cel. notte di natale nella cattedrale di perugia gremita di fedeliIl cardinale arcivescovo Gualtiero Bassetti: «Il Natale e il Giubileo siano occasione di riconciliazione, di riscoperta dell’umana solidarietà e della condivisione!»

(ASI) Perugia. «In questa Notte Santa il mio pensiero va ai 700 e più bambini che sono morti nel 2015 nell’attraversata del nostro mare. Ho voluto ricordare queste creature con una barca di carta posta accanto alla Sacra Famiglia del presepe allestito fuori della nostra cattedrale, che i loro coetanei del Campo profughi di Lampedusa hanno voluto donarmi quanto li ho visitati il 22 settembre scorso. Andate a vederla, contiene i disegni di questi bimbi: ci sono i loro sogni, la casa lontana, il sole d’Africa, il ricordo dei loro cari inghiottiti dal mare». Così il cardinale arcivescovo Gualtiero Bassetti durante l’omelia della celebrazione eucaristica della Notte di Natale in una gremita cattedrale di San Lorenzo in Perugia.

Il presule ha posto al centro del suo messaggio augurale alla comunità diocesana proprio i bambini, i protagonisti per eccellenza del Natale, in particolare quelli che soffrono a causa di povertà umane e materiali, perché più di tutti nei loro volti si incarna il volto del Bambinello della grotta di Betlemme, venuto al mondo Povero tra i poveri. Per questo il cardinale ha voluto mettere la barca di carta dei bambini eritrei giunti a Lampedusa all’inizio della scorsa estate nel “grande presepe di piazza”, realizzato dai ragazzi della Caritas, offerto alla città di Perugia come simbolo di pace e di richiamo per tutti, cristiani e non cristiani, a riflettere su una delle più gravi tragedie umane del nostro tempo.

Non a caso il porporato ha esordito nell’omelia dicendo: «Davanti a questo Natale, così affascinante per il dono di Dio, e così drammatico, per le sofferenze degli uomini, c’è il rischio di perdere il senso dello stupore e della meraviglia. Con tante tragedie che da mesi occupano le cronache dei giornali, di fronte ad ingiustizie enormi che da ogni parte vengono perpetrate, davanti ai drammi che si verificano anche in seno alle famiglie, che dovrebbero essere il simbolo dell’amore di Dio sulla terra, noi rischiamo di non riuscire più ad apprezzare la bellezza profonda dell’esistenza e il profumo del Natale. Ed anche per quanto riguarda la fede e la nostra vita spirituale, siamo spesso come soffocati dall’abitudine e non riusciamo più a vedere la novità che il Natale ci porta. Qualcuno potrebbe pensare: è un bel copione che si ripete tutti gli anni. Ma Dio non si ripete mai! Se noi riuscissimo a scoprire la novità di ogni Natale, potremmo davvero gustare il senso profondo della fede e della vita. Perciò vorrei dirvi: fermatevi un momento, inteso interiormente, e contemplate ciò che a Natale hanno visto gli angeli e i pastori, un bambino nel presepio, ciò che hanno provato Giuseppe e Maria: la gioia grande di avere fra le proprie braccia il Dio bambino».

C’è posto per Gesù nella nostra vita, nella nostra società, nella nostra città di Perugia?

«Il Bambino di Betlemme nasce per tutti e porta con sé una speranza consolidata che non delude – ha proseguito il cardinale –. Il Natale ci ricorda che il bene è possibile. E così, diventa possibile, a chi l’accoglie, di piantare semi di giustizia, di pace, di perdono, di amore! “Perché il Verbo si è fatto carne ed è venuto ad abitare fra noi. E a quanti lo hanno accolto ha dato il potere di diventare figli di Dio!”. Noi siamo impazienti perché vorremmo che Dio cambiasse la nostra povera vita, mentre Lui è venuto a condividerla. È venuto a rivelarci la sua paternità: proprio quello che ci mancava. Questa è la bellezza del Natale: sapere di essere amati da un Padre. Il Verbo si è fatto carne, dice il Vangelo. Ma noi siamo capaci di riconoscerlo? Siamo capaci di accoglierlo? C’è posto per Lui, che viene a salvarci, nella nostra vita, nella nostra società? Nella nostra città di Perugia? Eppure si è fatto uno di noi per rivelarci che il Padre ci ama! Noi non siamo dimenticati da Dio, non siamo emarginati; non siamo un semplice numero fra miliardi di altri uomini. Tu sei amato personalmente, singolarmente come fossi unico davanti al tuo Dio. “Ogni bimbo che nasce – dice il grande poeta Tagore – porta la buona notizia che Dio non si è ancora stancato degli uomini”. Il Bambino che oggi è nato ci ricorda che siamo amati da Dio, di un amore grande e gratuito, che il Natale, per tutti voi che mi ascoltate, non può restare solo un fatto tradizionale, ma deve diventare un fatto vitale e causa di un cambiamento profondo».

E’ il Natale del Giubileo della Misericordia.

«Quest’anno abbiamo un motivo in più per rallegraci – ha evidenziato l’arcivescovo –, perché questo è il Natale del Giubileo della Misericordia: il tempo propizio per ripensare al valore della nostra vita e di quella degli altri. Io ho ancora davanti ai miei occhi le migliaia di persone che hanno attraversato la Porta Santa della nostra cattedrale il giorno della sua apertura. Il Signore ci ha toccato il cuore attraversando la Porta della Misericordia. Entrando per essa gli uomini e le donne di buona volontà possono fare l’esperienza salvifica dell’incontro con il Signore. Uscendo da essa, tutti noi possiamo vedere “le miserie del mondo e le ferite di tanti fratelli e sorelle privati della loro dignità”: i profughi sfruttati da aguzzini di vite umane, tanti giovani dell’attuale generazione che rischiano di invecchiare senza aver avuto la possibilità di lavorare (il 40% di loro sono disoccupati), le vittime innocenti delle stragi e le follie della guerra... Si esce, Fratelli, dalla Porta Santa, per andare incontro al loro grido di aiuto: “Quello che avrete fatto al più piccolo di costoro l’avete fatto a me...”, ci dice il Bambino di Betlemme, che ha preso la nostra carne. Ha detto papa Francesco quando ha aperto la Porta Santa della Carità dell’Ostello “Don Luigi Di Liegro” della Caritas di Roma: “è inutile aprire tutte le Porte Sante del mondo se la porta del nostro cuore è chiusa all’amore, se le nostre mani sono chiuse al donare, se le nostre case sono chiuse all’ospitare e se le nostre chiese sono chiuse all’accogliere”».

Il Natale e il Giubileo siano occasione di riconciliazione!

«Possa il Giubileo insegnarci che vi è una naturalezza ineliminabile nella misericordia – ha auspicato il cardinale, avviandosi alla conclusione –; il bisogno di darla e riceverla è insito nel cuore e nella natura, a immagine e somiglianza di Dio. Una vera provocazione per l’uomo contemporaneo che non vuole chiedere perdono a nessuno e neppure essere perdonato. La festa di Natale e il tempo del Giubileo siano occasione di riconciliazione! Tempo di speranza per la vita delle persone, delle famiglie e della comunità! Sia il tempo del pensare fecondo, della liberazione dalle tante schiavitù che ci opprimono! Sia occasione di riscoperta dell’umana solidarietà e della condivisione! Sia occasione per ciascuno di sperimentare la grazia del Signore, l’ora buona della vita, per trasfigurarci nel volto luminoso del Dio fatto uomo!».

Un segno di una Chiesa viva...

La celebrazione della Notte di Natale in San Lorenzo si è conclusa con la deposizione dei Bambinelli da parte del cardinale Bassetti sia nel presepe interno che in quello esterno alla cattedrale. Il porporato ha augurato a tutti un sereno Santo Natale, in particolare alle famiglie in cui è nato un bambino e alle coppie che si sono sposate nel 2015, rivolgendo la sua benedizione particolare a quanti soffrono perché malati, carcerati, emarginati, in difficoltà, senza lavoro... Ha rivolto anche un caloroso saluto ai 21 attuali seminaristi perugini, tutti presenti in San Lorenzo, annunciando che il prossimo 7 gennaio entrerà un altro giovane della nostra comunità diocesana in Seminario. Anche questo è un dono del Natale ed è segno di una Chiesa viva.

card bassetti accanto alla barca dei bambini eritrei profughi posta nel presepe esterno alla cattedrale


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