. Primo Battistoni. Sono stati anche ricordati i 70 anni di sacerdozio di padre Bonaventura Vergari dei Frati Minori di Monteluco e i 50 di don Dante Ventotto, canonico della Cattedrale, e di padre Gabriele Ranocchiaro dei Passionisti della Madonna della Stella in Montefalco.
Omelia Arcivescovo. «Cari fratelli sacerdoti e diaconi – ha detto mons. Boccardo nell’omelia - il Signore ci domanda di non fondare i nostri progetti parrocchiali e diocesani sulle sole nostre forze, sempre e in ogni modo insufficienti; tutto ciò che mettiamo in atto deve essere fondato sulla fede in Colui che tutto può: con Lui, come ci ricorda papa Francesco, possiamo vivere il compito esaltante di annunciare a tutti il Vangelo della gioia; con Lui possiamo affrontare serenamente e senza paura le sfide pastorali che ci vengono dal radicale cambiamento di epoca in cui siamo immersi». Poi, il richiamo del Presule all’unità: «Specialmente per noi sacerdoti, anche se non esclusivamente, si fa pressante più che mai la chiamata all’unità nella carità, che ci rende una cosa sola con Cristo e tra noi. Sappiamo bene che la tentazione individualistica s’insinua sempre nel tessuto umano, ecclesiale e pastorale. Anche il prete più geniale, se non è inserito vitalmente in un Presbiterio e in una Chiesa locale, come può far sentire che il Crisma con cui è stato unto è diventato germe di fecondità? Potrà anche fare cose mirabolanti; quando però se ne sarà andato (perché prima o poi tutti si parte) rimarrà forse la nostalgia dei suoi fuochi d’artificio, ma non avrà iscritto nella vita delle persone il volto di Cristo. Noi siamo preti in questa Chiesa e per questa Chiesa. Non si può essere prete da solo, non si può rendere rancido il Sacro Crisma, perché non si può essere testimone della salvezza in proprio. Essere prete ed esserlo da solo è una contraddizione in termini». Infine, ai laici presenti l’Arcivescovo ha chiesto di «accompagnare con la preghiera, l’amicizia e la collaborazione generosa la vita e il ministero dei sacerdoti che in mezzo a voi continuano con l’annuncio della Parola e la celebrazione dei sacramenti ad indicare la strada che conduce al Signore Gesù Cristo, Redentore e Salvatore dell’uomo, non per far da padroni sulla vostra fede, ma per essere i collaboratori della vostra gioia».
Benedizione degli oli. Dopo l’omelia, i diaconi hanno portato all’altare, per la benedizione da parte dell’Arcivescovo, il crisma, l’olio dei catecumeni e quello degli infermi: il primo è usato nel Battesimo, nella Cresime e nell’Ordine Sacro; con il secondo viene unto il petto di chi si prepara a ricevere il Battesimo e sta a significare la forza di Dio per vincere il peccato; il terzo viene amministrato alle persone malate e sofferenti. L’olio, come l’aria, l’acqua e la luce appartiene a quelle realtà elementari del cosmo che meglio esprimono i doni di Dio creatore, redentore e santificatore; è sostanza terapeutica, aromatica e conviviale: medica le ferite, profuma le membra, allieta la mensa. Questa natura dell’olio è assunta nel simbolismo biblico-liturgico ed è caricata di un particolare valore per esprimere l’unzione dello Spirito che risana, illumina, conforta, consacra e permea di doni e di carismi tutto il corpo della Chiesa. La Liturgia della benedizione degli oli esplicita questo simbolismo primordiale e ne precisa il senso sacramentale. Giustamente la Messa del crisma si colloca in prossimità dell’annuale celebrazione del Cristo morto, sepolto e risuscitato. Al termine della Messa, nel Palazzo Arcivescovile, ogni parroco ha ritirato le ampolle con gli oli che sono state portate in ogni singola comunità quale segno eloquente di comunione ecclesiale.