convegno Perugia sessione pomeriggio 8 maggio aIl vescovo mons. Domenico Cancian, delegato Ceu al V Convegno ecclesiale nazionale: «La fede è così finalizzata alla carità e alle opere della carità, dinamica creativa dell'amore».

L'esperienza perugina del Centro ecumenico ed universitario "San Martino" e del "Centro internazionale di accoglienza per la gioventù – Ostello"

(ASI) Perugia.seconda giornata del laboratorio "Dalla solidarietà alla fraternità: identità, estraneità e relazioni per un nuovo umanesimo", in corso di svolgimento a Perugia (7-9 maggio), è stata dedicata ad un'analisi antropologica della pace alla luce delle specificità delle tre religioni monoteiste. Il dialogo interreligioso rappresenta un elemento strategico per la costruzione di relazioni di pace, che non sono proprie solo degli addetti ai lavori ma di tutti i credenti. Da questo presupposto si è sviluppata la riflessione sul ruolo che le religioni monoteiste, accomunate dalla stessa radice abramitica, possono avere nel cammino di pace e di accoglienza dell'altro e delle sue diversità. Il monoteismo è per sua natura attraversato dall'alterità e dall'apertura all'altro.

Ad aprire i lavori mons. Domenico Cancian, vescovo di Città di Castello e delegato della Conferenza episcopale umbra (Ceu) al Convegno ecclesiale nazionale di Firenze (9-13 novembre 2015), che ha sottolineato l'elemento fondamentale della fraternità per la costruzione di un'antropologia di pace con se stessi, con Dio e con il mondo, che si manifesta «in un uscire da sé verso un'umanità nuova».

«L'incontro esistenziale con l'unico Dio è il primo passo – ha detto Cancian –. Credendo in Dio l'uomo diventa a sua somiglianza, ricreato a immagine di Cristo. Uscire, lasciare tutto è la condizione che porta dalla schiavitù alla libertà e permette di vedere la vita nell'ottica dell'eterno. Un nuovo umanesimo si delinea in un percorso diverso da quello circoscritto dal limite del peccato, nel quale l'uomo si lascia illuminare da Dio. Una sorta di esodo dall'egoismo verso quell'amore, che Cristo è venuto ad insegnarci e testimoniare: "amatevi come io vi ho amato" è il comandamento che cambia il mondo. La fede è così finalizzata alla carità e alle opere della carità, dinamica creativa dell'amore».

Un ultimo passaggio mons. Cancian lo ha riservato alla misericordia divina, altro elemento che accomuna le tre religioni: «Nell'amore misericordioso, Dio e l'uomo s'incontrano in modo straordinario e unico, e in questo si esplicita la fraternità fondata nella figliolanza. La misericordia è la via che unisce Dio all'uomo, che apre alla speranza di essere amati per sempre nonostante il limite del nostro peccato».

Fede, pace e fraternità hanno sostegno nell'esperienza del dono fino alla disponibilità totale della propria vita, è stato il senso dell'intervento di mons. Piero Coda, ordinario di Teologia sistematica all'Istituto Universitario Sophia di Firenze: «la prassi di pace è prassi di libertà dell'amore. La fede e la prassi di pace sono quindi risposta di libertà e di amore, di chi crede in un Dio. Viene allora abbattuto ogni muro di divisione e inimicizia; il nemico non ha diritto di cittadinanza nel pensiero del discepolo di Dio, di chi ha fede nel Dio unico».

«La fraternità nasce solo dal farsi ultimo, nello stare con gli scartati – ha concluso Coda –. Per dare ali ad una antropologia di pace è necessario vivere la fraternità fra noi come comandamento liberante di Dio. Di fronte alle situazioni globalizzate della società che provoca riflussi sociali, intollerabili situazioni di sofferenza e di miseria, è necessario un salto di qualità per entrare nella via di una vera cultura dell'incontro».

Ai lavori della mattinata hanno portato il loro contributo anche Andrane Mokrani del Pontificio istituto di studi arabi e islamici e Brunetto Salvarani, docente di Teologia della missione e del dialogo presso la Facoltà Teologica dell'Emilia Romagna.

I lavori pomeridiani hanno affrontato due tematiche centrali: "Epifania dell'altro e di svilimento del Sé" e "Etica ed economia:la ferita dell'altro". I lavori di questo secondo tema sono stati introdotti e moderati da Simone Poledrini, dell'Università di Perugia, caratterizzati dagli interventi di Emmanuel Gabellieri, dell'Università Cattolica di Lione, Alain Caillé, dell'Università di Parigi X, e Luigino Bruni, dell'Università Lumsa.

Padre Giulio Michelini, dell'Istituto Teologico di Assisi, ha introdotto e moderato i lavori sul tema "Epifania dell'altro e di svilimento del Sé" e presentato i relatori Maria Clara Bingemer, Paulo Fernando De Andrade, entrambi della Pontificia Università Cattolica di Rio de Janeiro, e Roberto Repole, presidente dell'Associazione Teologica Italiana. Lo stesso padre Michelini ha sottolineato l'esperienza concreta del "dono" verso l'altro che contribuisce a originare "reciprocità" in ambito ecumenico e interreligioso, che la città di Perugia vive ininterrottamente da oltre mezzo secolo, dagli anni del Concilio Vaticano II. Si tratta del Centro ecumenico ed universitario "San Martino", un luogo di incontro-scuola di formazione al dialogo voluto da un gruppo di studenti seguito da mons. Elio Bromuri, noto teologo ed esperto di ecumenismo. Questo gruppo fu da subito incoraggiato e sostenuto nella sua opera di dialogo dalla Chiesa perugina, in primis dai suoi vescovi, fino a diventare punto di riferimento per le iniziative ecumeniche ed interreligiose promosse dalla stessa Archidiocesi negli ultimi cinquanta anni. Non secondaria alla sua finalità è la collaborazione con i due Atenei perugini: l'Università degli Studi e l'Università per Stranieri. Su sollecito dello stesso "San Martino", nel 1974, è nata un'opera sociale di sostegno al dialogo rispondente ai bisogni primari di assistenza ai giovani di altre culture e religioni: il "Centro internazionale di accoglienza per la gioventù - Ostello", ubicato in pieno centro storico. Si tratta di una realtà tutt'oggi attiva con un centinaio di posti letto per i pernottamenti, sale di lettura e di riunione, una biblioteca e una cucina a servizio degli ospiti, un sostegno concreto al dialogo con gli "altri".

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