(ASI) Spoleto. Dopo l'anteprima ad Expo 15, il Consorzio Bonificazione Umbra e ANBI Umbria in collaborazione con il Comune di Spoleto organizzano il convegno-dibattito sul tema Wildlife Economy: un libro verde, un progetto economico venerdì 6 novembre 2015 alle ore 16 a Spoleto presso Palazzo Leti Sansi, Via Arco di Druso, 37.
Nel corso dell'iniziativa il professor Antonio Boggia (Università degli Studi di Perugia) introdurrà il volume di Bernardino Ragni, Wildlife Economy. Nuovo Paleolitico (Aracne ed., giugno 2015). Seguirà l'illustrazione del Progetto "Wildlife Economy Montagna Spoletana” (WEMS) elaborato dallo stesso Bernardino Ragni, esperto di biologia ambientale, quale proposta applicativa del saggio di cui è autore.
"Wildlife Economy alias Nuovo Paleolitico alias Paleolitico 2.0 - spiega Ragni - è una Filosofia-Progetto che letteralmente significa 'economia basata su quella parte di fauna selvatica tecnicamente gestibile, analogamente a quanto Homo sapiens faceva prima che inventasse l’agricoltura, in chiave moderna sostenibile', applicabile in Umbria, in Italia e i qualsiasi altro luogo del Pianeta con terra, erba, alberi”.
Al convegno-dibattito interverranno Giuliano Nalli (Presidente del Consorzio Bonificazione Umbra e Presidente di ANBI Umbria), Fabrizio Cardarelli (Sindaco Comune di Spoleto), Vincenza Campagnani (Assessore Ambiente Comune di Spoleto).
I lavori saranno coordinati da Candia Marcucci, direttore CBU e ANBI-Umbria.
Sono invitati a partecipare i sindaci della Valle Umbria Sud, i sindaci della Media Valnerina, Associazioni agricoltori, Associazioni venatorie, Associazioni ambientaliste, Associazione Amici di Spoleto, Fondazione Antonini, Fondazione CaRiSpo, Banca Popolare di Spoleto, Casse dell'Umbria, Lions Club, Rotary, Fidapa, Con Spoleto, Confcommercio, Confartigianato, Confesercenti, Confindustria, Ordine Agronomi, Stakeholder.
WILDLIFE ECONOMY / IL NUOVO PALEOLITICO / PALEOLITICO 2.0
Per una economia sostenibile, "buona" per l'attuale realtà italiana, nonché europea e qualsiasi altro luogo del Pianeta dove sia rimasta terra, erba, alberi.
Ancora oggi la gran parte del territorio nazionale è caratterizzata da spazi dove si pratica o si praticava attività agronomica (agri-coltura, zoo-coltura, selvi-coltura). A partire dagli Anni Sessanta dello scorso secolo, porzioni sempre più vaste di territorio rurale risultano abbandonate, sia per un progressivo cambiamento del modello socio-culturale della popolazione, sia, sempre più marcatamente, perché il costo complessivo finale dei prodotti non risulta convenientemente inferiore al loro prezzo di vendita, imposto dal mercato.
Bisogna chiedersi se gli spazi rurali non più agronomicamente utilizzati da tempi variamente lunghi e continui, siano da considerarsi effettivamente “improduttivi” quindi incapaci di fornire alimento, reddito e occupazione primari.
Ecologi e ambientalisti affermano che lo spazio rurale non agronomicamente utilizzato fornisce comunque “servizi ecosistemici” tra i quali uno dei più sbandierati è la tutela della “biodiversità”. Questi due termini, tuttavia, alla prova dei fatti, non sono facilmente e direttamente collegabili alla fornitura di reddito e occupazione per il gestore degli anzidetti spazi rurali.
Obiettivo strategico della WE (Wildlife Economy): trarre beni e servizi, reddito e occupazione, dall’uso sostenibile delle popolazioni di fauna selvatica naturale (wildlife) viventi negli spazi rurali.
Questa proposta si basa sulla constatazione che la fauna selvatica è un prodotto della terra; tale prodotto è spontaneo, non coltivato o allevato direttamente dall’uomo, tuttavia non meno connesso alla terra di un allevamento di bovini, di suini, di polli; la terra produce vegetali dei quali si nutrono animali selvatici ed altri animali selvatici si nutrono dei precedenti; così come la terra produce le leguminose e le graminacee che l’uomo coltiva per alimentare bovini, suini e polli, dei quali si nutre.
Cinghiale, Cervo, Capriolo, Daino, Camoscio, Stambecco, Muflone, Istrice, Lepre, Fagiano, Starna, Pernici, Colombaccio, Beccaccia, Anatre, Oche e molte altre specie, sono wildlife degli ambienti naturali, seminaturali, coltivati d’Italia, capaci di produrre costantemente e spontaneamente biomassa animale di prima qualità, biologica sensu stricto, senza alcun intervento, diretto o indiretto, da parte di Homo sapiens.
Nel Paleolitico “Uomo sapiente” ha utilizzato appieno e lungamente le risorse naturali viventi, in particolare la fauna selvatica, così come si propone nel presente Progetto. L’aggettivo “Nuovo” ne testimonia, tuttavia, l’approccio modernamente tecnico, scientifico e sostenibile.
L’uso economico della fauna selvatica non si arresta alla fase primaria di produzione alimentare ad altissima qualità nutrizionale e organolettica, ma prosegue e si espande alle attività: venatoria, naturalistica, culturale, scientifica, didattica, educativa, formativa, ricreativa, hobbistica, turistica, trofeistica, oggettistica, dei pellami, et cetera. Tutti usi che, opportunamente organizzati e programmati, sono reciprocamente compatibili e capaci, anch’essi, di generare reddito e occupazione.
Da ultimo, ma non ultimo: il NP (Nuovo Paleolitico) non deve essere considerato antagonista o concorrente dell’attività agronomica, bensì: complementare e/o integrativo e/o succedaneo; inoltre la terra investita dal NP conserva e accresce le sue potenzialità per l’uso agronomico.
(Documento presentato al Tavolo Tematico Agroalimentare di EXPO15, Milano, 06 Maggio 2014)
Bernardino Ragni