Carpe e tinche3 novembre 15Ultimo atto della Provincia di Perugia in questo settore. Natali: “Serve continuità per un'attività fortemente integrata nel territorio”
(ASI) Magione, – Centomila avannotti di carpa e tinca per ripopolare il lago Trasimeno. E' solo il primo “contingente” di una serie, proveniente dal Centro ittiogenico di Sant'Arcangelo di Magione e destinato a finire all'interno delle acque del bacino lacustre umbro.

Ad effettuare la prima “semina” di stagione questa mattina è stato il personale dell'impianto di riproduzione, coadiuvato da alcuni pescatori della Cooperativa del Trasimeno. Al termine delle immissioni, ovvero a fine mese, secondo le stime del responsabile del Centro ittiogenico, l'ittiologo della Provincia di Perugia Mauro Natali, saranno almeno 200.000 i piccoli capi di carpe e tra i 700 e gli 800.000 quelli di tinca che andranno a rimpinguare la risorsa del quarto lago d'Italia. Un quantitativo significativo per l'economia ittica locale che negli ultimi anni sta conoscendo una nuova promettente stagione. La tinca, specie autoctona per eccellenza insieme al luccio italico, e la carpa, specie subautoctona, introdotta duemila anni fa dai romani e presente al Trasimeno da circa tre secoli, sono tra le tipologie di pesce maggiormente prelevate e immesse sul commercio dai pescatori della zona. Diversamente dalle altre, come il latterino o il persico reale, capaci di riprodursi a sufficienza da soli, carpa e tinca, come anche il luccio, per conservarsi hanno bisogno del supporto dell'uomo. E così queste sono le tre specie che da decenni vengono riprodotte ed allevate presso l'impianto di Sant'Arcangelo per poi essere immesse, a tempo debito, nel lago. In autunno tocca a carpa e tinca, ad aprile al luccio. Vale la pena ricordare che quello umbro è l'unico centro italiano a produrre luccio italico in purezza. Gli avannotti che vengono seminati in questo periodo sono nati tra maggio e giugno. La loro taglia è di 9-12 centimetri per la carpa e di 4-6 centimetri per la tinca. Con le operazioni di ripopolamento autunnale si chiude il ciclo di attività annuale del Centro ittiogenico. Da qui al prossimo febbraio il personale sarà impegnato esclusivamente nei lavori di manutenzione delle strutture e delle vasche, attività altrettanto importanti, in quando servono ad adeguare l'impianto ad accogliere la prossima stagione riproduttiva. Ma è proprio il futuro a destare qualche preoccupazione e interrogativo tra gli addetti ai lavori. Del resto con gli attuali rilasci di carpe e tinche si conclude l'esperienza dell'Amministrazione provinciale di Perugia in questo settore. Da dicembre le funzioni saranno trasferite in capo alla Regione. Un passaggio vissuto con un certo timore. “Ci auguriamo – dichiara Natali – che siano previste le risorse necessarie per mandare avanti un'attività fortemente integrata con la pesca professionale, la quale oggi conosce orizzonti nuovi. E' importante fare squadra, poiché il Centro ha senso se esiste la pesca professionale e viceversa. E per Centro ittiogenico non intendo solo attività di acquacoltura, ma anche monitoraggio ambientale e ricerca scientifica”. Gli ha eco l'amministratore delegato della Cooperativa pescatori, nonché coordinatore regionale di Federcoopesca-Confcooperative Valter Sembolini: “Con una lettera – rivela – abbiamo già espresso alla Regione il nostro interesse a prendere in gestione questo impianto, ipotizzando una partecipazione pubblico-privata. Ci siamo già mossi per individuare eventuali strumenti con cui attingere a risorse pubbliche. Inoltre ci siamo rivolti al Centro italiano ricerche e studi per la pesca della Federcoopesca per ottenere consulenza e una sua partecipazione attiva a questo progetto”.

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