incontro luoghi invisibili 2019 f1Il presule: «E’ una manifestazione che interpreta un bisogno che c’è nelle persone, per questo ha successo e mette insieme sia la dimensione religiosa che quella laica della città»

(UNWEB) Perugia. Si è svolto nel pomeriggio del 27 novembre, nella “Sala S. Francesco” dell’Arcivescovado di Perugia, l’incontro conclusivo dell’edizione 2019 di “Luoghi invisibili. La Perugia che si scopre”, un evento di alto valore culturale promosso da sei anni in sinergia tra il Comune e l’Archidiocesi con il patrocinio della Fondazione Cassa di Risparmio di Perugia, avente come obiettivo quello di far “riscoprire” tesori d’arte e di storia dimenticati o sconosciuti ai cittadini. Quest’anno tra i principali “Luoghi invisibili” che sono stati riportati al centro dell’attenzione del visitatore le “chiese leonine” fatte erigere durante il lungo episcopato perugino del cardinale Gioacchino Pecci, poi papa Leone XIII, opere proseguite anche durante il suo pontificato.

L’incontro del 27 novembre, dedicato a “Le chiese leonine in Umbria. Conoscere e valorizzare un patrimonio invisibile”, ha visto gli interventi di presentazione dell’arcivescovo di Lucca mons. Paolo Giulietti, già vescovo ausiliare di Perugia-Città della Pieve e presidente uscente di “Luoghi invisibili”, dell’assessore alla cultura del Comune di Perugia Leonardo Varasano e del rappresentante della Fondazione Cassa di Risparmio Mauro Cesaretti. Mentre hanno relazionato sul tema dell’incontro Paolo Belardi, dell’Università degli Studi di Perugia e presidente del Corso di laurea in Design, Isabella Farinelli, responsabile dell’Archivio storico diocesano di Perugia, e Valeria Menchetelli, dell’Università degli Studi di Perugia - Dipartimento di Ingegneria Civile e Ambientale.

Mons. Giulietti, intrattenendosi con i giornalisti a margine dell’incontro, ha messo in risalto l’importanza di “luoghi invisibili” per la Chiesa e per la città di Perugia, sottolineando che l’edizione 2019, grazie alle “chiese leonine”, ha fatto “scoprire” dei luoghi splendidi di periferia, pregni di storia e di cultura, essendo stati in gran parte edificati nei borghi della campagna perugina. «Con molto piacere sono ritornato a Perugia per parlare della città e della diocesi – ha commentato mons. Giulietti –. Ed è per me un doppio motivo di contentezza nel dare un contributo alla conoscenza del nostro bel territorio. “Luoghi invisibili” è una manifestazione che ha lo scopo, innanzitutto, di aiutare i perugini a riappropriarsi del loro territorio, a conoscerlo e a scoprire tanti suoi luoghi. Quest’anno il motivo di principale interesse è stato il ciclo delle chiese leonine (sono più di cinquanta, ndr), che hanno uno stile unitario e rappresentano un programma edilizio di grande importanza e pregio che non è conosciuto come, invece, sono queste chiese tutte fruibili e aperte al culto».

Tra settembre e ottobre, i mesi in cui si è svolta l’edizione 2019 di “Luoghi invisibili”, i visitatori sono stati 10.000, questo, ha spiegato mons. Giulietti, «perché c’è un grande interesse della gente che ha la percezione dell’importanza di conoscere il luogo in cui abita e di sentirsi radicata in qualcosa e di scoprire che ha ricevuto una eredità importante che vale la pena conoscere e custodire. Penso che questo sia un bel fenomeno, che non è nel segno del sovranismo ma nel segno dell’identità più feconda perché è un patrimonio a disposizione di tutti, che diventa luogo di incontro, che ha un messaggio positivo da trasmettere. Credo che “Luoghi invisibili” sia una manifestazione che interpreta un bisogno che c’è nelle persone, per questo ha successo e mette insieme sia la dimensione religiosa che quella laica trattandosi di luoghi non solo facenti parte del patrimonio della Chiesa, anche se questo è il più consistente, ma anche di quello delle Istituzioni civili».

Alla domanda se “Luoghi invisibili” può essere “esportato” a Lucca, l’arcivescovo della città tostana ha risposto: «Mi sono accorto che anche la Diocesi di Lucca custodisce moltissime cose poco note e, addirittura, chiese che non si aprono più da tempo, un fenomeno comune un po’ a tutta l’Italia. Sarebbe un format interessante “Luoghi invisibili” anche per Lucca, che ha moltissime manifestazioni e trovare uno spazio per un nuovo evento non è sempre facile».


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