polizia 640x405(UNWEB) Assisi. “Si è presentato al telefono spacciandosi per un operatore "antifrode" di Poste Italiane. A cadere nella rete una giovane donna assisana che in buona fede ha creduto alle parole del sedicente operatore che l'avvisava di aver riscontrato dei movimenti sospetti sul suo conto corrente.


La donna, su indicazione dell'operatore, inseriva sulla app di Poste Italiane i codici che le erano stati nel frattempo inviati tramite messaggi sul proprio cel-lulare. Successivamente, sempre su sua indicazione, provvedeva a disinstallare l'applicazione stessa dal suo cellulare. I messaggi ricevuti sul telefono apparivano per grafica e contenuto altamente credibili.
La madre della giovane donna, sentito il racconto della figlia, contattava subito il numero verde di Poste Italiane scoprendo l'amara verità. Si trattava di una truffa. Veniva invitata quindi a bloccare tutte le carte di credito e il conto corrente intestato.
Purtroppo però il sedicente operatore era già riuscito ad addebitare sul conto corrente della donna due ricariche automatiche per utenze telefoniche e due ricariche di carte di credito prepagate per un valore complessivo di circa 5.000 euro.
Oltre alle descritte operazioni, l'uomo riusciva ad impostare anche delle ricari-che automatiche periodiche, per fortuna, però, prontamente bloccate.
La malcapitata scopriva infine che il truffatore era riuscito a modificare anche il suo numero telefonico e la sua email inseriti nel proprio profilo di Poste Italiane.
La vittima si presentava così presso gli Uffici del Commissariato di Polizia di Assisi per sporgere regolare denuncia nei confronti degli ignoti che l'avevano truffata sottraendole l'ingente somma di denaro.
Gli agenti, ricostruita la dinamica degli eventi, effettuavano tutta una serie di accertamenti tecnici grazie ai quali riuscivano a risalire al coinvolgimento di due soggetti, un uomo di 22 anni e una donna di anni 49, entrambi di origini campane e con precedenti specifici, in quanto già coinvolti in simili truffe.
I due soggetti venivano denunciati in stato di libertà per il reato di truffa e ac-cesso abusivo ad un sistema informatico e telematico. “
Così, in una nota, la Questura di Perugia.


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